Tratto da Lamericalatina
Oltre ad altre illegalità, il presidente ha calpestato la legge sulla concessione dell’asilo politico che lui stesso aveva regolamentato
Alla luce delle novità sul Caso Battisti vi proponiamo la traduzione in italiano di un articolo di Laura Capriglione, apparso sul sito brasiliano Jornalistas Livres. Ci sembra interessante perché, fuori dalla retorica istituzionale e mediatica a 360 gradi (da Matteo Salvini a Laura Boldrini) che sta facendo a gara nel massacro mediatico dell’ex militante dei PAC, e fuori dalle importantissime poche voci isolate che ne denunciano la persecuzione politica, mette in evidenza elementi importanti sulla putrefazione etica e politica della sinistra latinoamericana o per lo meno di una delle sue varianti più emblematiche, che per anni è stato presa a modello in tutto il mondo, Italia compresa: il governo del presidente boliviano Evo Morales.
Evo Morales ha consegnato Cesare Battisti come un trofeo per l’estrema destra italiana e brasiliana,
rappresentate da Matteo Salvini, vice-premier italiano, e Jair Bolsonaro, fingendo di non sapere nulla della richiesta di asilo che il militante e scrittore aveva fatto per essere riconosciuto come rifugiato politico il 18 dicembre scorso, e che il Ministro degli Esteri boliviano aveva timbrato come “ricevuta” alle 12:35 del 21 di dicembre.
Evo Morales si è opposto alla linea dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che garantisce ai richiedenti asilo la protezione contro l’estradizione durante tutto il periodo di riconoscimento della condizione di rifugiato (come stabiliscono l’articolo 33 della Convenzione del 1951 e il diritto internazionale consuetudinario). Cioè, la Bolivia di Evo Morales non potrebbe estradare un richiedente asilo (Cesare Battisti) al suo paese di origine fintanto che la sua richiesta di riconoscimento della condizione di rifugiato non fosse ancora stata considerata, incluso nel periodo del ricorso in appello.
Evo Morales ha smentito Evo Morales stesso il quale, nel Palazzo di Governo della città di La Paz, il 19 dicembre del 2012, aveva firmato la Legge numero 251 riguardo alla protezione di persone rifugiate e il Decreto Supremo numero 1440.
Tutto ciò è ancora più grave perché la cattura di Cesare Battisti è avvenuta quando questi aveva già consegnato la sua vita e la sua libertà nelle mani delle autorità boliviane, alle quali aveva formito il suo indirizzo, e si era perfino reso disposto a un incontro con “luogo, data e ora” da stabilirsi. Legalmente e moralmente, le autorità boliviane si erano rese responsabili per la sua vita e la sua libertà fino al giudizio finale della richiesta della condizione di rifugiato. Sono, pertanto, responsabili anche per la sua attuale incarcerazione!
Oltre ad altre illegalità, il presidente ha calpestato la legge sulla concessione dell’asilo politico che lui stesso aveva regolamentato
Alla luce delle novità sul Caso Battisti vi proponiamo la traduzione in italiano di un articolo di Laura Capriglione, apparso sul sito brasiliano Jornalistas Livres. Ci sembra interessante perché, fuori dalla retorica istituzionale e mediatica a 360 gradi (da Matteo Salvini a Laura Boldrini) che sta facendo a gara nel massacro mediatico dell’ex militante dei PAC, e fuori dalle importantissime poche voci isolate che ne denunciano la persecuzione politica, mette in evidenza elementi importanti sulla putrefazione etica e politica della sinistra latinoamericana o per lo meno di una delle sue varianti più emblematiche, che per anni è stato presa a modello in tutto il mondo, Italia compresa: il governo del presidente boliviano Evo Morales.
Evo Morales ha consegnato Cesare Battisti come un trofeo per l’estrema destra italiana e brasiliana,
rappresentate da Matteo Salvini, vice-premier italiano, e Jair Bolsonaro, fingendo di non sapere nulla della richiesta di asilo che il militante e scrittore aveva fatto per essere riconosciuto come rifugiato politico il 18 dicembre scorso, e che il Ministro degli Esteri boliviano aveva timbrato come “ricevuta” alle 12:35 del 21 di dicembre.
Evo Morales si è opposto alla linea dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che garantisce ai richiedenti asilo la protezione contro l’estradizione durante tutto il periodo di riconoscimento della condizione di rifugiato (come stabiliscono l’articolo 33 della Convenzione del 1951 e il diritto internazionale consuetudinario). Cioè, la Bolivia di Evo Morales non potrebbe estradare un richiedente asilo (Cesare Battisti) al suo paese di origine fintanto che la sua richiesta di riconoscimento della condizione di rifugiato non fosse ancora stata considerata, incluso nel periodo del ricorso in appello.
Evo Morales ha smentito Evo Morales stesso il quale, nel Palazzo di Governo della città di La Paz, il 19 dicembre del 2012, aveva firmato la Legge numero 251 riguardo alla protezione di persone rifugiate e il Decreto Supremo numero 1440.
Tutto ciò è ancora più grave perché la cattura di Cesare Battisti è avvenuta quando questi aveva già consegnato la sua vita e la sua libertà nelle mani delle autorità boliviane, alle quali aveva formito il suo indirizzo, e si era perfino reso disposto a un incontro con “luogo, data e ora” da stabilirsi. Legalmente e moralmente, le autorità boliviane si erano rese responsabili per la sua vita e la sua libertà fino al giudizio finale della richiesta della condizione di rifugiato. Sono, pertanto, responsabili anche per la sua attuale incarcerazione!
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