L'appello "Per un movimento politico anticapitalista e libertario" ha
raccolto l'adesione di molti compagni. Il cinema di Bologna era pieno.
I
promotori hanno rimarcato che l'iniziativa nazionale cadeva nello
stesso giorno dell'assemblea PD e della manifestazione di SEL a Roma,
due partiti del "compromesso con l’attuale governo autoritario
dell’economia e della società" e l'iniziativa bolognese è volta a
dimostrare la sua identità alternativa ("distinti e distanti"). Di
fronte al fallimento della sinistra elettoralista e l'attacco della
Troika sempre più pesante portato avanti dai governi nazionali sempre
più autoritari, l'intento di unire le lotte e dargli una rappresentanza
politica, di uscire dalla frammentazione delle forze politiche,
sindacali e sociali che hanno lottato contro i vari governi dei padroni
succedutesi in questi anni è decisamente nobile, alto, ma.... dai
promotori è stata affrontata senza "coraggio", perchè la "politica" del
neonato movimento dell'assemblea dell'11 maggio si è tradotta in una
piattaforma vertenziale, riformista ma nello stesso tempo illusoria nel
contesto attuale, che parte dalla rivendicazione dell'uscita dall'UE
alla riduzione d'orario a parità di salario, reddito di cittadinanza,
sicurezza sul lavoro, scuola e sanità, beni comuni in mano pubblica,
intervento pubblico sull'economia, uniti alla lotta al patriarcato, al
diritto di cittadinanza agli immigrati, la patrimoniale, assieme alla
lotta contro la guerra e al ritorno al proporzionale, alla lotta contro
la repressione.
Un programma che per la sua attuazione richiede
oggi un rovesciamento rivoluzionario dei governi della borghesia
imperialista, lo scontro reale con lo Stato borghese, che richiede se si
affrontano con serieta la costruzione degli strumenti per la
rivoluzione, il Partito, il fronte unito, la forza combattente.
L´assemblea
di Bologna non ha toccato questi problemi. Senza di questo La
Rivoluzione tanto evocata dall'assemblea resta purtroppo solo una frase,
che nei fatti lascia i movimenti allo stadio in cui si trovano già.
La
composizione della presidenza dei promotori e´ stata espressione di
una raccolta di forze politiche, sociali, sindacali che, non intendendo
affatto mettere in discussione la linea finora seguita dalle proprie
organizzazioni finendosi per unirsi facilmente intorno ad una
piattaforma sociale dettata dal solito inconsistente parolaio
massimalista Cremaschi. Per non parlare delle lotte delle donne,
rappresentate in questa assemblea
da Imma Barbarossa della Libera
Università delle Donne e dal forum donne della cgil, cioè dalle
"egregie signore" del femminismo piccolo borghese istituzionale avverse
alle istanze delle espressioni piu` radicali del movimento femminista e
delle donne proletarie.
Cremaschi dice che le mobilitazioni non
bastano, che è necessaria l'autonomia dei movimenti, che bisogna
combattere il grillismo, ma tutto si riduce a una generica piattaforma
rivendicativa.
L'assemblea di Bologna cerca ora di darsi forme
organizzative di assai improbabile consistenza e utilita` Senza
affrontare i nodi del Partito e del sindacato di classe tutto diventa il
solito opportunismo da "il movimento è tutto, il fine è nulla"!
un compagno di proletari comunisti presente all`assemblea
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