sabato 4 agosto 2018

pc 4 agosto - Altre aggressioni razziste ad Agrigento e a Napoli - ancora la denuncia di Baobab

Agrigento, pestato a sangue ballerino di colore italiano.

Lo pestano a sangue e gli dicono: “Sporco negro vai via, torna al tuo paese”, ma vengono denunciati solo per violenza e lesioni personali, senza l’aggravante razziale. La gogna mediatica su Daisy Osakue, l'idegna campagna del fatto quotidiano, che ha rovistato nella vita privata dell'atleta e di suo padre, iniziano a intimidire anche le denunce delle altre aggressioni.

“Sporco negro, torna nel tuo paese. Vattene da qui. Non sei degno di stare con noi“. L’ennesima episodio di violenza a sfondo razziale arriva da Agrigento. La vittima è un ballerino adottato da una famiglia del posto. Il giovane, Davide Mangiapane, 23enne nato a Palermo, è ora ricoverato all’ospedale Civico locale dove ha subito un lungo intervento nel reparto di chirurgia: il pestaggio gli ha infatti procurato la frattura della mandibola, con una prima prognosi di 30 giorni.

DENUNCIA DELLA VITTIMA
I due aggressori, tra cui un minore, sono stati denunciati per violenza e lesioni personali, ma senza l’aggravante razziale. “Mio figlio è ancora sotto choc per
quegli insulti che ha subito durante il pestaggio davanti al pub. La frattura scomposta della mandibola guarirà, almeno spero, seppure con fatica, ma quegli insulti come ‘negro di merda, torna al tuo paese’ non riesce a dimenticarli. Il suo paese è l’Italia”.

DICHIARAZIONI DEL PADRE

 “Oggi, per la prima volta, è riuscito a parlare e a dire le prime parole. E’ stato terribile. Mio figlio non ha alcuna colpa. Si trovava davanti al pub, quando quei due si sono avvicinati e gli hanno fatto cadere a terra il suo cappellino. Lui si è rivolto a loro e ha detto: ‘Vi spiace raccogliere da terra quello che avete fatto cadere?’. E per tutta risposta gli hanno dato un pugno e lo hanno fatto cadere. Da quel momento è iniziato il pestaggio. E ci sono i testimoni che possono confermare tutto”.
RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Il 23enne avrebbe fatto un apprezzamento a una ragazza ed è stato poi colpito al volto dal fidanzato della giovane con un pugno. Ma il padre nega tutto: “Non è affatto così. E’ falsissimo, mio figlio non ha detto proprio niente. Era fuori dal pub quando è stato avvicinato da questi due che lo hanno molestato facendogli cadere il cappellino a terra”. Il papà di Davide ha la data di nascita del figlio tatuata sul braccio: “Lo abbiamo adottato quando aveva appena 40 giorni. Adoro mio figlio e vederlo soffrire mi fa molto male. Lui non aveva mai subito episodi di razzismo, fa il ballerino di zumba, di balli caraibici, è sempre in giro, sempre benvoluto da tutti. Questi sue sono due balordi e basta. Spero che paghino”.


Napoli, immigrato senegalese ferito alla gamba da colpi di pistola: "Non ho mai fatto nulla di male, credo sia stato razzismo"

Un venditore ambulante, Cissè Elhadji Diebel, 22 anni, senegalese in Italia con permesso di soggiorno, è stato ferito a una gamba da due sconosciuti con un colpo di pistola. Il fatto è avvenuto in via Milano, nel quartiere Vasto, non lontano dalla stazione ferroviaria centrale.

"Ho avuto molta paura, una cosa del genere non l'ho mai vista in vita mia". Nel suo letto di ospedale Cissè è ancora scosso e ha la gamba destra completamente fasciata. Il proiettile gli ha trapassato la coscia, ma, dice, "il telefono cellulare mi ha salvato". Mostra un buco sulla tuta, all'altezza dell'inguine. "Hanno sparato tre colpi. Uno è andato a vuoto, uno mi ha colpito la gamba destra e il telefonino mi ha salvato la sinistra". Cissè ribadisce sul trovarsi bene e di vivere facendo l'ambulante in via Bologna, una strada accanto alla stazione Centrale di Napoli.

“Stavo andando a casa, ero fermo con i miei amici quando sono arrivati in due, senza dire nulla e hanno fatto fuoco - racconta - non hanno detto nulla, hanno solo sparato. Penso sia razzismo. Io qui in città e in Italia non ho mai fatto nulla di male. Non so se dopo quello che è successo voglio restare a Napoli. Io ora voglio solo guarire".

Il ragazzo, intorno alle 22 di ieri, si trovava in compagnia di due amici, in strada, quando è si è avvicinato uno scooter con a bordo due persone: secondo quanto riferito dai compagni della vittima i due erano di pelle bianca, e uno di loro ha esploso i colpi di pistola, uno dei quali ha colpito a una gamba Diebel. Sull'episodio indaga la polizia. 

La denuncia di Baobab

Mentre il ministro della famiglia Lorenzo Fontana propone di abrogare la legge Mancino (la norma introdotta nell’ordinamento italiano nel 1993 per sanzionare le discriminazioni razziali, etniche, nazionali e religiose), un gruppo di sedici cittadini e attivisti romani ha deciso di depositare una denuncia alla procura di Roma contro il ministro dell’interno Matteo Salvini, accusandolo di incitamento all’odio razziale.
Il reato per il quale il ministro è citato nella denuncia presentata il 1 agosto alla procura è “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” ed è previsto dall’articolo 604 bis del codice penale che punisce con la reclusione fino a un anno e sei mesi chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sull’odio razziale o etnico o incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici o religiosi.
Lo hanno annunciato il 3 agosto in una conferenza stampa a Roma il portavoce dell’associazione Baobab experience Roberto Viviani, l’avvocato Francesco Romeo e l’attivista cofirmataria della denuncia Paule Jao. L’avvocato Romeo ha chiarito che per compiere il reato di cui il ministro è accusato non è necessario che le affermazioni riportate abbiano ispirato di fatto azioni razziste: per l’avvocato il fatto stesso che Salvini ricopra una carica pubblica inoltre aggrava la sua condotta, perché la sua posizione assicura più diffusione e più visibilità alle sue esternazioni. “Il ministro Salvini ha giurato sulla costituzione italiana che vieta ogni forma di discriminazione”, spiega Romeo.
La denuncia ha preso avvio da un tweet del ministro Salvini dello scorso 12 luglio, nel quale commentava con un “Andate via, andate via, andate via!!!” una sentenza della corte di cassazione. Secondo questa sentenza, frasi come “Che venite a fare qua…” oppure “Dovete andare via…”, rivolte ai migranti sono “chiaramente espressive della volontà che le persone offese e gli altri cittadini extracomunitari presenti ai fatti lascino il territorio italiano a cagione della loro identità razziale”. Per gli attivisti con il suo tweet il ministro ha “delegittimato la sentenza”.



Un clima di ostilità
“Integreremo la querela con altre condotte di Salvini che palesano la continuità di una tecnica di comunicazione oramai consolidata”, ha detto l’avvocato Romeo durante la conferenza stampa. “Mi riferisco solo per fare qualche esempio ad affermazione del ministro dell’interno del 2016 in cui dichiarava che ‘se non si ferma l’invasione, gli italiani saranno costretti a farsi giustizia da sé’ oppure che ‘serve una pulizia di massa strada per strada, anche con le maniere forti’”.

Per gli attivisti e i volontari del Baobab il ruolo istituzionale ricoperto dagli autori delle frasi discriminatorie è un fattore di preoccupazione: “I vicepresidenti del consiglio Luigi Di Maio e Salvini dicono che non siamo di fronte a un’emergenza razzismo in Italia nonostante i molti casi riscontrati nell’ultimo periodo, noi crediamo invece che anche solo un’aggressione ai danni di una persona sia un fatto grave che deve essere denunciato. I rappresentanti politici non dovrebbero scherzare, fare battute o sottovalutare episodi come questi”, afferma Roberto Viviani presidente della Baobab experience di Roma. Come ha spiegato l’avvocato Romeo sarà la procura di Roma a decidere, se dare seguito alla denuncia e aprire un’indagine.
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Nel presidio autogestito dai volontari che sorge alle spalle della stazione Tiburtina di Roma al momento stazionano 250 persone con uno status giuridico molto vario: migranti in transito verso l’Europa del nord, oppure migranti che sono stati rimandati indietro dagli altri paesi europei a causa del regolamento di Dublino e quindi sono fuori dal sistema di accoglienza, migranti che hanno ottenuto la protezione internazionale senza che il percorso di inclusione si sia realizzato e infine migranti irregolari.
“Assistiamo migranti che vengono da numerosi paesi: dal Corno d’Africa all’Africa occidentale fino a paesi asiatici come il Pakistan o l’Afghanistan, hanno status giuridici molto diversi”, spiega Viviani, ma tutti denunciano “un clima di intolleranza e di ostilità che è peggiorato nel corso del tempo e raccontano di discriminazioni di vario tipo: aggressioni verbali sugli autobus, offese per strada”, continua. “Abbiamo deciso di procedere con la via giudiziaria per non stare fermi a guardare e dare un segnale anche politico”, aggiunge.

Sono aumentati gli episodi di razzismo?
A partire dalle notizie di cronaca riportate dai giornali dal 1 giugno 2018 (giorno in cui si è insediato l’esecutivo), il giornalista Luigi Mastrodonato ha disegnato una mappa in cui ha raccolto più di trenta aggressioni razziste. Se fosse confermato il movente razziale per tutti questi episodi, in due mesi ce ne sarebbero state 33 contro le 31 nell’intero 2015 e le 28 del 2016.

Secondo l’organizzazione Lunaria, che ogni anno scrive un rapporto sugli episodi di razzismo in Italia (Cronache di ordinario razzismo), gli episodi documentati dal 1 giugno al 1 agosto sarebbero almeno nove, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel solo 2017 gli episodi violenti a sfondo razzista o discriminatorio sarebbero 557, secondo il rapporto.
Il giornalista Davide Maria De Luca del Post in un lungo articolo ha mostrato che “come in altri grandi paesi europei i crimini d’odio motivati da ragioni etniche, religiose e razziali sono in aumento da anni, anche se le cause di questo incremento sono difficili da stabilire”.
Il problema però, secondo Lillo Monella di Euronews, è “impostare un discorso pubblico ragionato su dei dati ufficiali” perché “manca una banca dati nazionale dei reati d’odio o commessi con l’aggravante della discriminazione razziale”. Nello stesso articolo Monella mostra come i dati ufficiali delle due agenzie governative preposte a questa questione (Unar e Oscad) facciano emergere di fatto un aumento di questo tipo di reati, ma in parte questo aumento si può spiegare con la maggiore consapevolezza che c’è su questo tema e l’aumento delle denunce e degli strumenti di registrazione di questo fenomeno.
“La discrepanza che alcuni hanno notato tra le 2.030 (304 arresti e 840 denunce) segnalazioni conteggiate dall’Oscad, osservatorio istituito nel 2010, e i numeri dell’Osce, ben più alti, invitano se non altro a riflettere sulla necessità da parte del governo di dotarsi al più presto di una banca dati sui crimini d’odio come da raccomandazioni dell’Ecri (European commission against racism and intollerance) del 2016”. Non va in questa direzione l’affermazione del ministro Fontana che chiede l’abrogazione della legge Mancino.

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