sabato 25 novembre 2017

pc 25 novembre - Elezioni in Sicilia: volevate un segnale forte? Ne è arrivato uno fortissimo: tra non voto, voti comprati, arrestati e indagati… il boicottaggio elettorale è la cosa da fare adesso

Se dalle elezioni in Sicilia del 5 novembre scorso, come dicevano tutti gli schieramenti politici, ci si aspettava un segnale per le prossime elezioni nazionali, questo è arrivato fortissimo. La borghesia siciliana, ma anche quella nazionale in generale è nel marasma più totale (non certo quando si tratta di continuare a fare gli interessi dei padroni e della borghesia in generale!) per quanto riguarda le alleanze per le prossime elezioni che si faranno con la legge moderno-fascista chiamata Rosatellum, ma fa finta di non capire (come fece Renzi per il referendum del 4 dicembre scorso che ha messo di fatto fine alla sua carriera politica) quale tipo di risposta danno in questo momento le masse popolari.
Il primo segnale è quindi quello della fortissima astensione. Il secondo quello dei cosiddetti impresentabili, e quindi della ricerca della “faccia nuova e pulita”!!! Il terzo quello delle alleanze, che per quanto complesse non permettono una vittoria sicura ai vari schieramenti.

In tanti però sembrano ciechi e sordi in questo momento. Si riempiono la bocca di lavoratori, di popolo, ma quando masse lavoratrici e popolo danno risposte fanno finta di non sentire! E la risposta è di delegittimazione della borghesia al potere! Gli “amici del popolo” che invece continuano a invitare ad andare a votare di fatto agevolano la borghesia nel recupero di una credibilità impossibile! Per questo è necessario continuare a boicottare le elezioni come strumento di legittimazione.

In Sicilia l’altro ieri è stato il turno di un nuovo eletto all’Assemblea Regionale per Forza Italia, Luigi Genovese, indagato per riciclaggio ed evasione fiscale, figlio del condannato a 11 anni per la truffa dei fondi della Formazione Professionale, Francantonio Genovese.

Anche su questo fanno tutti finta di non ricordare. Genovese figlio ha “ereditato” i voti che il padre ha raccolto in questi lunghi anni di “attività”: è stato dirigente regionale del Pd, ed era ancora nel Pd quando è stato condannato; Genovese padre è stato quasi eletto segretario regionale del Pd! Poi, dopo l’autorizzazione al suo arresto, è passato nel centrodestra.

Ora sarebbe logico dopo questo (non) ultimo episodio cominciare a togliere questi voti, frutto del “voto di scambio”, del “voto mafioso”, della corruzione generale, da quelli presi da Musumeci diventato presidente già con un numero ridicolo di voti e ragionare su chi rappresenta…?

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Messina, Genovese jr. indagato per riciclaggio ed evasione fiscale. Sequestrato patrimonio da 30 milioni di euro.
La nuova bufera giudiziaria sulla famiglia del deputato Francantonio coinvolge anche il neodeputato regionale. Gli sarebbero stati trasferiti tutti i beni per sottrarli alla giustizia e al fisco
di ALESSANDRA ZINITI
Un nuovo ciclone giudiziario travolge la famiglia Genovese a Messina coinvolgendo anche il neo baby deputato appena eletto al Parlamento regionale siciliano con quasi 18.000 preferenze. Riciclaggio ed evasione fiscali i reati ipotizzati nell'avviso di garanzia notificato questa mattina a
Luigi Genovese insieme al sequestro di un ingente patrimonio di famiglia, per più di 30 milioni di euro, tra contanti e immobili che il deputato Francantonio Genovese, condannato a 11 anni di reclusione per lo scandalo della formazione professionale in Sicilia, avrebbe cercato di sottrarre al sequestro penale ma anche il fisco con quello che i magistrati della Dda guidata dal procuratore Maurizio de Lucia definiscono una "reiterazione criminale con pervicacia di un piano articolato e strategico".
LEGGI "Sono abbastanza incensurato"
Più di venticinque milioni di euro in contanti su un conto intestato ad una società panamense offshore all'istituto di credito Julius Bar di Montecarlo, altri conti all'Unicredit, alla Banca di credito peloritano di Messina, il sequestro della villa di Ganzirri dove la famiglia abita, di alcuni appartamenti tra Roma, Messina e Taormina, le quote societarie della L&A e della Gepa, trasferite al figlio Luigi, il patrimonio al quale la Guardia di Finanza di Messina ha posto i sigilli in esecuzione del provvedimento disposto dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti con il visto del procuratore De Lucia.
Già negli anni scorsi, le indagini della Guardia di Finanza avevano scoperto l'esistenza di conti all'estero nella disponibilità di Francantonio Genovese e della moglie Chiara Schirò sui quali erano stati movimentati fondi provenienti da evasione fiscale commessa dal padre del deputato, Luigi Genovese. Una polizza per 16 milioni di euro era stata accesa presso il Credit Suisse, ma poi nel 2015, dopo la condanna di Francantonio Genovese al processo "Corsi d'oro", l'istituto di credito svizzero aveva fatto sapere che quel cliente era indesiderato e buona parte dei fondi erano stati trasferiti a Montecarlo.
L'anno scorso, con una girandola di movimenti bancari, Genovese era riuscito a far rientrare in Italia parte delle somme per pagare una minima quantità delle sanzioni nel contempo comminate dall'Agenzia delle entrate che vantava un credito di venti milioni di euro.
Proprio per mettere al riparo il patrimonio, secondo la Dda di Messina, Francantonio Genovese nel 2016 avrebbe ideato una strategia che prevedeva il trasferimento di denaro a diversi familiari, figli, sorella, nipoti, la compravendita di immobili da alcune società scatole vuote che a lui facevano riferimento e le cui quote sono state cedute, in toto, al figlio Luigi, il neodeputato eletto all'Assemblea Regionale Siciliana tre settimane fa.
Una cessione fittizia naturalmente per far sì che Francantonio Genovese diventasse sostanzialmente nullatenente.

I provvedimenti della magistratura, oltre ai Genovese padre e figlio, riguardano anche la sorella del deputato Rosalia Genovese e il nipote Marco Lampuri.

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