Nave Diciotti: esposto contro Salvini
Secondo il Legal Team Italia i migranti furono trattenuti illegalmente e sottoposti a un trattamento "inumano e degradante". Il ministro dell'Interno avrebbe agito oltre le sue competenze .
Sul caso della motonave Diciotti della Guardia Costiera un gruppo di avvocati del Legal Team Italia ipotizza a carico di Matteo Salvini tutta una serie di reati. La Diciotti, nave militare italiana, rimase al largo di Trapani per due giorni con 67 migranti sopravvissuti a un naufragio aspettando il permesso di sbarcare da parte del governo.
La Diciotti riuscì ad approdare nel porto siciliano il 12 luglio solo dopo
l’intervento del Presidente della Repubblica, in pressing sul
premier Giuseppe Conte per sbloccare la situazione. Salvini, secondo l’esposto
presentato dagli avvocati del Legal Team Italia presso la procura della
Repubblica di Roma, avrebbe dato ordini e direttive su materie che non rientrano
nelle sue competenze.
Il ministro dell’Interno potrebbe essere accusato di abuso d'ufficio,
violenza privata, sequestro di persona ma anche di attentato alla Costituzione.
I legali sostengono che i migranti furono trattenuti illegalmente e sottoposti
a un trattamento "inumano e degradante".
Sempre secondo gli avvocati del Legal Team Italia anche i militari della Guardia
costiera e i dirigenti della Capitaneria di Porto potrebbero essere indagati nel
caso in cui l'ordine di negare l'approdo risultasse illegittimo o non sia mai
stato dato formalmente. Ora la procura capitolina dovrà valutare se e come
procedere non prima di aver acquisito tutta la documentazione sul caso
Diciotti.
Migranti, in arrivo al Viminale le 10mila cartoline per la campagna di denuncia contro le morti in mare
Acqua cristallina, cielo limpido e sullo sfondo un
barcone con un gruppo di migranti che
sbracciano e si buttano in mare. E una scritta racchiusa in una
forma di cuore: “Manchi solo tu!”. Ecco i “saluti e abbracci” dalla spiaggia
“della pacchia” per Matteo Salvini. Sono in arrivo
10.000 cartoline “ribelli” dalle località di mare italiane.
Destinazione: Piazza del Viminale 1, Roma, con
ricevente unico il ministro dell’Interno. Obiettivo:
protestare in maniera creativa contro le morti
in mare e raccontare così quello che succede a largo delle nostre spiagge,
mentre l’Italia si abbronza sotto il solleone e sulla questione migratoria si
consuma una guerra di slogan. È il contest di
denuncia lanciato da un gruppo di giovani creativi
italiani per sostenere chi ogni giorno salva le vite dei
migranti. Un contro-racconto in cui la corrispondenza estiva diventa strumento
di dissenso.
Si chiama “Contest Vista Mare” ed è la risposta “creativa”
alla fine della “pacchia” per i migranti annunciata da Salvini appena
insediato al Viminale. E proprio al Viminale sono indirizzate le
guerrilla-cartoline della campagna di denuncia “Solo in
cartolina” concepita da Nicole Romanelli, Michela Locati, Pietro
Gregorini e Verdiana Festa della campagna. Da quando è stata lanciata
la call for creative fighters sono circa 300 le
cartoline, di ogni genere e tipo, arrivate nella cassetta di posta
degli ideatori. “Che smalto!”, riporta una
stampa con dei piedi di donna immersi nell’acqua cristallina. A pochi centimetri
galleggia la mano di un bambino che ricorda il piccolo Aylan, morto in
mare come tanti altri minori nel Mediterraneo. Il
riferimento è anche alla fake news circolata subito dopo il salvataggio
di Josepha: “Ha lo smalto, non è una migrante ma un’attrice”,
sostenevano i detrattori. Ci sono cartoline fotografiche, illustrate, anni
’90, a largo o a riva, con baci e abbracci, saluti e auguri di buone
vacanze.
Si chiama “Contest Vista Mare” ed è la risposta “creativa”
alla fine della “pacchia” per i migranti annunciata da Salvini appena
insediato al Viminale. E proprio al Viminale sono indirizzate le
guerrilla-cartoline della campagna di denuncia “Solo in
cartolina” concepita da Nicole Romanelli, Michela Locati, Pietro
Gregorini e Verdiana Festa della campagna. Da quando è stata lanciata
la call for creative fighters sono circa 300 le
cartoline, di ogni genere e tipo, arrivate nella cassetta di posta
degli ideatori. “Che smalto!”, riporta una
stampa con dei piedi di donna immersi nell’acqua cristallina. A pochi centimetri
galleggia la mano di un bambino che ricorda il piccolo Aylan, morto in
mare come tanti altri minori nel Mediterraneo. Il
riferimento è anche alla fake news circolata subito dopo il salvataggio
di Josepha: “Ha lo smalto, non è una migrante ma un’attrice”,
sostenevano i detrattori. Ci sono cartoline fotografiche, illustrate, anni
’90, a largo o a riva, con baci e abbracci, saluti e auguri di buone
vacanze.
Riace, il sindaco Lucano inizia lo sciopero della fame
Domenico Lucano, sindaco del paesino calabrese rinato grazie a migranti e rifugiati, sceglie il primo giorno del Riaceinfestival per iniziare lo sciopero della fame contro il taglio dei fondi destinati ai progetti di accoglienza. "Riace è un messaggio pericoloso perché dimostra che l'accoglienza è possibile".
Il sindaco Lucano vuole
iniziare uno sciopero della fame in corrispondenza con l’avvio del festival. I
tanti che gli stanno vicino e stanno contribuendo alla costruzione
dell’iniziativa stanno facendo di tutto per dissuaderlo, ma lui è determinato.
Dopo una serie di ispezioni e contro-ispezioni che hanno passato al setaccio i
progetti di Riace, per poi stabilire che tutti i conti sono in ordine, la
prefettura ha smesso di trasferire i fondi necessari a mandare avanti i progetti
in corso. “Senza alcuna motivazione plausibile”, denuncia Lucano, che ha
affidato ad un lungo post su facebook le ragioni della sua
protesta.
“Riace è stata esclusa dal saldo Luglio-Dicembre 2017 (circa
650000 euro) e per il 2018 non è compresa tra gli enti beneficiari del
finanziamento del primo semestre, nonostante tutte le attività siano state
svolte e nessuna comunicazione si pervenuta della chiusura del progetto”. Soldi
attesi dai fornitori, dal personale, dagli stessi
rifugiati. E anche i fondi
per i Cas (centri di accoglienza straordinaria) non arrivano da tempo. “Da
Settembre 2016 il prefetto di Reggio Calabria con vari assurdi pretesti si è
rifiutato e ancora si rifiuta di saldare il dovuto. Stiamo raggiungendo il punto
di non ritorno”.
Se i fondi non dovessero arrivare, sottolinea il
sindaco, 165 rifugiati, fra cui 50 bambini, “finirebbero per strada”,
rimarrebbero senza lavoro 80 operatori e l’economia di un’intera zona, che
grazie all’esperienza di integrazione è rinata, sarebbe totalmente compromessa.
“Crollerebbe tutto sotto un cumulo di macerie” denuncia Lucano. E da “sindaco
ribelle”, come lui stesso si definisce, lancia la sua protesta “contro ogni
forma di razzismo, di fascismo, di discriminazione e di sfruttamento, per
difendere le persone più deboli quelli che non contano (praticamente zero),
categoria a cui sento con orgoglio di appartenere”
“Zero” lo aveva definito
il ministro dell’Interno Matteo Salvini in un video che aveva provocato non
poche polemiche, ma attorno a Lucano da tempo si è stretta una comunità ampia.
Non si tratta solo di attivisti, ma fra chi sostiene Riace ci sono artisti,
scrittori, attori, giornalisti, registi politici di partiti ed estrazione
diversa. E in molti hanno voluto contribuire alla costruzione del festival, che
quest’anno nella direzione artistica vede anche Peppino Mazzotta, il volto
televisivo dell’ispettore Fazio nel commissario Montalbano.
Ci sarà il
regista Andrea Segre, con il suo film “L’ordine delle cose”, e Sandro Joyeux,
artista italo-francese che suona tra i migranti sfruttati nelle campagne
italiane e nelle baraccopoli. E poi i tanti che hanno voluto animare i dibattiti
in programma nei 4 giorni di festival, fra cui padre Alex Zanotelli, il
sindacalista Aboubakhar Soumahoro, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, la
sua omologa di Barcellona, Ada Colau, il magistrato Riccardo De Vito di Md, il
comandante della Proactiva Open Arms, Riccardo Gatti. Ci saranno i corti che si
sfideranno in concorso, spettacoli teatrali, presentazioni e reading di libri
che parlano di sfruttamento delle campagne e della dittatura delle mafie. Un
programma ricco per un festival che vuole raccontare Riace come laboratorio di
un altro modello di governo possibile.
Il sindaco Lucano vuole iniziare uno sciopero della fame in corrispondenza con l’avvio del festival. I tanti che gli stanno vicino e stanno contribuendo alla costruzione dell’iniziativa stanno facendo di tutto per dissuaderlo, ma lui è determinato. Dopo una serie di ispezioni e contro-ispezioni che hanno passato al setaccio i progetti di Riace, per poi stabilire che tutti i conti sono in ordine, la prefettura ha smesso di trasferire i fondi necessari a mandare avanti i progetti in corso. “Senza alcuna motivazione plausibile”, denuncia Lucano, che ha affidato ad un lungo post su facebook le ragioni della sua protesta.
“Riace è stata esclusa dal saldo Luglio-Dicembre 2017 (circa 650000 euro) e per il 2018 non è compresa tra gli enti beneficiari del finanziamento del primo semestre, nonostante tutte le attività siano state svolte e nessuna comunicazione si pervenuta della chiusura del progetto”. Soldi attesi dai fornitori, dal personale, dagli stessi
rifugiati. E anche i fondi per i Cas (centri di accoglienza straordinaria) non arrivano da tempo. “Da Settembre 2016 il prefetto di Reggio Calabria con vari assurdi pretesti si è rifiutato e ancora si rifiuta di saldare il dovuto. Stiamo raggiungendo il punto di non ritorno”.
Se i fondi non dovessero arrivare, sottolinea il sindaco, 165 rifugiati, fra cui 50 bambini, “finirebbero per strada”, rimarrebbero senza lavoro 80 operatori e l’economia di un’intera zona, che grazie all’esperienza di integrazione è rinata, sarebbe totalmente compromessa. “Crollerebbe tutto sotto un cumulo di macerie” denuncia Lucano. E da “sindaco ribelle”, come lui stesso si definisce, lancia la sua protesta “contro ogni forma di razzismo, di fascismo, di discriminazione e di sfruttamento, per difendere le persone più deboli quelli che non contano (praticamente zero), categoria a cui sento con orgoglio di appartenere”
“Zero” lo aveva definito il ministro dell’Interno Matteo Salvini in un video che aveva provocato non poche polemiche, ma attorno a Lucano da tempo si è stretta una comunità ampia. Non si tratta solo di attivisti, ma fra chi sostiene Riace ci sono artisti, scrittori, attori, giornalisti, registi politici di partiti ed estrazione diversa. E in molti hanno voluto contribuire alla costruzione del festival, che quest’anno nella direzione artistica vede anche Peppino Mazzotta, il volto televisivo dell’ispettore Fazio nel commissario Montalbano.
Ci sarà il regista Andrea Segre, con il suo film “L’ordine delle cose”, e Sandro Joyeux, artista italo-francese che suona tra i migranti sfruttati nelle campagne italiane e nelle baraccopoli. E poi i tanti che hanno voluto animare i dibattiti in programma nei 4 giorni di festival, fra cui padre Alex Zanotelli, il sindacalista Aboubakhar Soumahoro, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, la sua omologa di Barcellona, Ada Colau, il magistrato Riccardo De Vito di Md, il comandante della Proactiva Open Arms, Riccardo Gatti. Ci saranno i corti che si sfideranno in concorso, spettacoli teatrali, presentazioni e reading di libri che parlano di sfruttamento delle campagne e della dittatura delle mafie. Un programma ricco per un festival che vuole raccontare Riace come laboratorio di un altro modello di governo possibile.
Pagine contro il razzismo sui quotidiani, l'imprenditore veneto: ''Troppa intolleranza, dovevo fare qualcosa''
Paolo Polegato è amministratore delegato di Astoria Wines, l'azienda
vinicola veneta che ha comprato una pagina sui principali quotidiani per dire
basta al razzismo.
"Tutto è scattato dopo gli episodi di violenza delle ultime settimane,
volevamo dare un segnale e abbiamo coniato la frase 'Intolleranti verso
l'intolleranza'", racconta Polegato, che dopo l'iniziativa è stato sommerso da
mail e commenti social, purtroppo non solo di complimenti.
"Alcune persone ci hanno insultato ma non per questo ci fermeremo. Io ho
due figli adottivi di origini colombiane, è un tema molto importante per me". E
suo figlio Filippo, sales manager dell'azienda, aggiunge: "Non mi sono mai
sentito discriminato in Italia ma nell'ultimo periodo si respira una tensione
xenofoba. Il Paese che sogno? Aperto e inclusivo".
Paolo Polegato è amministratore delegato di Astoria Wines, l'azienda
vinicola veneta che ha comprato una pagina sui principali quotidiani per dire
basta al razzismo.
"Tutto è scattato dopo gli episodi di violenza delle ultime settimane,
volevamo dare un segnale e abbiamo coniato la frase 'Intolleranti verso
l'intolleranza'", racconta Polegato, che dopo l'iniziativa è stato sommerso da
mail e commenti social, purtroppo non solo di complimenti.
"Alcune persone ci hanno insultato ma non per questo ci fermeremo. Io ho
due figli adottivi di origini colombiane, è un tema molto importante per me". E
suo figlio Filippo, sales manager dell'azienda, aggiunge: "Non mi sono mai
sentito discriminato in Italia ma nell'ultimo periodo si respira una tensione
xenofoba. Il Paese che sogno? Aperto e inclusivo".
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