Il giornalista dice
che per l’imperialismo italiano è “un dovere … che l’Italia voglia avere un
ruolo di primo piano nella crisi libica”, ma… visto che in tanti esponenti di
altri paesi imperialisti hanno rifiutato: “…forse non era necessario cercare un
teatro globale col rischio di avere imbarazzanti rifiuti. Se poi a Palermo non
ci fossero nemmeno alcuni dei diretti interessati libici, il fallimento sarebbe
umiliante.”
E poi conferma quello che tutti sanno e cioè che tra imperialismo
italiano e francese c’è la concorrenza a chi deve mettere di più le mani sulla
Libia: “Stiamo rischiando di essere frettolosi come i francesi che dovrebbero
essere partner e invece sono nostri concorrenti.”
E suggerisce di non avere fretta, come invece hanno fatto i francesi, visto che “noi
cerchiamo una scena, pur sapendo quanto ancora sia il tempo del negoziato intenso
e discreto, lontano dai riflettori.”
"Lontano dai riflettori..." come fa di regola l'Eni...
E in un altro articoletto si precisa cosa verrà a dire “il ministro
degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian” che ha le idee molto chiare: “Sicurezza,
economia e processo politico”, che però ci tiene a smentire le voci di ciò
(anche in questo caso) che tutti sanno: “La Francia smentisce anche le voci
secondo cui Khalifa Haftar, generale della Cirenaica, sia una sorta di sua
pedina in Libia.”
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