Il prete, noto fascista e razzista, don Luigi Larizza di Taranto si é aggiudicato con la sua associazione 'Giovanni Paolo II' la gestione dello sprar con 1milione e 200mila euro!
L'aggiudicazione deve essere subito revocata!
Una provocazione alla vigilia della manifestazione antirazzista, contro il decreto sicurezza di domani.
SLAI COBAS per il sindacato di classe - Taranto
Quotidiano di Puglia
Da
sparare ai migranti ad accoglierli il passo non è affatto breve, ma
qualcuno è riuscito a passare da una parte all'altra della barricata. Si
tratta di don Luigi Larizza, parroco del Sacro Cuore di Taranto e
presidente della cooperativa «Giovanni Paolo II». Sacerdote notoriamente
vicino all'estrema destra tarantina e soprattutto grande nemico dei
migranti.
Non solo. Larizza è diventato talvolta anche il simbolo a
livello nazionale di quella parte della Chiesa che osteggia
l'accoglienza anche difendendo e sostenendo il ministro dell'Interno
Matteo Salvini. Eppure, questa volta è un evento di segno opposto a
portare ancora una volta don Luigi al centro dell'attenzione migranti.
Qualcosa
deve essere cambiato nel parroco di via Dante se proprio lui è sceso in
campo per gestire l'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
Già perché la Giovanni Paolo II si è aggiudicata il bando da 1 milione e
200mila euro per gestire lo Sprar e cioè i servizi di «accoglienza,
integrazione, e
tutela rivolti ai titolari di protezione internazionale e
di richiedi protezione internazionale o già titolari di un permesso
umanitario».
Una storia che sembra incredibile visto che, come
detto, proprio don Luigi è balzato più volte alle cronache anche
nazionali per le sue idee in netta contrapposizione a quelle professate
da Papa Francesco e dallo stesso vescovo di Taranto Filippo Santoro. Un
cambio epocale per l'unico sacerdote che aveva accusato spesso persino i
suoi confratelli di aver accolto immigrati perché attratti dal denaro. E
anche agli ospiti dei centri non aveva risparmiato accuse e insulti.
Stupratori, assassini e nemici del cristianesimo: nei suoi post sul
social network facebook don Luigi non ha mai utilizzato toni pacati,
anzi. Profondamente vicino, come detto, all'estrema destra ionica fu al
centro delle polemiche nell'aprile 2016 per la celebrazione di una messa
in suffragio di Benito Mussolini. La celebrazione era in programma il
18 aprile, giorno nel quale si ricorda il discorso del 1934 in cui
Mussolini inneggiò alle opere costruite in Italia. Un'iniziativa che
campeggiava sui manifesti funebri in tutta la città di Taranto e
organizzata da «i missini di terra ionica», nostalgici del Movimento
sociale italiano, in ricordo del Duce e di Giovanni Gentile.
Una
vicenda talmente clamorosa da costringere l'arcivescovo, monsignor
Filippo Santoro, a intervenire: prima la Curia fece sapere che la messa
era stata richiesta per «Benito e Giovanni» senza specificare i cognomi e
quindi l'identità dei defunti; poi annunciò che la messa in suffragio
sarebbe stata rimandata e celebrata in modo privato e senza tutta questa
pubblicità.
La posizione ufficiale della Chiesa tarantina fu
molto chiara: una messa in suffragio non si nega a nessuno, tanto meno
ai peccatori. Ma siccome la questione aveva travalicato lo spirito
cristiano e la messa rischiava di connotarsi solo di valori ideologici,
si decise per il rinvio momentaneo.
Ma come ha fatto la
cooperativa Giovanni Paolo II ad aggiudicarsi l'appalto in un settore di
cui non aveva, per quanto noto, esperienza? Don Luigi Larizza, infatti,
si è sempre occupato di recupero di tossicodipendenti: le sue comunità
nel territorio tarantino non hanno mai avuto nulla a che fare con il
fenomeno delle migrazioni e dell'accoglienza. Ora a don Luigi e ai soci
della cooperativa, però, toccherà accogliere e gestire i servizi dopo
aver sbaragliato i concorrenti.
Alla proposta del Comune, infatti,
avevano risposto l'associazione «Salam Ong», la «MediHospes», la
«Indaco Service» e un raggruppamento temporaneo di imprese composto dal
consorzio «Aretè» e dal consorzio «Gruppo luoghi comuni». Tutte, a
eccezione della Giovanni Paolo II, sono state escluse dalla commissione
giudicatrice in fase di selezione. La cooperativa di don Luigi Larizza,
quindi, è rimasta l'unica in gara e così la commissione guidata dal
dirigente Francesca De Francesco ha chiuso la gara con l'aggiudicazione
definitiva.
Una decisione destinata a sollevare un vespaio di
polemiche, soprattutto tra le associazioni che si occupano da tempo di
accoglienza. Sorprese di vedere ora questo appalto in mano a chi aveva
sempre criticato questo sistema quale fonte di business a favore
dell'invasione.
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