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Bolzaneto, il lager dimenticato
di Enrica Bartesaghi *
di Enrica Bartesaghi *
Lunedì 13 Maggio 2013
"Nei giorni scorsi si sono tenute
a Roma le udienze in Corte di Cassazione per l’atto finale dei
fatti accaduti nella Caserma di Genova Bolzaneto a luglio del 2001 in
occasione del G8. La sentenza è stata posticipata al 14 giugno.
Per
chi se ne fosse dimenticato, stiamo parlando di oltre 250 parti
offese e di 44 condannati (molti dei quali già prescritti), tra
poliziotti, carabinieri, medici ed infermieri, guardie penitenziarie.
Per chi se ne fosse dimenticato parliamo di torture che i detenuti,
fermati, molti dei quali provenienti dalla “macelleria messicana”
della scuola Diaz, altri rastrellati nelle strade e negli ospedali,
hanno dovuto subire.
Non possiamo in realtà parlare di tortura in
Italia perché il nostro codice penale non prevede tale reato,
nonostante i numerosi impegni sottoscritti in ambito internazionale
in tal senso. Decine di governi di centro, destra e sinistra si sono
succeduti in questi anni, mai nessuno che avesse avuto il tempo o
l’opportunità di introdurre questo reato. Perché la tortura
riguarda altri paesi, lontani, mai il nostro.
Parliamo allora di
trattamenti inumani e degradanti ai quali sono stati sottoposti oltre
250 cittadini, italiani e stranieri.
Parliamo di percosse, gas
urticanti su ferite, minacce di stupro e di morte, perquisizioni
indecenti, piercing strappati, dita divaricate, persone costrette ad
abbaiare come cani, costrette a cantare canzoni fasciste, ad
inneggiare al duce, a Pinochet, senza alcuna possibilità di
contattare i propri familiari, i legali o le ambasciate ed i
consolati per gli stranieri. Persone lasciate senza cibo, acqua,
senza poter dormire, costrette in piedi con le braccia alzate per ore
e ore. Desaparecidos, in balia dei peggiori rappresentanti dello
Stato Italiano, nel frattempo nessuno sospeso, alcuni promossi.
Ma,
poiché in Italia non esiste il reato di tortura, la maggior parte
dei reati risulta prescritta, anche grazie all’indulto del quale
hanno tutti usufruito.
Mi sarei aspettata, in questi giorni a Roma,
alla corte di Cassazione, la presenza delle associazioni, dei
sindacati, dei partiti che sostennero le manifestazioni contro il G8
nel luglio del 2001 a Genova. La presenza dei comitati, delle
associazioni che da tempo si battono per l’introduzione del reato
di tortura in Italia.
La presenza dei giornalisti, dei media, che
un anno fa hanno seguito la sentenza di Cassazione per la Diaz. Ma,
evidentemente per la stampa, per i media, non contano il numero delle
vittime di tortura o il numero dei condannati. Non conta l’enormità
del delitto. Contano di più i nomi degli imputati, eccellenti o non.
Questa è la stampa bellezza.
Ho trovato nelle aule di Cassazione,
il vuoto più assoluto.
Nessuna presenza, nessun commento sulla
stampa.
Non mi ha stupito l’assenza di gran parte delle parti
civili perché l’effetto, il risultato della tortura applicata a
Bolzaneto è proprio questo: incutere terrore. Come i torturatori
dissero in quei giorni a Bolzaneto: “nessuno sa che siete qui,
possiamo fare di voi quello che vogliamo, zecche comuniste” e
l’hanno fatto. E il terrore, la paura continuano anche dopo 12
anni. Perché se nessuna Istituzione ci ha tutelato allora, anzi, ha
permesso l’indicibile, perché dovrebbero tutelarci ora?
Nel
frattempo due parti civili sono decedute. Non avranno mai giustizia,
non vedranno mai riconosciuta la loro ragione, perché, fino al terzo
grado, in Italia, nessuno è colpevole. E’ per loro che mi sono
decisa a scrivere questo comunicato, dopo anni di inutili comunicati
per denunciare le atrocità commesse dai rappresentanti dello Stato
italiano a Genova nel luglio del 2001. Nel frattempo nulla è
cambiato: non sappiamo nulla dei provvedimenti disciplinari a carico
dei condannati per la Diaz, non sapremo mai se ne verranno presi a
carico dei condannati per Bolzaneto. Nel frattempo poliziotti, medici
ed infermieri condannati per Bolzaneto continuano a svolgere le loro
consuete attività. Di torturatori?
Se qualche cittadino/a,
associazione o altri, avrà nel frattempo un sussulto di democrazia e
di vero impegno per l’introduzione del reato di tortura in Italia,
l’appuntamento è per il 14 giugno alla Corte di Cassazione a Roma.
Perché essere lasciati soli è la peggiore condanna per le vittime
della tortura."
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità
e Giustizia per Genova
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