Nessuno, quindi, si può aspettare,
fermo restando il dominio della borghesia imperialista italiana,
fermo restando questo sistema democratico parlamentare, involucro
della dittatura borghese, che vengano messi in discussione i rapporti
con gli Usa e con la Nato. Certo, all’interno di questi, l’imperialismo italiano ha cercato in certi momenti, con Andreotti,
Craxi, di compatibilizzare meglio gli interessi Usa con gli interessi
dell’imperialismo italiano.
Con l’arrivo dell’euro e il consolidarsi dei rapporti contraddittori tra i governi imperialisti
in Europa è sembrato solo in apparenza che l’Italia potesse essere
parte integrante del blocco imperialista europeo; ma si tratta di
sola apparenza, a cui dà credito assoluto solo la sciagurata corrente
rossobruno presente a sinistra.
In realtà l’Italia imperialista è
stata sempre l’anatra zoppa anche all’interno del blocco
imperialista europeo.
Con l’ascesa di Trump, del fascio
imperialismo aggressivo degli Usa nella nuova contesa inter
imperialista mondiale, che è l’accentuarsi dell’azione guerrafondaia Usa che vuole difendere il suo ruolo di superpotenza unica, il fascio imperialismo americano non poteva non richiamare gli spiriti animali filo Usa dell’imperialismo italiano.
imperialista mondiale, che è l’accentuarsi dell’azione guerrafondaia Usa che vuole difendere il suo ruolo di superpotenza unica, il fascio imperialismo americano non poteva non richiamare gli spiriti animali filo Usa dell’imperialismo italiano.
L’Italia è una pedina nello
scacchiere nella contesa inter imperialista, una pedina per minare e
smantellare il blocco imperialista europeo.
Il governo fascio-populista Salvini/Di
Maio, alla cui vittoria ha contribuito la vittoria di Trump e perfino
l’azione diretta di intossicazione elettorale sotto la regia
Bannon, non poteva che essere improntato alla piena nuova sintonia con gli Usa di Trump; una sintonia ideologica, politica, culturale tra l’estrema destra americana e l’estrema destra italiana, nella
fase in cui questa estrema destra assume la veste di “prima di
tutto l’America” e “prima di tutto gli italiani”. E,
naturalmente, in questo quadro non può che accentuarsi il carattere
di “servo-padrone”.
In questo senso il viaggio della mezza
figura del presidente del consiglio italiano negli Stati Uniti di
questi giorni è il più servile che si ricordi, nello stile e nei
suoi contenuti. L’avvocaticchio maggiordomo, chiamato
alla “visita della vita”.
I contenuti della visita sono stati
conseguenti a tutto questo.
Gli Usa vogliono entrare in prima
persona nella contesa in Africa per contestare la nuova presenza
cinese e contrastare la politica africana di Francia e Germania. In
questo senso l’Italia di Di Maio/Salvini è lo strumento adatto di
quest’azione.
Naturalmente l’Italia
fascio-populista al servizio delle multinazionali italiane, ENI in
testa, punta sul ruolo Usa per contrastare gli altri imperialismi, in
particolare quello francese che, prima con Sarkozy/Holland, oggi con
Macron, punta a difendere ed estendere la sua presenza imperialista.
La cartina di tornasole è chiaramente
la Libia. La conferenza in autunno sul futuro della Libia è volta a
contrastare l’azione già più avanti della Francia di Macron.
Sotto la regia Usa, si è
parlato di “cabina di regia permanente, bilaterale nel
Mediterraneo”, “quasi un gemellaggio” ha detto Conte. "L’Italia interlocutore privilegiato della stabilizzazione della Libia”
significa intervento militare diretto a fianco della frazione
governativa di Serraj.
E’ chiaro che questo intervento in
Libia si intreccia con l’avventuristica idea di fare della Libia
una neocolonia che si tenga i migranti, e quindi che sia un grande hotspot, e permetta la difesa, allargamento degli interessi Eni.
In contemporanea col viaggio degli Usa
del presidente del consiglio, a Tripoli era, infatti, volato l’amministratore
delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, e l’ambasciatore italiano
per Roma, per incontrare Serraj.
Scrive il Sole 24 Ore: “Il colloquio
è servito per fare il punto sui progetti esistenti e su quelli per
aumentare la capacità estrattiva libica e rafforzare il ruolo
dell’Eni nel paese. Descalzi ha ricordato le attività
dell’Eni, anche alla luce del recente start up del progetto di Bahr
Essalam – fase 2 che completa lo sviluppo del più grande
giacimento a gas nell’offshore libico.
L’Eni è attualmente il principale
fornitore di gas per il mercato locale, raddoppiato negli ultimi 4
anni con 20 milioni di metri cubi al giorno. Eni oggi è il maggior
produttore internazionale di idrocarburi in Libia, in giacimenti
concentrati in Metropolitania”.
Nel corso del colloquio si è anche
discusso delle future attività esplorativa e degli investimenti
volti a consolidare il rapporto Eni/Libia. In realtà Eni/Serraj,
contro Total/Haftar.
La visita negli Usa ha ottenuto, da
questo punto di vista, il risultato dell’appoggio Usa ai piani
governo/Eni.
L’altro fronte su cui la visita ha
soddisfatto pienamente Conte… pardon, Trump…, è quello relativo
al gasdotto Tap. Rimandiamo all’articolo sul Vertice Nato dove
abbiamo già affrontato nei dettagli questo aspetto (https://proletaricomunisti.blogspot.com/2018/07/pc-15-luglio-vertice-natotrumpitalia.html).
Il governo italiano ha dato piena
assicurazione che questo gasdotto strategico si farà e conta molto
di più dei viaggi di piacere filo Putin di Salvini.
Ma chiaramente qui il presidente del
consiglio ha dovuto comunicare le difficoltà del governo degli
ingannapopolo di vendere la pelle dell’orso prima di averlo
ucciso.
Nella sostanza si consolida l’asse
imperialista Usa/Italia, con tutto quello che porta con sé al sud,
nel Mediterraneo: sì la Tap, sì al Muos, sì all’uso di Sigonella
e di Napoli, Taranto, Sicilia come basi dell’appoggio della contesa
inter imperialista nel nord Africa e in Africa in generale; sì alla
politica del governo fascio-populista anti migrazione, anti Ong per
fare sempre più del Mediterraneo un mare di guerra e di morte.
proletari comunisti/PCmItalia
1 agosto 2016
proletari comunisti/PCmItalia
1 agosto 2016
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