Siamo
noi a costruire le bombe che dilaniano donne e bambini, noi a violare
la nostra stessa Costituzione, ancora noi coinvolti in una nuova crisi
che produrrà orde di profughi
L’Italia sta in mezzo alle guerre del Golfo ma se ne accorge soltanto adesso che
è attraccata una nave saudita a Genova con un carico di armi. Ogni
giorno l’aviazione comandata dal principe assassino Mohammed bin Salman,
il mandante dell’omicidio del
giornalista Jamal Khashoggi, scarica ordigni italiani su bersagli inermi. Codice A4447: è il numero inciso sulle bombe italiane, da 500 a 2mila libbre sganciate dai sauditi sullo Yemen e prodotte in Sardegna dalla tedesca Rwm. Siamo già complici, consapevoli e informati delle stragi dei civili compiute da Riad con l’assenso della comunità internazionale. Anzi ci guadagniamo pure.
giornalista Jamal Khashoggi, scarica ordigni italiani su bersagli inermi. Codice A4447: è il numero inciso sulle bombe italiane, da 500 a 2mila libbre sganciate dai sauditi sullo Yemen e prodotte in Sardegna dalla tedesca Rwm. Siamo già complici, consapevoli e informati delle stragi dei civili compiute da Riad con l’assenso della comunità internazionale. Anzi ci guadagniamo pure.
Mare, sole e bombe
Non possiamo dire di non sapere. Persino il pubblico della Rai lo sa, visto che la tv di stato ha trasmesso già tempo fa il documentario “Doppia Ipocrisia” incentrato sulla fabbrica italiana di armi RWM a Domusnova, Sardegna, filiale della tedesca a Rheinmetall (“il metallo del Reno”), uno dei colossi tedeschi nella produzione di armamenti. Lo stesso vale per la crisi dell’Iran. In caso di guerra saranno infatti coinvolte le basi americane in Sicilia a Sigonella e Niscemi, oltre che al Nord, come già accaduto più volte negli ultimi trent’anni di conflitti. Proprio per questo il governo italiano dovrebbe convocare l’ambasciatore americano per consultazioni. Trump, dopo avere mosso le truppe nel Golfo, ha minacciato di cancellare l’Iran: vogliamo forse un’altra guerra?
“Vi ordiniamo di non accordarvi con la Cina”
L’ambasciatore
Usa Lewis Eisenberg, prima della firma dell’accordo con la Cina sulla
Via della Seta, ha fatto irruzione nel nostro ministero degli Esteri
chiedendo con toni arroganti che non firmassimo l’intesa con Pechino. Il
nostro è stato l’unico Paese del G-7 a
sottoscrivere questo accordo ma l’Italia, tra i principali Paesi
europei, è quello che ha il minore interscambio con Pechino: cinque
volte meno della Germania, la metà di Francia e Gran Bretagna. Ora, di
fronte alla tracotanza americana, dovremmo subito chiedere
all’ambasciatore Usa se gli Stati Uniti intendono portare un altro
conflitto alle porte di casa nostra e magari chiederci pure le basi
militari. Dopo quando accaduto con la Libia sembra il minimo. E’ quasi
ovvio che i nostri politici non lo faranno ma se fossimo un uno stato
sovrano – cosa che non siamo a dispetto dei sovranisti di casa nostra – dovremmo rendere chiaro che le nostre basi non sono disponibili per i seguenti motivi.
Quella Carta continuamente violata
Recita la nostra Costituzione: all’articolo 11: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali”. Inoltre: 2) abbiamo aderito a un trattato internazionale con l’Iran sul nucleare sotto l’egida dell’Onu e della Ue, 3) con lo stesso Iran abbiamo firmato accordi economici bilaterali per 27 miliardi di euro fatti saltare dalle sanzioni Usa, 4) dopo la guerra di Libia si profila un altro conflitto portatore di destabilizzazione in una vasta area, dal Medio Oriente al Mediterraneo, e probabili ondate di profughi. Può bastare?
* da Tiscali News
Nessun commento:
Posta un commento