Segnaliamo“Folgore di morte e di omertà”, uno dei libri inchiesta usciti sulla vicenda di Emanuele Scieri, precipitato da una torretta a 26 anni mentre prestava servizio militare e fatto ritrovare 3 giorni dopo nella stessa caserma .
Nell'estate del 1999 il 26enne Emanuele Scieri parte da Siracusa per svolgere il servizio militare di leva. La sua destinazione è la caserma 'Gamerra' di Pisa, casa della Folgore, l'elite delle forze armate italiane.
Come ipotizzato successivamente dai magistrati della procura di Pisa, è probabile che Scieri sia stato fatto spogliare e picchiato. Poi obbligato a salire sulla scala usata per asciugare i paracadute, "costretto a salire la scaletta, senza nessuna protezione e con un oggetto contundente colpito ai piedi e
alle mani affinché cadesse."
Secondo Charlie Barnao, sociologo dell'Università di Catanzaro ed ex paracadutista e autore di studi etnografici sulle forze armate, si tratterebbe di un sistema frutto di un modello educativo che mira alla formazione di "personalità autoritarie e fasciste."
Qualche anno fa in un video circolato su internet si vedono una trentina di ex parà intonano una versione riadattata di 'Se non ci conoscete', inno dei tempi mussoliniani.
"Lo sai che il paraca ne ha fatta una grossa, si è pulito il culo con la bandiera rossa. Bombe a mano e carezze col pugnal," cantavano i baschi amaranto prima di chiudere la performance col braccio teso.
Il sentimento nostalgico del mondo della Folgore si muove anche su Facebook. Sono diverse le pagine e i gruppi legati alla Brigata dove compaiono post che osannano il Duce o l'essere 'italiani veri', spesso con espressioni apertamente razziste.
Accanto a un'infatuazione per il Ventennio, tra i ranghi della Folgore si inserirebbe però - a detta del professor Barnao - anche un fascismo più sistemico, strutturale. Non tanto legato a simboli folkloristici ma alla mentalità acquisita all'interno della caserma.
"I due tipi di fascismo che si incontrano nella forze armate sono sia quello storico-culturale, che uno di tipo psicologico," spiega a VICE News Barnao. "Ci sono dei riferimenti culturali ben precisi — basta leggere i resoconti di Bolzaneto e Diaz. Il retaggio della cultura fascista è ampiamente presente e dimostrato all'interno delle Forze Armate."
Il rispetto per le convenzioni, la sottomissione all'ordine vigente, la mancanza di introspezione, la superstizione, le credenze stereotipate, l'ammirazione per il potere e la durezza, l'emersione di tendenze ciniche e distruttive. Queste sarebbero alcune delle caratteristiche della personalità fascista che verrebbero in qualche modo ispirate dai processi di addestramento.
"L'apprendimento dell'aggressività all'interno delle istituzioni militari si basa su modelli di psicologia comportamentista e punta all'esplicita formazione di personalità autoritarie e fasciste," continua Barnao.
"Il modello si basa sul principio stimolo-risposta. Il suo nucleo fondante è quello dell'utilizzo della frustrazione e dell'aggressività per formare il soldato. Questo modo di comportarsi viene diffuso attraverso degli specifici rituali che scandiscono la vita quotidiana nella caserma."
Barnao e il collega Pietro Saitta sono autori di uno studio intitolato "Costruire guerrieri: autoritarismo e personalità fasciste nelle forze armate italiane". "Sadismo e masochismo, rispetto per le convenzioni, sottomissione per l'ordine vigente."
In Italia, in particolare, sono sempre più numerosi gli ex militari presenti tra le fila della Polizia — la legge che nel 2004 ha messo fine alla leva obbligatorio stabilisce un canale preferenziale per il loro reclutamento.
"Puntare a un tipo di personalità di questo genere fa si che queste persone in condizione di particolare stress possono tenere comportamenti sadici e di violenza incontrollata," sostiene Barnao. "Soprattutto, in occasione di missioni internazionali o nella gestione dell'ordine pubblico."
Ci sarebbe quindi un collegamento diretto tra l'addestramento seguito in caserma e le violenze perpetrate sul campo.
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