La settimana scorsa, il primo ministro Chahed si è recato di buon mattino al mercato alimentare dell’ingrosso di Tunisi effettuando un vero e proprio blitz diretto contro i grossisti.
Ultimamente
i prezzi di alcuni beni alimentari sono aumentati, in particolare
pomodori e patate che sono alla base della dieta quotidiana tunisina, ad
esempio un kilo di pomodoro è passato da 1,8 dt a 3 dt (1€= 3dt al cambio attuale n.d.a.).
tutti gli organi di stampa online e non, hanno coperto questa
iniziativa del primo ministro mentre all’alba intimava direttamente i
grossisti ad abbassare i prezzi. Il giorno dopo i giornali titolavano
che adesso un kg di patate è sceso a 2,3 dt dopo l’intervento diretto
del primo ministro. Sembrerebbe un’azione politica a favore del potere d’acquisto delle masse popolari, se non fosse che questo governo è stato il promotore attivo degli ultimi accordi con il Fondo Monetario Internazionale che prevedono principalmente la svalutazione del dinaro, la deregolamentazione degli aiuti di Stato sui prezzi dei beni di prima necessità e ulteriori privatizzazioni (iniziate nel paese negli anni ‘90).
del primo ministro. Sembrerebbe un’azione politica a favore del potere d’acquisto delle masse popolari, se non fosse che questo governo è stato il promotore attivo degli ultimi accordi con il Fondo Monetario Internazionale che prevedono principalmente la svalutazione del dinaro, la deregolamentazione degli aiuti di Stato sui prezzi dei beni di prima necessità e ulteriori privatizzazioni (iniziate nel paese negli anni ‘90).
La svalutazione del dinaro: secondo la dottrina liberista perseguita dal FMI, questa misura prevede che il paese così aumenti la “competitività” delle sue esportazioni dato che di fatto i prezzi reali risultino più bassi essendo venduti con una valuta iniziale svalutata
in rapporto alle altre valute (dato che nel mercato internazionale le
transazioni avvengono utilizzando valute forti in particolare $ e €). In
realtà questa teoria è una vera e propria truffa già dimostrata sulla
pelle di altri popoli in altri paesi oppressi dall’imperialismo. Infatti
paesi come la Tunisia, che esportano principalmente materie prime e
semilavorati e importano prodotti finiti (che costano di più rispetto ai
primi) avranno una bilancia commerciale negativa (cioè spenderanno di
più per importare e guadagneranno meno nelle esportazioni) ciò
farà aumentare il debito estero del paese. A distanza di un anno da
questi accordi, questo è già verificabile. In ultima analisi il debito
estero di un paese grava sulle masse popolari del paese stesso.
La deregolamentazioni dei prezzi dei beni di prima necessità: lo Stato tunisino storicamente,
fin dall’indipendenza interviene attivamente nell’economia
sovvenzionando i prezzi di alcuni beni di prima necessità (pane,
ortaggi, frutta, medicine, elettricità). Il FMI chiede che gradualmente
queste sovvenzioni diminuiscano fino a cessare per raggiungere un
“prezzo di mercato”,
ciò sarà a spese delle classi sociali più povere del paese e a favore
dei produttori di questi beni, quindi della grande borghesia del paese.
Le privatizzazioni: come sopra, sappiamo dall’esperienza storica in altri paesi, Italia compresa, che ciò significa aumento dei costi dei servizi, in particolare alcuni fondamentali come istruzione e sanità.
Quindi
i paesi imperialisti che dominano questi organismi internazionali fanno
aumentare il debito estero dei paesi oppressi e neocoloniali sia per
assorbirne risorse sia come strumento ricattatorio al momento di
“rinegoziare” il debito imponendo come clausole ulteriori riforme
strutturali come le privatizzazioni.
In quest’ottica giungono le dichiarazioni di Khaled Kaddour Ministro dell’Energia e delle Miniere
che ha dichiarato lo scorso 16 Novembre durante una seduta del
parlamento che “a causa dell’aumento del costo del petrolio da 54 a 64
dollari al barile vi saranno probabili aumenti nel prezzo della benzina e
dell’elettricità”. Lo stesso giorno il ministro annunciava la
convocazione di un consiglio ministeriale per esaminare lo stato dei
debiti della STEG (la compagnia nazionale statale dell’energia)
annunciando la costruzione di 3 nuove centrali elettriche per
raggiungere il fabbisogno nazionale, di cui una già in costruzione a
Radés (nella periferia della capitale) la seconda sarà costruita a
Sghira vicino la città di Gabès; per quest’ultima sarà fatto un appello
ad investitori stranieri nel 2021 (ciò
farà aumentare ulteriormente il debito estero del paese n.d.a.). il
ministro ha aggiunto che questi aumenti saranno comunicati dalla
presidenza del governo, cioè dal primo ministro Chahed.
Inoltre, la legge finanziaria
del 2018 prevederà nuove tasse e aumenti delle tariffe, in tal senso
l’esperto contabile del ministero, Walid Ben Salah, ha dichiarato che
gli aumenti sono già stati decisi… servono 2.400 milioni di dt per
finanziare il deficit di bilancio alla voce idrocarburi, il governo
contribuirà per 1.500 milioni di dt, i restanti 900 dovranno pagarli i
cittadini tramite l’aumento nelle bollette. Il nostro ragioniere lamenta
il fatto che negli ultimi anni la massa salariale è aumentata di 3
miliardi di dt, ciò sarebbe potuto servire per pagare il debito di un anno del paese! (debito che come abbiamo visto il governo contribuisce a far crescere e di cui si vorrebbe dare la responsabilità ai lavoratori) e invoca misure di privatizzazione ma “ragionate”… in perfetta linea con il FMI.
Quindi
è chiaro come questo governo affronta in maniera populista, come
l’ancién regime in cui Ben Ali si “occupava personalmente” delle
questioni di Stato, la questione del caro vita provando a dare
un’immagine positiva del proprio operato quando in realtà né è la causa
primaria con le sue politiche.
Nessun commento:
Posta un commento