Ross ha spiegato che il nuovo status darà all’India una “maggiore efficienza nella catena di distribuzione, sia per la difesa, sia per altri prodotti ad alta tecnologia”. Gli Stati Uniti hanno concesso l’Sta-1 a 36 paesi, per la maggior parte membri della Nato. La concessione di questo tipo di autorizzazione potrebbe preludere alla firma del Communications Compatibility and Security
Agreement (Comcasa), l’accordo per la compatibilità e la sicurezza delle comunicazioni, sottoscrivendo il quale l’India accetterebbe l’installazione di apparecchiature di comunicazione sulle piattaforme militari acquistate dagli Stati Uniti. Dal 2016 l’India è riconosciuta dagli Usa come “major partner” nella difesa, una definizione attribuita esclusivamente al paese asiatico.
Nello stesso forum d’impresa il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha annunciato nuovi investimenti per 113 milioni di dollari nell’area indo-pacifica, in particolare nelle infrastrutture, nell’energia e nelle tecnologie digitali. Pur senza fare riferimenti espliciti alla Cina, Pompeo ha presentato la visione economica dell’amministrazione di Donald Trump per la regione come alternativa a quella cinese della Nuova via della seta e ha assicurato che gli Usa puntano a “una partnership, non un dominio”. “L’impegno degli Stati Uniti per un Indo-Pacifico libero e aperto è profondamente radicato”, ha sottolineato il segretario di Stato, ricordando che la presenza consolare a Calcutta risale al 1794.
Riguardo ai rapporti con l’India, Pompeo ha rivendicato il contributo statunitense alla creazione del primo Istituto indiano di tecnologia, insieme a 14 centri regionali di ingegneria e a otto università focalizzate sulle scienze agrarie. Il segretario di Stato Usa, comunque, non ha escluso la collaborazione con alcun paese: “Cerchiamo di lavorare con chiunque per promuovere un Indo-Pacifico libero e aperto, purché tale cooperazione rispetti i più alti standard richiesti dai nostri cittadini”, ha affermato. “Gli Stati Uniti sono impegnati a far crescere la loro presenza nella regione perché vogliamo che gli americani e tutti i popoli dell’Indo-Pacifico partecipino alla crescita economica del 2020, del 2030, del 2040 e oltre”, ha concluso.
L’annuncio sullo status Sta-1 giunge nelle stesse ore di quello sulla decisione indiana di negoziare la compravendita di sistemi missilistici Usa per la difesa della capitale, Nuova Delhi: il Consiglio per le acquisizioni della difesa ha dato il primo via libera con la dichiarazione di “accettazione della necessità”; il prossimo passo dovrebbe essere l’invio di una “lettera di richiesta” a Washington da parte del governo indiano. Il sistema in questione, il National Advanced Surface-to-Air Missile System-II (Nasams-II), è in grado di individuare e contrastare diversi tipi di minaccia aerea; il contratto potrebbe valere un miliardo di dollari.
Con la firma del Comcasa, inoltre, Washington potrebbe autorizzare la vendita a Nuova Delhi di droni armati Guardian; sarebbe la prima volta al di fuori della Nato, l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord; sarebbe anche la prima volta nella regione, dove la tensione tra India e Pakistan è alta. Gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno aumentato le esportazioni di armamenti in India, diventandone il secondo fornitore: tra il 2008-12 e il 2013-17 l’aumento, sempre secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), è stato del 557 per cento. Dal 2008 l’India ha comprato e ordinato asset per la difesa per 15 miliardi di dollari: aerei da trasporto Lockheed Martin C-130J Super Hercules e Boeing C-17 Globemaster III, aerei da pattugliamento marittimo Boeing P-8 Poseidon, missili Harpoon, elicotteri Boeing AH-64 Apache e Boeing CH-47 Chinook, obici M777.
La Russia, comunque, resta il primo fornitore di armamenti dell’India, col 68 per cento delle forniture tra il 2012 e il 2016, sempre secondo i dati del Sipri, e Washington teme che questo legame ostacoli il rafforzamento della cooperazione militare e l’interoperabilità tra Usa e India. Nuova Delhi sta concludendo con Mosca la trattativa per la compravendita dei sistemi d’arma antiaerei S-400 Triumf ed è intenzionata a procedere nonostante la legge statunitense Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (Caatsa), che prevede misure sanzionatorie per i paesi terzi che concludono “significative transazioni” con 39 entità russe, tra le quali Rosoboronexport, l’agenzia per le esportazioni militari, con la quale il governo indiano è in stretti rapporti.
Il tema sarà probabilmente tra i più rilevanti del dialogo “2+2” tra i ministri degli Esteri e della Difesa di India e Stati Uniti, rispettivamente le indiane Sushma Swaraj e Nirmala Sitharaman e gli statunitensi Mike Pompeo e Jim Mattis, che si terrà a Nuova Delhi il 6 settembre. Il colloquio, più volte rimandato, si concentrerà anche sull’impatto sugli acquisti petroliferi e gli investimenti indiani del ritiro di Washington dall’accordo con l’Iran sul nucleare (il Pacg, Piano d’azione congiunto globale del 2015 firmato anche da Regno Unito, Germania, Russia, Francia e Cina) e della reintroduzione di sanzioni contro Teheran. Tra gli argomenti in agenda ci saranno, inoltre, alcune questioni commerciali.
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