Genova Liguria
Finisce il sistema Sprar gestito dai Comuni, stop ad attività e corsi: "Per i migranti taglia integrazione e posti di lavoro"Gli ultimi sono 687. Tanti sono in Liguria i migranti ospitati dalla rete Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, l’accoglienza di secondo livello gestita direttamente dai Comuni: tra due anni e mezzo, la loro esperienza di integrazione sarà solo un ricordo.
Seicentottantasette persone ospitate dai Comuni, tra loro
57 minori: il frutto di un lavoro di tessitura paziente con i sindaci del
territorio, un percorso di integrazione vera, strutturata, fatta di lezioni di
italiano, formazione, borse e tirocini.
Ebbene: questa rete, una volta che gli ultimi avranno
concluso il percorso avviato l’anno scorso, verrà spazzata via. Sì, perché in
base al decreto sicurezza e immigrazione, cavallo di battaglia di Matteo
Salvini, approvato al Senato il 6 novembre (il 22 passerà alla Camera), lo Sprar
non verrà più rinnovato.
E questo è solo uno degli aspetti che incombono
sull’accoglienza avviata sul territorio.
La preoccupazione, e l’incertezza, è tanta: perché — spiegano gli addetti ai lavori — «il decreto ammazza l’esperienza Sprar, dopo tanto lavoro e tanta fatica fatta».
La preoccupazione, e l’incertezza, è tanta: perché — spiegano gli addetti ai lavori — «il decreto ammazza l’esperienza Sprar, dopo tanto lavoro e tanta fatica fatta».
Ma le incognite sono numerose: ci sono i tagli, che
porteranno a 20 i 35 euro al giorno a migrante per le associazioni e cooperative
che li accolgono, e si tradurranno — è il ragionamento di chi lavora sul campo —
in una sforbiciata proprio a quei servizi utili all’integrazione: lezioni di
lingua italiana, corsi di formazione, attività sportive. »Una cifra di poco
superiore a quella prevista per un canile — provoca Enrico Costa, presidente di
Ceis Genova — che mette a rischio anche il personale, italiano, formato e
assunto per lavorare nei centri».
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