Dal report dell'assemblea di venerdì e l'intervento dello Slai cobas sc.
Un'assemblea molto partecipata, a conferma di come, a Taranto come in tutta Italia, si avverta e cresca la necessità di dar vita a un movimento che si opponga in tutte le forme al razzismo di Stato del governo fascio-populista.a partire dal far cadere il decreto sicurezza targato Salvini.
Gli organizzatori hanno voluto dare in primo luogo risalto all'importanza che pezzi di istituzioni locali stiano sfidando il Ministero e siano scesi in campo contro una legge apertamente incostituzionale, ponendosi anche il proposito di indicare percorsi di disobbedienza e procedure amministrative praticabili per ostacolare su alcuni aspetti gli effetti immediati del Decreto Sicurezza, ora diventato legge.
Welcome Taranto, ha ricordato brevemente i fatti degli ultimi giorni, dall'odissea dei profughi sulla Sea-Watch 3 all'iniziativa dei sindaci, che chiamano tutti a mobilitarsi.
Il rappresentante dell'Ass.Babele ha illustrato puntualmente il disegno politico retrostante il decreto e la politica del governo sull'immigrazione: 1) Trasformare l'emigrazione, che è sempre stato un fenomeno naturale in tutto il corso della storia dell'umanità, da fatto sociale e emergenza di ordine pubblico, per creare e giustificare un'emergenza "clandestini" che in realtà non c'è mai stata in questo paese; 2) restringere e soffocare le esperienze di integrazione per favorire quelle di gestione in emergenza. Abrogando il sistema degli SPRAR, si punta a concentrare i richiedenti asilo in strutture chiuse, dove di fatto sono reclusi, senza alcun servizio di integrazione e formazione, senza possibilità di trovare un lavoro regolare; 3) Il decreto sicurezza, nel complesso dei suoi articoli, è una dichiarazione di "guerra ai poveri", che colpisce per primi gli immigrati ma anche chi occupa per bisogno, chi si organizza per lottare.
Dario Bellucci, dell'ASGI (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) ha illustrato i punti di palese illegittimità del provvedimento, segnalando anche la continuità che esiste coi provvedimenti e circolari del precedente ministro Minniti e l'infame accordo con la Libia del governo Gentiloni. In particolare, è stato spiegato che la patente incostituzionalità di alcuni articoli non è frutto di ignoranza o imperizia legislativa ma riflette la precisa volontà di andare a una rottura costituzionale.
Gli amministratori locali intervenuti hanno testimoniato come la presenza di SPRAR nei loro territori non solo non ha prodotto alcun problema, ma sono stati stati fattore di arricchimento culturale e umano per le loro comunità, e che la "gente" ha risposto dando esempi di solidarietà, non di paura e odio.
I diversi interventi successivi delle associazioni e organizzazioni hanno posto poi l'accento sui vari aspetti della battaglia antirazzista da fare e le diverse forme di opposizione da sostenere, ma hanno anche chiarito che non è accettabile nessuna nostalgia per le politiche del precedente governo o indulgenza per le forze che lo hanno appoggiato, se non riconoscono che oggi Salvini segue rozzamente fino alle estreme conseguenze la stessa strada che già Minniti aveva aperto e percorso.
Nel nostro intervento dello Slai cobas sc abbiamo segnalato la natura politica del governo fascio-populista SALVINI-DI MAIO e che il tentativo di rottura costituzionale che i giuristi denunciano va chiaramente definito per quello che è: punta di lancia di un piano di trasformazione fascista delle istituzioni, di eversione dall'alto della democrazia per imporre un regime "modernamente" fascista.
Perciò serve una nuova resistenza che punti a rovesciare questo governo, non solo un movimento di opinione e di disobbedienza amministrativa per neutralizzare le sue politiche razziste. Una nuova resistenza che unisca tutti, che metta insieme la resistenza istituzionale di sindaci amministratori, la mobilitazione militante delle masse colpite dal decreto e dal governo ma anche la mobilitazione in prima persona degli immigrati.
Questi vanno visti non come la parte debole da proteggere, difendere e aiutare, ma come un soggetto attivo che, quando organizzato e unito, ha già dimostrato coraggio e capacità di lottare e ottenere risultati - Taranto è stato un esempio di questo, la lotta dei migranti del Bel Sit da noi organizzata ha portato tutti ad avere la residenza e i documenti di identità - dalle lotte dei lavoratori della logistica a quelle dei braccianti nelle campagne di Foggia e S.Ferdinando Calabria, fino a quelle per le condizioni di vita e diritti nei centri di accoglienza.
Per tutto questo ci serve una Rete Antirazzista che si dia continuità di azione e mobilitazione, che abbia il coraggio di sfidare sulle piazze il governo senza lasciarsi intimidire dall'humus razzista che pure è presente tra settori delle masse, in particolare tra sottoproletari e piccola borghesia impoverita dalla crisi.
Una rete che contrattacchi e risponda ad ogni aggressione ed episodio di razzismo. Le contestazioni che stanno seguendo Salvini in ogni occasione in cui si presenti a fare propaganda (ma già prima quelle contro Renzi cui quasi tutti qui abbiamo preso parte) sono un esempio da seguire, senza badare all'odio che vomitano i social networks.
Una rete che mostri come il nemico comune, nostro e degli immigrati, è un sistema capitalista e imperialista che nella sua crisi produce guerre e fuga dalle guerre, peggiora la vita e nega i diritti di proletari e masse popolari
Una battaglia lunga, per cui occorre darsi organizzazione, usare tutti gli alleati disponibili e le forme di lotta necessarie.
Con questo spirito e linea parteciperemo alla manifestazione di sabato 19 gennaio a Taranto, perchè sia passaggio di un percorso da combattere in prima persona, non solo momento di pressione verso altri e più "influenti" interlocutori.
Un'assemblea molto partecipata, a conferma di come, a Taranto come in tutta Italia, si avverta e cresca la necessità di dar vita a un movimento che si opponga in tutte le forme al razzismo di Stato del governo fascio-populista.a partire dal far cadere il decreto sicurezza targato Salvini.
Gli organizzatori hanno voluto dare in primo luogo risalto all'importanza che pezzi di istituzioni locali stiano sfidando il Ministero e siano scesi in campo contro una legge apertamente incostituzionale, ponendosi anche il proposito di indicare percorsi di disobbedienza e procedure amministrative praticabili per ostacolare su alcuni aspetti gli effetti immediati del Decreto Sicurezza, ora diventato legge.
Welcome Taranto, ha ricordato brevemente i fatti degli ultimi giorni, dall'odissea dei profughi sulla Sea-Watch 3 all'iniziativa dei sindaci, che chiamano tutti a mobilitarsi.
Il rappresentante dell'Ass.Babele ha illustrato puntualmente il disegno politico retrostante il decreto e la politica del governo sull'immigrazione: 1) Trasformare l'emigrazione, che è sempre stato un fenomeno naturale in tutto il corso della storia dell'umanità, da fatto sociale e emergenza di ordine pubblico, per creare e giustificare un'emergenza "clandestini" che in realtà non c'è mai stata in questo paese; 2) restringere e soffocare le esperienze di integrazione per favorire quelle di gestione in emergenza. Abrogando il sistema degli SPRAR, si punta a concentrare i richiedenti asilo in strutture chiuse, dove di fatto sono reclusi, senza alcun servizio di integrazione e formazione, senza possibilità di trovare un lavoro regolare; 3) Il decreto sicurezza, nel complesso dei suoi articoli, è una dichiarazione di "guerra ai poveri", che colpisce per primi gli immigrati ma anche chi occupa per bisogno, chi si organizza per lottare.
Dario Bellucci, dell'ASGI (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) ha illustrato i punti di palese illegittimità del provvedimento, segnalando anche la continuità che esiste coi provvedimenti e circolari del precedente ministro Minniti e l'infame accordo con la Libia del governo Gentiloni. In particolare, è stato spiegato che la patente incostituzionalità di alcuni articoli non è frutto di ignoranza o imperizia legislativa ma riflette la precisa volontà di andare a una rottura costituzionale.
Gli amministratori locali intervenuti hanno testimoniato come la presenza di SPRAR nei loro territori non solo non ha prodotto alcun problema, ma sono stati stati fattore di arricchimento culturale e umano per le loro comunità, e che la "gente" ha risposto dando esempi di solidarietà, non di paura e odio.
I diversi interventi successivi delle associazioni e organizzazioni hanno posto poi l'accento sui vari aspetti della battaglia antirazzista da fare e le diverse forme di opposizione da sostenere, ma hanno anche chiarito che non è accettabile nessuna nostalgia per le politiche del precedente governo o indulgenza per le forze che lo hanno appoggiato, se non riconoscono che oggi Salvini segue rozzamente fino alle estreme conseguenze la stessa strada che già Minniti aveva aperto e percorso.
Nel nostro intervento dello Slai cobas sc abbiamo segnalato la natura politica del governo fascio-populista SALVINI-DI MAIO e che il tentativo di rottura costituzionale che i giuristi denunciano va chiaramente definito per quello che è: punta di lancia di un piano di trasformazione fascista delle istituzioni, di eversione dall'alto della democrazia per imporre un regime "modernamente" fascista.
Perciò serve una nuova resistenza che punti a rovesciare questo governo, non solo un movimento di opinione e di disobbedienza amministrativa per neutralizzare le sue politiche razziste. Una nuova resistenza che unisca tutti, che metta insieme la resistenza istituzionale di sindaci amministratori, la mobilitazione militante delle masse colpite dal decreto e dal governo ma anche la mobilitazione in prima persona degli immigrati.
Questi vanno visti non come la parte debole da proteggere, difendere e aiutare, ma come un soggetto attivo che, quando organizzato e unito, ha già dimostrato coraggio e capacità di lottare e ottenere risultati - Taranto è stato un esempio di questo, la lotta dei migranti del Bel Sit da noi organizzata ha portato tutti ad avere la residenza e i documenti di identità - dalle lotte dei lavoratori della logistica a quelle dei braccianti nelle campagne di Foggia e S.Ferdinando Calabria, fino a quelle per le condizioni di vita e diritti nei centri di accoglienza.
Per tutto questo ci serve una Rete Antirazzista che si dia continuità di azione e mobilitazione, che abbia il coraggio di sfidare sulle piazze il governo senza lasciarsi intimidire dall'humus razzista che pure è presente tra settori delle masse, in particolare tra sottoproletari e piccola borghesia impoverita dalla crisi.
Una rete che contrattacchi e risponda ad ogni aggressione ed episodio di razzismo. Le contestazioni che stanno seguendo Salvini in ogni occasione in cui si presenti a fare propaganda (ma già prima quelle contro Renzi cui quasi tutti qui abbiamo preso parte) sono un esempio da seguire, senza badare all'odio che vomitano i social networks.
Una rete che mostri come il nemico comune, nostro e degli immigrati, è un sistema capitalista e imperialista che nella sua crisi produce guerre e fuga dalle guerre, peggiora la vita e nega i diritti di proletari e masse popolari
Una battaglia lunga, per cui occorre darsi organizzazione, usare tutti gli alleati disponibili e le forme di lotta necessarie.
Con questo spirito e linea parteciperemo alla manifestazione di sabato 19 gennaio a Taranto, perchè sia passaggio di un percorso da combattere in prima persona, non solo momento di pressione verso altri e più "influenti" interlocutori.
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