venerdì 24 novembre 2017

pc 24 novembre - Per la borghesia imperialista italiana e i suoi corifei sulla stampa... il potere al popolo è un male

E' questa la conferma che il potere operaio e popolare è un bene e bisogna decisamente puntare ad esso... ma è o dovrebbe essere abbastanza chiaro a tutti che esso è conseguibile - come l'ottobre rosso di cui celebriamo il centenario non finisce mai di insegnarci - non con la via elettorale ma solo con la via rivoluzionaria.
Lavorare per questo dovrebbe essere elementare per chiunque voglia questo 'potere popolare'. Ma a quanto pare non lo è.... e la vecchia e decrepita via elettorale viene riproposta come se niente fosse dai 'giovani' - bisogna lottare contro questa posizione!  

proletari comunisti/PCm Italia
novembre 2017

Il potere del popolo e i suoi mali: il “crudismo politico” del Corriere della Sera

i - contropiano - stralci


Sarebbe da ringraziare Antonio Polito che ha il merito di scrivere con crudità, appena malcelata dai toni garbati e riflessivi, un editoriale dal titolo “Il potere del popolo e i suoi mali” dove si sostiene che la “democrazia del voto” crea solo casini alla tenuta dell’attuale sistema economico, politico e sociale. Su questo i riferimento sono tanti, e li conosciamo anche noi e ne potremmo aggiungere: la crisi della Merkel ma anche in Belgio e Olanda,
la Brexit, il referendum catalano, i quattro governi italiani senza mandato elettorale, e noi appunto potremmo aggiungere almeno il referendum costituzionale del 4 dicembre, non a caso rimosso dalla riflessione.
L’editoriale sottolinea che anche le soluzioni di ingegneria elettorale che ha spinto al superamento e annullamento dei sistemi elettorali di tipo proporzionale non funzionano più e che anche i sistemi maggioritari non risolvono i problemi e non mettono al sicuro dalla instabilità politica, elemento questo che è presupposto, implicito, visto come necessario al governare l’attuale fase di crisi e di competizione internazionale.
Il giudizio è lapidario, per Polito la democrazia per come l’abbiamo conosciuta ormai è campo aperto per il populismo, che distinguere tra “demos” e “populus” è inutile: qui vediamo tradotta la consapevolezza che gli schemi che hanno permesso una stabilità tra democrazia formale e un sistema capitalistico feroce stanno andando in frantumi, che l’egemonia politica, economica e culturale che ha permesso di ottenere dal “populus” l’accettazione democratica di una società profondamente iniqua è in crisi. Una crisi che si esprime in maniere diversificate e anche reazionarie ma che non garantiscono il controllo necessario alle élite economiche e finanziarie europee e internazionali.
Anche la crisi dei partiti popolari non è stata “curata” dai partiti fluidi, dai partiti personali, dai partiti rottamatori, anzi queste soluzioni che possiamo definire come forme della “politica della crisi” hanno rinviato ma anche ingigantito la stessa crisi.....

....Per questo male, sostiene l’editoriale, la soluzione è la fine della democrazia rappresentativa e della rappresentanza come soggetto che fa politica: per il saggista Polito la soluzione, la cura della malattia, è uccidere il malato: quindi, trasformare definitivamente i parlamenti e governi in organi di semplice amministrazione, con il compito di ottimizzazione delle decisioni politiche prese altrove, e garantire un “spettacolo della democrazia” sufficiente ad attirare un residuo di elettorato.
Ancora più chiaramente la cura è neutralizzare la sostanza della democrazia e dare supremazia alla Legge (decisa da chi?), un ordine da far rispettare a prescindere dalla volontà del popolo, e qui ci torna facile in mente il Gian Maria Volontè, del film “Indagine su un cittadino al di sopra ogni sospetto” con la famosa frase “Noi siamo a guardia della legge che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo. Il popolo è minorenne, la città è malata; ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!” ed infatti, aggiungiamo, che non a caso in questi mesi abbiamo avuto una svolta e un adeguamento delle politiche repressive che sono ben rappresentate dal Ministro Minniti, crisi democratica e repressione sono gemelli siamesi.
Più chiaro di così! Questa è la loro crisi di egemonia e queste sono le risposte reazionarie della borghesia. .....

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