“Nel 1980 le industrie mondiali destinavano ai salari una
quota del 62% del prodotto lordo. Nel 2012: il 54%.” Secondo un articoletto del
Sole 24 Ore del 5 novembre scorso. E ciò, come si comprende bene, significa che
una parte della massa di denaro, della ricchezza sociale, è passata dalle
tasche degli operai a quelle dei padroni.
Di questo palese arricchimento dei padroni e conseguente
impoverimento degli operai (ricordiamo: due facce della stessa medaglia!) non
possono non accorgersene i sindacati confederali che oltre a firmare i
contratti di lavoro hanno grandi “uffici studi”. Di questa loro “indifferenza”
nei confronti dei salari, che aumentano quando con i contratti di lavoro si
chiede al padrone un aumento vero! Se ne è accorto lo stesso Draghi che in
diverse occasioni, in maniera naturalmente indiretta, ha fatto capire che se
non aumentano i salari non riparte l’economia (Draghi si esprime in gergo economista
e dice che l’inflazione, l’aumento dei prezzi delle merci, deve raggiungere almeno
il 2%).
Sulla stessa scia sono diversi economisti e perfino “premi
nobel” dell’economia.
Si deve, come sempre, e si può, dunque, lottare per l’aumento
dei salari…
Draghi:
"Salari resteranno bassi a lungo"
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