martedì 14 maggio 2013

pc 14 maggio: Roma, la ricetta del M5S? “Chiudere il Valle e armare i vigili urbani”


“Roma non ha bisogno di uno sceriffo”. Il Teatro Valle risponde a De Vito (M5S)





Marcello De Vito, candidato M5S al Campidoglio, promette di rivoluzionare la città: “Stop al cemento, mobilità sostenibile, servizi pubblici locali, ripristino del decoro urbano sono punti centrali del programma”. Ma anche lotta all’abusivismo e ripristino della legalità. Il Teatro Valle è avvertito…

Nelle priorità del vostro programma c’è la lotta all’abusivismo, individua nei venditori ambulanti un serio problema per Roma?

Ha presente quelli che vendono l’ombrello per strada alle prime gocce di pioggia? Sottraggono il 30 per cento di fatturato ai commercianti. Le strade del centro sono piene di bancarelle abusive che vanno tolte. Dall’altro lato dobbiamo limitare lo strapotere dei centri commerciali che stando aperti la domenica fanno concorrenza sleale. Teniamo a cuore gli interessi dei negozianti e al decoro urbano.

Ma come ipotizza gli sgomberi delle bancarelle? Dando più poteri alle forze dell’ordine?

Certamente, ci vuole più presenza degli agenti sul territorio. La polizia municipale, ad esempio, è sottodimensionata – ci vorrebbero 8500 unità e invece sono 6500 – e senza l’adeguata strumentazione.


Martedì 14 Maggio 2013

“Roma non ha bisogno di uno sceriffo”. Il Teatro Valle risponde a De Vito (M5S)


di  Teatro Valle Occupato
   
da Contropiano.org


La cultura è capacità di esercitare senso critico. Siamo convinti che l'ignoranza produca qualunquismo e dunque derive autoritarie. Che cosa intendiamo quando parliamo di legalità, di partecipazione, di cultura?


Vogliamo rispondere alle dichiarazioni di Marcello De Vito – candidato sindaco del Movimento 5 Stelle – invitando a una discussione più seria.

1. Che cosa intendiamo quando parliamo di legalità?

Ciò che è legale e ciò che è legittimo non sempre coincidono: questo è particolarmente vero per chi pratica la disobbedienza civile e il dissenso per conquistare e difendere diritti fondamentali per tutte/i.

Un reato di mafia vale quanto violare un divieto a manifestare? Corrompere e dissipare le risorse pubbliche per profitti personali equivale a bloccare la costruzione di un'opera inutile e dannosa come la Tav?

I palazzinari che speculano col cemento lo fanno nella legalità dei piani regolatori, chi occupa case sfitte è denunciato e processato.

Nel 1938 la discriminazione razziale divenne legge: chi decise di resistere non si fece intimorire dalla legalità formale.

Senza un'idea di giustizia sociale, ogni richiamo alla legalità non è che repressione e apologia dell'ordine.

2. Cosa intendiamo quando parliamo di partecipazione?

Di uno o cento click su internet? Ci chiediamo se bastino 1000 voti online a legittimare un candidato, se questo sia il metodo migliore per costruire proposte politiche convincenti. In un contesto politico così impoverito, anche la qualità dei candidati si abbassa miserevolmente, come dimostrano le uscite poco felici di De Vito.

Perché prima di esprimersi non si è informato e non è venuto di persona? Può venire a qualsiasi ora: il teatro da quando è occupato è sempre aperto e sempre attivo. Per tutto il mese di maggio ci saranno ottomila bambini a vedere il Rigoletto, con un progetto definanziato dall'amministrazione Alemanno e che senza il Valle sarebbe scomparso. Qualche giorno fa, 120 violoncellisti da tutta Italia si sono dati appuntamento al Valle col maestro Sollima per creare un'orchestra mai immaginata prima. Le assemblee della Costituente dei beni comuni sono organizzate e attraversate da centinaia di persone. Questa è partecipazione reale, fatta di corpi vivi, di cuori che si emozionano, bocche che parlano in assemblee: il Teatro Valle è una città aperta, un'agorà fisica.

3. Che cosa intendiamo quando parliamo di cultura?

Sulle linee di programma culturale presentate da De Vito c'è, purtroppo, poco da dire. Una capitale europea avrà bisogno di ben altri progetti e intelligenza oltre il decoro e la pedonalizzazione. Analfabetismo di ritorno, il sistema dei teatri e dello spettacolo dal vivo massacrato da anni di tagli e privo di una legge di sistema, l'industria cinematografica ridotta al lastrico, l'assenza di welfare e di riconoscimento per artisti e operatori culturali, le biblioteche che scompaiono ogni giorno e l'editoria in crisi strutturale; e ancora musei a rischio, carenza di spazi di produzione e circuitazione, gestione clientelare delle istituzioni culturali. Questi alcuni dei nodi da affrontare, che richiedono progetti e strategie serie.

Se il programma culturale è imbarazzante per superficialità e approssimazione, i toni utilizzati da De Vito sono esplicitamente razzisti e xenofobi: non esita a scagliarsi contro la comunità rom e i migranti che vendono ombrelli per strada, come se fossero loro il problema di Roma e non essi stessi cittadini a cui dare risposte.

Roma è e la desideriamo multietnica. Non ha bisogno di uno sceriffo ma di persone competenti che sostengano i diritti per tutte/i e i beni comuni e capaci di incarnare percorsi collettivi e solidali.

Invitiamo tutti gli operatori culturali, coloro che credono che la cultura e il pensiero siano il motore di un cambiamento radicale e tutti coloro che amano Roma a non votare il candidato del M5S.

Esercitiamo il nostro diritto a non sentirci rappresentati.


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