L'imprenditore agricolo chiede danni per gli scioperi, il giudice si riserva di decidere
I braccianti dell'azienda agricola Lazzaro e il presidio
permanente di Castelnuovo sono tornati a protestare davanti al tribunale
dove è in corso la vertenza civile intentata dagli imprenditori che
chiedono un risarcimento danni di oltre un milione e mezzo di euro
CRONACA – Ventisei persone, braccianti e attivisti del
movimento Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia sono chiamati a
risarcire oltre 1,5 milioni di euro agli ex datori di lavoro. Ieri il giudice avrebbe dovuto esprimersi ma si è
riservato di comunicare a breve la decisione su un eventuale rinvio a giudizio alle parti.
Da un lato ci sono i braccianti dell'azienda Lazzaro di Castelnuovo Scrivia che nel 2012 scesero in strada per protestare contro le condizioni di lavoro a cui erano sottoposti e per chiedere il salario
dovuto. Dall'altra gli imprenditori che, nel frattempo, hanno patteggiato la pena per maltrattamenti e violazione delle norme sull'immigrazione. Ora gli stessi ritengono che quello sciopero e protesta prolungati, recarono un danno morale e materiale alla loro azienda. Non è l'unica causa che i Lazzaro hanno intentato ai braccianti. Ce ne è una anche per diffamazione, per la diffusione di un video documentario relativo alle condizioni di lavoro ed una terza per occupazione di proprietà (sempre durante il presidio)
“Sotto processo in realtà ci sono il diritto di sciopero e di lotta, sotto attacco i lavoratori, i diritti di tutte e di tutti, l'esistenza del sindacato”, dicono gli attivisti del presidio che ieri hanno manifestato davanti al tribunale di Alessandria. “Anche gli altri processi cui siamo sottoposti, da quelli a carico di attivisti che hanno diffuso il videodocumentario "Schiavi mai!" con le interviste a lavoratrici e lavoratori, ad altri con mille accuse pesanti a lavoratori e membri del Presidio, sono un segno allarmante che conferma come questa piccola realtà autorganizzata e assolutamente indipendente da partiti e sindacati, una piccola comunità nata nei mesi della rivolta bracciantile e poi allargatasi ad altri lavoratori di aziende agricole della zona e a famiglie sotto sfratto, abbia squarciato il velo dell'omertà e creato un precedente per cui donne ed uomini al lavoro nei campi della bassa Valle Scrivia hanno iniziato a parlare, mostrando che anche qui lo sfruttamento non è caso di un' azienda ma è un vero e proprio sistema. E' questo che non ci perdonano ed è per questo che rompere il silenzio è importante: schiavi mai!”
Da un lato ci sono i braccianti dell'azienda Lazzaro di Castelnuovo Scrivia che nel 2012 scesero in strada per protestare contro le condizioni di lavoro a cui erano sottoposti e per chiedere il salario
dovuto. Dall'altra gli imprenditori che, nel frattempo, hanno patteggiato la pena per maltrattamenti e violazione delle norme sull'immigrazione. Ora gli stessi ritengono che quello sciopero e protesta prolungati, recarono un danno morale e materiale alla loro azienda. Non è l'unica causa che i Lazzaro hanno intentato ai braccianti. Ce ne è una anche per diffamazione, per la diffusione di un video documentario relativo alle condizioni di lavoro ed una terza per occupazione di proprietà (sempre durante il presidio)
“Sotto processo in realtà ci sono il diritto di sciopero e di lotta, sotto attacco i lavoratori, i diritti di tutte e di tutti, l'esistenza del sindacato”, dicono gli attivisti del presidio che ieri hanno manifestato davanti al tribunale di Alessandria. “Anche gli altri processi cui siamo sottoposti, da quelli a carico di attivisti che hanno diffuso il videodocumentario "Schiavi mai!" con le interviste a lavoratrici e lavoratori, ad altri con mille accuse pesanti a lavoratori e membri del Presidio, sono un segno allarmante che conferma come questa piccola realtà autorganizzata e assolutamente indipendente da partiti e sindacati, una piccola comunità nata nei mesi della rivolta bracciantile e poi allargatasi ad altri lavoratori di aziende agricole della zona e a famiglie sotto sfratto, abbia squarciato il velo dell'omertà e creato un precedente per cui donne ed uomini al lavoro nei campi della bassa Valle Scrivia hanno iniziato a parlare, mostrando che anche qui lo sfruttamento non è caso di un' azienda ma è un vero e proprio sistema. E' questo che non ci perdonano ed è per questo che rompere il silenzio è importante: schiavi mai!”
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