mercoledì 1 agosto 2018

pc 1 agosto - Viaggio in USA - L’Italia sempre più pedina USA nello scacchiere nella contesa interimperialista - Editoriale

L’Italia è un fedele alleato degli Usa da sempre. I governi del dopoguerra hanno fatto sempre di questo un punto di riferimento sostanziale - da qui le basi militari Usa, il ruolo dell’Italia nella Nato e la partecipazione a tutte le guerre di aggressione imperialista degli ultimi anni, dai Balcani, all’Afghanistan, all’Iraq. Insieme all’alleanza stretta con gli Usa è passata l’influenza americana nella politica italiana, dal periodo in cui il Pci è divenuto un partito revisionista l’avvicinamento alla Nato e agli Usa è stato costante e continuo e nel Pci l’ala filo Nato, filo Usa ha avuto prima in Napolitano, poi in Berlinguer i suoi campioni.
Nessuno, quindi, si può aspettare, fermo restando il dominio della borghesia imperialista italiana, fermo restando questo sistema democratico parlamentare, involucro della dittatura borghese, che vengano messi in discussione i rapporti con gli Usa e con la Nato. Certo, all’interno di questi, l’imperialismo italiano ha cercato in certi momenti, con Andreotti, Craxi, di compatibilizzare meglio gli interessi Usa con gli interessi dell’imperialismo italiano.
Con l’arrivo dell’euro e il consolidarsi dei rapporti contraddittori tra i governi imperialisti in Europa è sembrato solo in apparenza che l’Italia potesse essere parte integrante del blocco imperialista europeo; ma si tratta di sola apparenza, a cui dà credito assoluto solo la sciagurata corrente rossobruno presente a sinistra.
In realtà l’Italia imperialista è stata sempre l’anatra zoppa anche all’interno del blocco imperialista europeo.

Con l’ascesa di Trump, del fascio imperialismo aggressivo degli Usa nella nuova contesa inter
imperialista mondiale, che è l’accentuarsi dell’azione guerrafondaia Usa che vuole difendere il suo ruolo di superpotenza unica, il fascio imperialismo americano non poteva non richiamare gli spiriti animali filo Usa dell’imperialismo italiano.
L’Italia è una pedina nello scacchiere nella contesa inter imperialista, una pedina per minare e smantellare il blocco imperialista europeo.
Il governo fascio-populista Salvini/Di Maio, alla cui vittoria ha contribuito la vittoria di Trump e perfino l’azione diretta di intossicazione elettorale sotto la regia Bannon, non poteva che essere improntato alla piena nuova sintonia con gli Usa di Trump; una sintonia ideologica, politica, culturale tra l’estrema destra americana e l’estrema destra italiana, nella fase in cui questa estrema destra assume la veste di “prima di tutto l’America” e “prima di tutto gli italiani”. E, naturalmente, in questo quadro non può che accentuarsi il carattere di “servo-padrone”.

In questo senso il viaggio della mezza figura del presidente del consiglio italiano negli Stati Uniti di questi giorni è il più servile che si ricordi, nello stile e nei suoi contenuti. L’avvocaticchio maggiordomo, chiamato alla “visita della vita”.
I contenuti della visita sono stati conseguenti a tutto questo.
Gli Usa vogliono entrare in prima persona nella contesa in Africa per contestare la nuova presenza cinese e contrastare la politica africana di Francia e Germania. In questo senso l’Italia di Di Maio/Salvini è lo strumento adatto di quest’azione.
Naturalmente l’Italia fascio-populista al servizio delle multinazionali italiane, ENI in testa, punta sul ruolo Usa per contrastare gli altri imperialismi, in particolare quello francese che, prima con Sarkozy/Holland, oggi con Macron, punta a difendere ed estendere la sua presenza imperialista.

La cartina di tornasole è chiaramente la Libia. La conferenza in autunno sul futuro della Libia è volta a contrastare l’azione già più avanti della Francia di Macron.
Sotto la regia Usa, si è parlato di “cabina di regia permanente, bilaterale nel Mediterraneo”, “quasi un gemellaggio” ha detto Conte. "L’Italia interlocutore privilegiato della stabilizzazione della Libia” significa intervento militare diretto a fianco della frazione governativa di Serraj.
E’ chiaro che questo intervento in Libia si intreccia con l’avventuristica idea di fare della Libia una neocolonia che si tenga i migranti, e quindi che sia un grande hotspot, e permetta la difesa, allargamento degli interessi Eni.
In contemporanea col viaggio degli Usa del presidente del consiglio, a Tripoli era, infatti, volato l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, e l’ambasciatore italiano per Roma, per incontrare Serraj.
Scrive il Sole 24 Ore: “Il colloquio è servito per fare il punto sui progetti esistenti e su quelli per aumentare la capacità estrattiva libica e rafforzare il ruolo dell’Eni nel paese. Descalzi ha ricordato le attività dell’Eni, anche alla luce del recente start up del progetto di Bahr Essalam – fase 2 che completa lo sviluppo del più grande giacimento a gas nell’offshore libico.
L’Eni è attualmente il principale fornitore di gas per il mercato locale, raddoppiato negli ultimi 4 anni con 20 milioni di metri cubi al giorno. Eni oggi è il maggior produttore internazionale di idrocarburi in Libia, in giacimenti concentrati in Metropolitania”.
Nel corso del colloquio si è anche discusso delle future attività esplorativa e degli investimenti volti a consolidare il rapporto Eni/Libia. In realtà Eni/Serraj, contro Total/Haftar.
La visita negli Usa ha ottenuto, da questo punto di vista, il risultato dell’appoggio Usa ai piani governo/Eni.

L’altro fronte su cui la visita ha soddisfatto pienamente Conte… pardon, Trump…, è quello relativo al gasdotto Tap. Rimandiamo all’articolo sul Vertice Nato dove abbiamo già affrontato nei dettagli questo aspetto (https://proletaricomunisti.blogspot.com/2018/07/pc-15-luglio-vertice-natotrumpitalia.html).
Il governo italiano ha dato piena assicurazione che questo gasdotto strategico si farà e conta molto di più dei viaggi di piacere filo Putin di Salvini.
Ma chiaramente qui il presidente del consiglio ha dovuto comunicare le difficoltà del governo degli ingannapopolo di vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.

Nella sostanza si consolida l’asse imperialista Usa/Italia, con tutto quello che porta con sé al sud, nel Mediterraneo: sì la Tap, sì al Muos, sì all’uso di Sigonella e di Napoli, Taranto, Sicilia come basi dell’appoggio della contesa inter imperialista nel nord Africa e in Africa in generale; sì alla politica del governo fascio-populista anti migrazione, anti Ong per fare sempre più del Mediterraneo un mare di guerra e di morte.

proletari comunisti/PCmItalia
1 agosto 2016

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