E IL GOVERNO SALVINI/DI MAIO O SI PONE AL SERVIZIO DI QUESTI INTERESSI IMPERIALISTI O NON E' ANCORA QUELLO CHE SERVE AL CAPITALE...
Un articolo uscito domenica scorsa su Sole 24 Ore di Sergio Fabbrini, è significativo di una divergenza/contrasto esistente attualmente tra i capitalisti italiani e il governo fascio-populista Salvini/Di Maio, sul problema degli immigrati - già il titolo è emblematico: "L'economia ha bisogno dei lavoratori immigrati".
Questa divergenza da un lato serve a chiarire l'effettiva situazione, smentendo la politica allarmista/emergenziale di Salvini, di chiusura dei porti sempre e comunque...
"È insensato - scrive infatti il giornalista - che il
Paese si divida su come gestire 49 migranti. Si cerca di polarizzare
l’opinione pubblica che polarizzata non è... occorre riconoscere che non esiste un’emergenza migratoria. Secondo
i dati dell’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu, nel
2018, in Europa gli immigrati arrivati via mare sono stati 115.000,
mentre erano stati 175.000 nel 2017. In Italia, nel 2017 sono
arrivate 120.000 persone, divenute poco più di 23.000 nel 2018.
Secondo gli stessi dati, in Italia c’è una continuità (nel calo)
tra i primi 5 mesi del 2018 (Marco Minniti come ministro degli
Interni) e i successivi 7 mesi (Matteo Salvini come ministro degli
Interni), anche se il calo è stato più accentuato con Minniti che
con Salvini. Il problema italiano non sono gli sbarchi, ma la
presenza di circa 500.000 immigrati non regolarizzati. Di essi si è
persa traccia nella narrativa dell’attuale ministro degli Interni.
Aveva promesso di «inviarli tutti a casa», ma i rimpatri sono
scarsi (oltre che costosi). In media, 20 rimpatri al giorno. Di
questo passo, occorreranno più di 80 anni, al ministro Salvini, per
realizzare la sua promessa elettorale..."
dall'altra, però, l'articolo pone la necessità che il governo, senza le soluzioni becere alla Salvini
che aumentano i problemi di ordine sociale, regolarizzi la condizione dei migranti: "...sui rifugiati interviene il decreto
legge, n. 113 del 4 ottobre 2018, voluto dal ministro Salvini. Tra le
altre cose, esso consente di privare della libertà personale i
richiedenti asilo (considerati a rischio di fuga) collocandoli (in
attesa della risposta alla loro domanda) in Centri di permanenza per
il rimpatrio o in punti di crisi (che dispongono di appena 2.300
posti). È facile immaginare che molti richiedenti asilo non
attenderanno la risposta alla loro domanda, entreranno nel circuito
degli immigrati non regolarizzati... Nonostante sia necessario un maggiore
controllo dei richiedenti asilo (in media, solamente il 40 per cento
delle domande sono giustificate), la soluzione va trovata nel
rafforzamento delle strutture amministrative e di polizia che
processano le domande, oltre che nella richiesta che l’European
Asylum Support Office si trasformi in un’agenzia federale in grado
di agire autonomamente per affrontare le emergenze nazionali. Ma
allora, perché, a Bruxelles, il governo italiano si allea con i
Paesi di Visegrad che sono gli avversari irriducibili di una politica
comune d’asilo?"
Quindi il giornalista arriva al nocciolo:
"...l’immigrazione economica è un’opportunità.
L’immigrazione economica è dovuta non solamente alle esigenze dei
Paesi poveri ma anche a quelle dei Paesi ricchi... Senza immigrati, le economie europee avrebbero difficoltà a
funzionare, ancora di più le avrebbero i sistemi pensionistici
europei. La chiusura all’immigrazione economica crea grandi
difficoltà ai sistemi produttivi, come sta avvenendo in Ungheria.
Tant’è che il Canada, il Giappone e la stessa Germania hanno
avviato politiche di apertura agli immigrati economici.
Anche l’economia
italiana abbisogna di lavoratori immigrati, non solo per attività di
bassa-media qualificazione..."
Come, però, selezionare gli immigrati che servono al capitale?
"Tale immigrazione può essere regolata
attraverso procedure di selezione nei Paesi di origine e corridoi
legali per l’arrivo degli immigrati nei Paesi europei...
Insomma, è vero che
l’immigrazione costituisce una minaccia alle sicurezze e alle
identità dei cittadini dei Paesi di arrivo, ed è altrettanto vero
che una società civile ha il dovere di solidarietà verso persone
che lasciano i propri Paesi per salvarsi la vita. Tra queste due
verità, però, c’è il governo del problema..."
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