domenica 19 maggio 2019

pc 19 maggio - Per Salvini prima delle masse popolari vengono i padroni delle armi, la Nato e gli F35 da sostenere con più spesa militare per gli interessi dell'imperialismo italiano

Ora l'amico di Putin, in vista delle elezioni, cerca di accreditarsi negli ambienti della Difesa e della Nato.

da proletari comunisti n°4
"I governi imperialisti europei ... in realtà trattano di acquisti di armi e di tentativi mal riusciti di ritagliarsi uno spazio autonomo all’interno della Nato per evitare di accettare, ora divisi ora tutti insieme, i suoi diktat imposti dall’imperialismo americano"


formiche
Il viceministro: "Il disarmo sarebbe un suicidio economico, e poi il settore difesa è strategico per i prossimi cinquant'anni. Un Paese disarmato è un Paese occupato e occupabile; noi abbiamo una diversa posizione su questo rispetto al Movimento 5 Stelle"
Se fino ad ora la Lega era rimasta in silenzio di fronte alle indecisioni del Movimento 5 Stelle nell’ambito della Difesa e della nostra posizione all’interno della Nato, ora il vice premier Matteo Salvini (complice il rush finale in vista del voto) si è espresso a difesa del programma di caccia di quinta generazione F-35, sull’Alleanza Atlantica e sulla necessità di investire nel comparto. “Siamo lealmente fedeli all’Alleanza atlantica, che qualcuno mette in discussione ma noi no – ha spiegato il leader della Lega, riferendosi senza citarli agli alleati di governo – qualcuno mette
in discussione anche gli F35 noi no”. Salvini non si è risparmiato neppure sulle spese per i programmi militari: “Quanto al disarmo, non è utile, sarebbe un suicidio economico, e poi il settore difesa è strategico per i prossimi cinquant’anni. Un Paese disarmato è un Paese occupato e occupabile; noi abbiamo una diversa posizione su questo rispetto al Movimento 5 stelle” ha detto ai giornalisti a Milano a margine del Forum di LaPresse. Le parole del ministro dell’Interno, alla luce dei recenti attriti con la collega Trenta, arrivano in un momento quanto mai delicato e non possono che aver suscitato irritazione a Palazzo Baracchini.

DATI SIPRI, LA SPESA ITALIANA PER DIFESA SCENDE
Lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) ha rilasciato il suo report annuale sulle spese militari mondiali, stilando una graduatoria degli Stati e disegnando una mappa quanto più completa di questo fenomeno. I dati parlano chiaro, nel 2018 si sono spesi globalmente 1.822 miliardi di dollari per la difesa, ovvero il 2,6% in più rispetto all’anno precedente. In questo contesto, dove si posiziona l’Italia in questa speciale classifica? Il nostro Paese guadagna due posizioni, passando dalla tredicesima all’undicesima. Tuttavia, è bene precisare come questa posizione non sia dovuta all’aumento della spesa italiana, che anzi scende dagli oltre 29 miliardi del 2017 ai 27,8 del 2018 (l’1,3% del Pil), ma al contrario determinato dalla riduzione del budget militare di Brasile e Australia. Tra l’altro, stando alle ricerche del Sipri, il rapporto sul Prodotto interno lordo italiano e la spesa per la difesa si attestava all’1,5%. Ora la scivolata non promette bene, soprattutto rispetto all’impegno Nato a spendere il 2% entro il 2024, tra l’altro con dei riferimenti ben diversi nei conti dell’Alleanza atlantica, per cui l’Italia sta all’1,15%. Infine è bene notare come la riduzione del budget nazionale sia stato costante nell’ultimo decennio, con una discesa pari al 14% dal 2009.

TENSIONI TRENTA-SALVINI
I due ministri si sono trovati spesso in disaccordo su numerose questioni di ordine pubblico e, in particolare, sul ruolo delle Forze armate. Gli episodi sono diversi e hanno avuto inizio a seguito delle celebrazioni del 25 aprile a Viterbo, dopo che l’abbandono della cerimonia da parte del generale Riccò aveva causato l’apertura di un’inchiesta interna. In quell’occasione, le provocazioni tra i titolari dei due dicasteri erano proseguite sui social media. Successivamente, in seguito a una notizia infondata di un intervento della Marina di soccorso di alcuni pescherecci italiani nelle acque libiche, il ministro della Difesa aveva scritto un tweet di complimenti, eliminato poche ore più tardi, scatenando ulteriori provocazioni e polemiche dal Viminale. Anche le operazioni che la Nave Cigala Fulgosi ha svolto nelle acque libiche sono state accompagnate da forti tensioni. Infatti il salvataggio di 36 migranti ad opera della Marina italiana aveva accresciuto i dissensi tra il ministro degli Interni e il ministro della Difesa. Nemmeno la sfilata militare che si è tenuta a Milano è riuscita a rimanere fuori dalle polemiche, con il ministro Trenta che ha punzecchiato il collega leghista per aver indossato il berretto degli Alpini.

 COME SI MUOVE LA LEGA PER L’EXPORT MILITARE
“Cari amici pentastellati, un nostro atteggiamento rinunciatario nel mercato mondiale dei materiali d’armamento non assicura la pace, perché si può combattere anche con i machete che negli anni Novanta fecero mezzo milione di morti nella regione africana dei Grandi Laghi”. È il messaggio che Roberto Paolo Ferrari, componente Lega della Commissione Difesa della Camera e primo firmatario della proposta di legge per l’istituzione di una Cabina di regia per l’industria della Difesa a Palazzo Chigi, manda (attraverso formiche.net) al Movimento 5 stelle. Queste dichiarazioni sono state rilasciate pochi giorni dopo che a Palazzo Madama il senatore grillino Gianluca Ferrara ha chiesto un’interrogazione per sospendere (cosa per la verità già avvenuta) la vendita di armi a Paesi come l’Arabia Saudita. E la risposta degli alleati di governo è contenuta nella proposta (già da tempo auspicata) di creare un supporto strutturato all’export della Difesa. Un meccanismo assente in Italia per ora e che penalizza non poco il nostro Paese rispetto ai competitor stranieri come gran Bretagna, Francia e Usa (solo per citarne alcuni). “La nostra proposta non allenta in alcun modo la severa disciplina che impedisce all’Italia di vendere armi a Stati che intendano servirsene in modo inappropriato – ci spiega Ferrari – il Movimento 5 stelle questa cosa l’aveva compresa. Poi ha fatto un mezzo passo indietro. Noi speriamo che ci ripensino”.

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