Basterebbe questa vignetta ben riuscita
a dimostrare quanto gli economisti borghesi più che capire di
economia, sono, come diceva Marx, gli ideologi del capitale, e,
quindi, devono fare di tutto, ammonticchiando miliardi di parole, per
cercare di salvare la faccia del sistema dei loro padroni.
Quando qualcuno di loro ci prova a dire
qualcosa di più sensato, al massimo, per i suoi colleghi, diventa,
come si dice in questo articolo, il “dottor Sventura”.
In questo caso si tratta di Nouriel
Roubini che come riporta un articolo di Affari&Finanza di ieri,
mette in guardia sulla prossima “bolla” finanziaria che, dice,
scoppierà tra due anni. E aggiunge che “Per il momento le
politiche espansive della Fed e di altri paesi contribuiscano alla
crescita, ma anche la bolla cresce di dimensioni e diventa quindi più
pericolosa”.
Negli Stati Uniti infatti, non solo la
banca centrale immette sul mercato 85 miliardi di dollari al mese, ma
anche “gli investitori esteri hanno aumentato del 6,5 per cento la
loro presenza negli States, la cui somma totale è raddoppiata dal
2005 e sfiora ormai i 15mila miliardi di dollari del Pil degli Usa. E
anche i ceti americani più ricchi hanno partecipato con entusiasmo
al revival borsistico.” Uno dei (soliti) risultati è che i
guadagni di questi ricchi in Borsa “hanno visto allargarsi
ulteriormente la forbice dell'ineguaglianza tra loro e i ceti medi.”
“...come mai – si chiede allora
Roubini- la cavalcata di Wall Street non si è ancora tradotta, come
accadeva nel passato, in una maggiore fiducia dei consumatori e in
una accresciuta propensione alla spesa, che sarebbe a sua volta
un'accelerazione all'economia?”
La cosiddetta ripresa quindi non è che
il vecchio metodo di “drogare l'economia”, come dicono gli
specialisti, sia negli USA che in Giappone e Cina, nel tentativo
disperato di “uscire dalla crisi”.
Ma già nel Manifesto del Partito
Comunista di Marx ed Engels viene data la risposta: “Come supera le
crisi la borghesia? Da una parte con l'annientamento coatto di una
massa di forze produttive; dall'altra conquistando nuovi mercati e
sfruttando più a fondo quelli vecchi. In che modo, insomma?
Provocando crisi più generalizzate e più violente e riducendo i
mezzi necessari a prevenirle.”
Le “bolle” per l'economia
capitalistica sono come quelle delle malattie infettive, e cioè i
fenomeni di superficie che mostrano i segni di ciò che c'è in
profondità: nel caso del capitale si tratta di un vero e proprio
inferno per la stragrande maggioranza del genere umano.
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