- 09 Maggio 2019
I lavoratori del tessile in Etiopia, che producono per marchi come
H&M, Gap, Calvin Klein e Tommy Hilfiger, sono i meno pagati al
mondo, guadagnando solo 26 dollari (23 euro) al mese, pari a meno di un
terzo dei 95 dollari (84 euro) corrisposti ai loro colleghi di
Bangladesh e Myanmar.
È quanto emerge da una ricerca del Center Stern for Business and Human Rights, dell'Università di New York, intitolata "Made in Etiopia: le sfide della nuova frontiera dell'industria dell'abbigliamento".
La ricerca è stata condotta ad Hawassa, uno dei cinque parchi industriali inaugurati dal governo a partire dal 2014 per incentivare gli investimenti stranieri.
Sono circa 25.000 i lavoratori impiegati ad Hawassa, secondo quanto precisato dalla ricerca, "in un settore in fase nascente che il governo prevede garantirà miliardi di dollari di vendite". Ma per gli studiosi l'auspicio di Addis Abeba di passare dagli attuali 145 milioni di dollari di export a circa 30 miliardi di dollari l'anno appaiono "irrealistici", a fronte di salari bassi che comportano scarsa produttività, scioperi regolari e alti tassi di scontro.
È quanto emerge da una ricerca del Center Stern for Business and Human Rights, dell'Università di New York, intitolata "Made in Etiopia: le sfide della nuova frontiera dell'industria dell'abbigliamento".
La ricerca è stata condotta ad Hawassa, uno dei cinque parchi industriali inaugurati dal governo a partire dal 2014 per incentivare gli investimenti stranieri.
Sono circa 25.000 i lavoratori impiegati ad Hawassa, secondo quanto precisato dalla ricerca, "in un settore in fase nascente che il governo prevede garantirà miliardi di dollari di vendite". Ma per gli studiosi l'auspicio di Addis Abeba di passare dagli attuali 145 milioni di dollari di export a circa 30 miliardi di dollari l'anno appaiono "irrealistici", a fronte di salari bassi che comportano scarsa produttività, scioperi regolari e alti tassi di scontro.
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