La Corte di Cassazione ha oggi annullato la condanna ai tre carabinieri per la morte di #RiccardoMagherini perché “il fatto non costituisce reato.”
Nel luglio del 2016 il Tribunale di Firenze aveva condannato i tre carabinieri imputati per omicidio colposo nell’ambito del processo per la morte di Riccardo Magherini, 40enne
fiorentino deceduto nella notte tra il 2 e 3 marzo 2014 durante un arresto in una strada del centro di Firenze.
La notte del 3 marzo 2014, a Firenze, in pieno centro storico, Riccardo, padre di un bimbo di due anni, muore stroncato da un arresto cardiaco mentre tre carabinieri lo tengono bloccato a terra. Come Federico Aldrovandi anche, ‘Richy’ è morto per ‘asfissia posturale’ mentre gridava: “Aiuto! Ho un figlio!”. Ma i segni sul suo corpo raccontano di violente percosse ricevute proprio mentre era immobilizzato, a terra ed a pancia in giù.
“I carabinieri gli tiravano calci e Riccardo urlava di essere un bravo ragazzo, che non aveva fatto niente e che aveva figli mentre due persone incitavano ‘Dagliene ancora’ “. Così il racconto del testimone principale della vicenda di Magherini, Matteo Torretti, che aggiunge ” i militari hanno tirato calci a Riccardo: cinque all’addome e due in faccia”.
Torretti racconta l’azione dei militari: “I carabinieri lo hanno accerchiato, poi portato in ginocchio e buttato a terra, dopodiché gli sono saliti sopra fino ad averlo letteralmente schiacciato”. “Il carabiniere più anziano – continua – era su Magherini schiacciandogli la testa con due mani e teneva un ginocchio sul collo”.
Poi descrive l’atteggiamento di Riccardo: “Agitato, ma non aggressivo. Ha anche liberato le braccia – continua il testimone – poteva colpire qualcuno ma non l’ha fatto”. Quando Torretti suggerisce ai carabinieri di non tirare calci, bensì di chiamare un’ambulanza per sedare Magherini, i militari rispondono dicendogli di “non rompere i coglioni”.
Poi prendono le sue generalità, e alla domanda di Torretti ‘Tutto a posto?’, rispondono: “Se è tutto a posto lo deciderà il maresciallo”. Quando sente arrivare l’ambulanza, Torretti si allontana. Di lì a poco, iniziano le manovre di rianimazione del personale paramedico ma per Riccardo, ormai, non c’è più niente da fare.
Nel luglio del 2016 il Tribunale di Firenze aveva condannato i tre carabinieri imputati per omicidio colposo nell’ambito del processo per la morte di Riccardo Magherini, 40enne
fiorentino deceduto nella notte tra il 2 e 3 marzo 2014 durante un arresto in una strada del centro di Firenze.
La notte del 3 marzo 2014, a Firenze, in pieno centro storico, Riccardo, padre di un bimbo di due anni, muore stroncato da un arresto cardiaco mentre tre carabinieri lo tengono bloccato a terra. Come Federico Aldrovandi anche, ‘Richy’ è morto per ‘asfissia posturale’ mentre gridava: “Aiuto! Ho un figlio!”. Ma i segni sul suo corpo raccontano di violente percosse ricevute proprio mentre era immobilizzato, a terra ed a pancia in giù.
“I carabinieri gli tiravano calci e Riccardo urlava di essere un bravo ragazzo, che non aveva fatto niente e che aveva figli mentre due persone incitavano ‘Dagliene ancora’ “. Così il racconto del testimone principale della vicenda di Magherini, Matteo Torretti, che aggiunge ” i militari hanno tirato calci a Riccardo: cinque all’addome e due in faccia”.
Torretti racconta l’azione dei militari: “I carabinieri lo hanno accerchiato, poi portato in ginocchio e buttato a terra, dopodiché gli sono saliti sopra fino ad averlo letteralmente schiacciato”. “Il carabiniere più anziano – continua – era su Magherini schiacciandogli la testa con due mani e teneva un ginocchio sul collo”.
Poi descrive l’atteggiamento di Riccardo: “Agitato, ma non aggressivo. Ha anche liberato le braccia – continua il testimone – poteva colpire qualcuno ma non l’ha fatto”. Quando Torretti suggerisce ai carabinieri di non tirare calci, bensì di chiamare un’ambulanza per sedare Magherini, i militari rispondono dicendogli di “non rompere i coglioni”.
Poi prendono le sue generalità, e alla domanda di Torretti ‘Tutto a posto?’, rispondono: “Se è tutto a posto lo deciderà il maresciallo”. Quando sente arrivare l’ambulanza, Torretti si allontana. Di lì a poco, iniziano le manovre di rianimazione del personale paramedico ma per Riccardo, ormai, non c’è più niente da fare.
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