martedì 21 maggio 2019

pc 21 maggio - Amianto, colpo di spugna in Cassazione: «Tutti prescritti i dirigenti delle aziende»

Grave sentenza mobilitazione dentro e fuori i processi

Rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio

La procura pronta a chiudere le inchieste sui manager accusati della contaminazione degli ambienti di lavoro e delle morti

Genova - Una sentenza della Corte di Cassazione potrebbe cancellare con un tratto di penna lo sforzo con cui la Procura di Genova ha riaperto, a distanza di anni, i procedimenti giudiziari su oltre 250 morti d’amianto. Secondo la Suprema Corte, chiamata a decidere sulle vittime di mesotelioma avvenute presso gli stabilimenti di Pirelli di Torino, «il reo» (in questo caso ex manager imputati per la contaminazione e la morte di ex dipendenti esposti all’amianto) ha diritto a essere giudicato con la legge più favorevole (principio garantito dalla Costituzione). E, dunque, anche a beneficiare della prescrizione più favorevole.
Nel caso delle morti causate dal contagio da fibra tossica - avvenuto presumibilmente in gran parte fra gli anni Settanta, Ottanta e inizio Novanta - le norme approvate nel tempo hanno raddoppiato la prescrizione dei reati, portandola per queste morti colpose da sette anni e mezzo a quindici. L’applicazione della versione più garantista - necessaria secondo i giudici perché non è possibile «individuare il momento esatto in cui si è consumato il delitto» - avrebbe come effetto l’archiviazione di (quasi) tutte le indagini in corso. Fascicoli in cui sono indagate decine di persone, tutte o quasi in pensione: ex consoli della Compagnia Unica del porto; una decina di ex dirigenti dell’Ilva-Italsider, diversi ex manager di Ansaldo, e sei ex amministratori della raffineria Sanac; mentre altri procedimenti riguardano realtà coinvolte marginalmente in questo tipo di morti, tra cui figura anche l’ospedale pediatrico Gaslini.

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