di Redazione Caserta Contropiano
Un giovane rifugiato, ospite della Cooperativa Sociale Don Bosco, originario della Guinea, è stato colpito da un proiettile esploso da due ragazzi su uno scooter mentre qualche giorno prima un incendio aveva reso inagibile una struttura che doveva ospitare migranti.
Nella medesima giornata alla stazione di Caserta era stato abbandonato in fin di vita, Sing, un bracciante di 38 anni di origine indiana stremato che presentava sintomi di disidratazione e denutrizione.
Il territorio in questione è di per sé difficile, emigrazione giovanile italiana verso il nord-Europa, lavori precari e spesso sotto ricatti giornalieri, disoccupazione ai massimi storici del 40% aumento del consumo di cocaina e affini, dispersione scolastica con trend da
periferia napoletana. Questo per dire quanto la presenza di rifugiati sia strumentalizzabile per fomentare reazioni di rifiuto e già da molti anni una forte contraddizione di classe mediata solo dalla Chiesa e strutture come la Caritas.
Nel 1989 viene assassinato dalla camorra a Villa Literno, zona bracciantile, Jerry Masslo un rifugiato sudafricano.
Sempre a Villa Literno nel settembre 1994 viene incendiato una baraccopoli-ghetto costruita a ridosso del paese dove tremila immigrati sostavano quando tornavano dai campi. Il fatto nel quadro di una campagna anti-immigrati sostenuta dal sindaco “socialista” del luogo.
Nel frattempo poco lontano si forma un altro ghetto a ridosso di Castelvolturno dove metà della popolazione presente non è italiana e qui avviene a settembre 2008 una strage di ben 6 immigrati trucidati dal clan Setola per motivi di controllo del territorio. Esplode un riot che viene controllato solo dopo settimane.
Infine a novembre 2017 a Gricignano d’Aversa (dove esiste una importante base di acquartieramento NATO) un noto speculatore del posto, gestore del Centro di accoglienza, esplode colpi di arma da fuoco nei confronti di un giovane gambiano, Bobb Alargie, riducendolo in fin di vita. L’episodio suscita la reazione di sostegno di tutto il paese e del sindaco a difesa dello sparatore.
Questo sommarsi di contraddizioni genera e amplifica la “campagna di caccia”, aperta dal Ministro di Polizia Salvini, in luoghi dove trasformismo, collusioni con la malavita, difficoltà economiche non sono gestite dalla “politica” e i diritti umani e/o sindacali sono al minimo storico con l’intrusione plateale di gruppi fascisti che tentano di aizzare le popolazioni presentandosi come paladini de ”l’Italia agli Italiani”.
Oltre ai rifugiati sono migliaia le lavoratrici ed i lavoratori stranieri nella provincia di Caserta, molti in condizioni di feroce sfruttamento (sono comunque indispensabili per l’economia della zona), un segmento futuro indispensabile per la ricomposizione di un blocco sociale e certo date le condizioni oggettive non tarderà l’organizzazione di sé stesso a onta delle discriminazioni, delle nuove schiavitù e delle campagne razziste.
Nella medesima giornata alla stazione di Caserta era stato abbandonato in fin di vita, Sing, un bracciante di 38 anni di origine indiana stremato che presentava sintomi di disidratazione e denutrizione.
Il territorio in questione è di per sé difficile, emigrazione giovanile italiana verso il nord-Europa, lavori precari e spesso sotto ricatti giornalieri, disoccupazione ai massimi storici del 40% aumento del consumo di cocaina e affini, dispersione scolastica con trend da
periferia napoletana. Questo per dire quanto la presenza di rifugiati sia strumentalizzabile per fomentare reazioni di rifiuto e già da molti anni una forte contraddizione di classe mediata solo dalla Chiesa e strutture come la Caritas.
Nel 1989 viene assassinato dalla camorra a Villa Literno, zona bracciantile, Jerry Masslo un rifugiato sudafricano.
Sempre a Villa Literno nel settembre 1994 viene incendiato una baraccopoli-ghetto costruita a ridosso del paese dove tremila immigrati sostavano quando tornavano dai campi. Il fatto nel quadro di una campagna anti-immigrati sostenuta dal sindaco “socialista” del luogo.
Nel frattempo poco lontano si forma un altro ghetto a ridosso di Castelvolturno dove metà della popolazione presente non è italiana e qui avviene a settembre 2008 una strage di ben 6 immigrati trucidati dal clan Setola per motivi di controllo del territorio. Esplode un riot che viene controllato solo dopo settimane.
Infine a novembre 2017 a Gricignano d’Aversa (dove esiste una importante base di acquartieramento NATO) un noto speculatore del posto, gestore del Centro di accoglienza, esplode colpi di arma da fuoco nei confronti di un giovane gambiano, Bobb Alargie, riducendolo in fin di vita. L’episodio suscita la reazione di sostegno di tutto il paese e del sindaco a difesa dello sparatore.
Questo sommarsi di contraddizioni genera e amplifica la “campagna di caccia”, aperta dal Ministro di Polizia Salvini, in luoghi dove trasformismo, collusioni con la malavita, difficoltà economiche non sono gestite dalla “politica” e i diritti umani e/o sindacali sono al minimo storico con l’intrusione plateale di gruppi fascisti che tentano di aizzare le popolazioni presentandosi come paladini de ”l’Italia agli Italiani”.
Oltre ai rifugiati sono migliaia le lavoratrici ed i lavoratori stranieri nella provincia di Caserta, molti in condizioni di feroce sfruttamento (sono comunque indispensabili per l’economia della zona), un segmento futuro indispensabile per la ricomposizione di un blocco sociale e certo date le condizioni oggettive non tarderà l’organizzazione di sé stesso a onta delle discriminazioni, delle nuove schiavitù e delle campagne razziste.
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