Grave sentenza mobilitazione dentro e fuori i processi
Rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
La procura pronta a chiudere le inchieste sui manager
accusati della contaminazione degli ambienti di lavoro e delle morti
Genova -
Una sentenza della Corte di Cassazione
potrebbe cancellare con un tratto di penna lo sforzo con cui la Procura
di Genova ha riaperto, a distanza di anni, i procedimenti giudiziari su
oltre 250 morti d’amianto. Secondo la Suprema Corte, chiamata a
decidere sulle vittime di mesotelioma avvenute presso gli stabilimenti
di Pirelli di Torino, «il reo» (in questo caso ex manager imputati per
la contaminazione e la morte di ex dipendenti esposti all’amianto) ha
diritto a essere giudicato con la legge più favorevole (principio
garantito dalla Costituzione). E, dunque, anche a beneficiare della
prescrizione più favorevole.
Nel caso delle morti causate dal contagio da fibra tossica - avvenuto presumibilmente in gran parte fra gli anni Settanta, Ottanta e inizio Novanta - le norme approvate nel tempo hanno raddoppiato la prescrizione dei reati, portandola per queste morti colpose da sette anni e mezzo a quindici. L’applicazione della versione più garantista - necessaria secondo i giudici perché non è possibile «individuare il momento esatto in cui si è consumato il delitto» - avrebbe come effetto l’archiviazione di (quasi) tutte le indagini in corso. Fascicoli in cui sono indagate decine di persone, tutte o quasi in pensione: ex consoli della Compagnia Unica del porto; una decina di ex dirigenti dell’Ilva-Italsider, diversi ex manager di Ansaldo, e sei ex amministratori della raffineria Sanac; mentre altri procedimenti riguardano realtà coinvolte marginalmente in questo tipo di morti, tra cui figura anche l’ospedale pediatrico Gaslini.
Nel caso delle morti causate dal contagio da fibra tossica - avvenuto presumibilmente in gran parte fra gli anni Settanta, Ottanta e inizio Novanta - le norme approvate nel tempo hanno raddoppiato la prescrizione dei reati, portandola per queste morti colpose da sette anni e mezzo a quindici. L’applicazione della versione più garantista - necessaria secondo i giudici perché non è possibile «individuare il momento esatto in cui si è consumato il delitto» - avrebbe come effetto l’archiviazione di (quasi) tutte le indagini in corso. Fascicoli in cui sono indagate decine di persone, tutte o quasi in pensione: ex consoli della Compagnia Unica del porto; una decina di ex dirigenti dell’Ilva-Italsider, diversi ex manager di Ansaldo, e sei ex amministratori della raffineria Sanac; mentre altri procedimenti riguardano realtà coinvolte marginalmente in questo tipo di morti, tra cui figura anche l’ospedale pediatrico Gaslini.
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