Giunto in prossimità del cantiere del tunnel geognostico della Tav, i dimostranti hanno segato e divelto una rete metallica posta attraverso la strada per creare un blocco intermedio sul cammino e hanno proseguito verso l'imbocco della galleria, mentre gli agenti si ritiravano. Dopo circa 500 metri, ormai a ridosso del cantiere, il corteo ha trovato un cordone di polizia schierato: i manifestanti si sono avvicinati fino a una decina di metri e si sono fermati a fronteggiare le forze dell'ordine gridando slogan contro la Tav. Dopo circa una mezz'ora, senza che la tensione salisse e senza che vi fosse alcun incidente, i No Tav hanno lasciato la zona e sono rientrati verso Venaus.
Al termine della manifestazione la Questura di Torino ha annunciato che una ventina di partecipanti all'iniziativa, "non preavvisata a termini di legge" e dunque "non autorizzata", sarà denunciata per aver violato l'ordinanza del prefetto che vietava di superare lo sbarramento e per il danneggiamento della rete. Sottolineando che la polizia "non ha raccolto le numerose provocazioni e non ha reagito ai comportamenti anche penalmente rilevanti posti in essere, allo scopo di preservare l'incolumità delle numerose persone presenti, tra le quali diversi bambini", la nota della Questura rimarca la presenza tra i dimostranti di due esponenti di Askatasuna, Giorgio Rossetto e Mattia Marzuoli, "di recente colpiti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari e liberati da pochi giorni".
Nei giorni scorsi al cantiere della Tav, al centro delle polemiche politiche, la protesta No Tav era tornata a farsi sentire con il lancio di razzi e bombe carta che hanno portato la polizia a identificare 25 persone.
In un'intervista rilasciata a Repubblica, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha fatto appello a un "moto d'orgoglio dei piemontesi" contro la minaccia di abbandonare il progetto della Torino-Lione fatta da esponenti del governo che ascoltano "solo chi appartiene alla loro tribù", e ha dichiarato di essere pronto a indire un referendum perché i cittadini si esprimano su un'opera senza la quale il Nord Ovest resterebbe isolato.
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