La neo presidente della Commissione Diritti Umani del Senato Stefania Pucciarelli, lo scorso 3 ottobre, era stata convocata dal Tribunale di La Spezia “per il reato di cui all’art. 3 c. 1 legge 654/1975” che riguarda coloro che propagandano “idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi e/o per chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”
Contraria a introdurre il reato di tortura, definisce «zecche» i frequentatori dei centri sociali . Nel luglio 2012 commentò con «se uno deve pagare per essersi difeso, è meglio che la mira la prenda per bene» la notizia del risarcimento di 120mila euro a cui era stato condannato un cittadino che aveva sparato a un gruppo di ladri rom; a settembre dello stesso anno scrisse «un bambino deve avere un papà maschio e una mamma femmina, è quello che regola la natura per la riproduzione»; nell’ottobre 2015 condivise il meme «stop gender nelle scuole», convinta che la loro presenza negli istituti potesse influenzare l’orientamento sessuale degli alunni; nel giugno 2017 cliccò “like” a un post razzista sui forni crematori agli stranieri che chiedono un alloggio popolare; quest’estate ha bollato la registrazione dello stato di famiglia di un figlio nato da due padri a Sarzana, sua città natale, scrivendo «non abbiamo paura di dirci cristiani e di difendere la famiglia naturale e tradizionale»; solo alcuni giorni fa ha affermato che «finalmente al campo rom di Castelnuovo Magra sono tornate le ruspe».
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