Gli studenti
dell’Agnesi si mobilitano contro l’amianto dell’ex-Galvanica Lorenzi
Nuova azione degli studenti dell’Agnesi contro lo
stato di abbandono dell’area
inquinata dell’ex-Galvanica Lorenzi.
La questione è annosa, ne avevano parlato nel Febbraio
scorso, ma a quanto pare, in più di un anno pochissime cose sono cambiate. Giovedì
16 Novembre gli studenti dell’Agnesi e in particolar modo quelli della
succursale di Via Bazzi, si sono mobilitati contro la presenza di fianco alla
loro scuola dell’area industriale abbandonata e inquinata dell’ex-Galvanica
Lorenzi. Si tratta di un’area industriale inutilizzata da anni e inquinata con
amianto e cromo esavalente. Dopo le
iniziative studentesche di Febbraio pareva ci fosse un impegno da parte del Comune di
un’intervento entro l’Estate 2017. A Novembre inoltrato ancora nulla si è
mosso.
Qui sotto il comunicato degli studenti dell’Agnesi e
un dossier sulla fabbrica abbandonata:
NO AMIANTO – LE PROMESSE VANNO MANTENUTE, ORA CE LA
PAGATE
Siamo stanchi di essere presi in giro. Sono più di
dieci anni che il comune di Milano è perfettamente al corrente della presenza
di uno stabile abbandonato, occupante un’area di 8000 m² devastata da cromo
esavalente, costruito con tetti in amianto potenzialmente cancerogeno, lasciato
alla mercé di senzatetto e criminalità, a pochi passi dalla nostra scuola. L’anno
scorso ci siamo affidati ad una promessa scritta e firmata dal comune;
l’amianto doveva essere incapsulato entro l’estate 2017.
Una speranza disillusa; l’intervento non solo non è stato fatto ma è stato rimandato ad una data imprecisata.
Il tempo delle parole è scaduto, stiamo parlando del diritto costituzionale alla salute, non ci sono parole e burocrazia che tenga; la presenza di asbesto ammalorato è una minaccia letale alla salute di piu di 700 persone fra studenti e lavoratori. Concludiamo ricordando che l’incapsulamento dell’amianto deve, e sarà, solo un piccolo passo verso il nostro fine ultimo, ovvero la completa rimozione della struttura con relativa bonificazione del terreno e la totale riqualificazione di una enorme superficie urbana abbandonata a se stessa, dannosa e controproducente per tutti.
Se è vero che ieri lo abbiamo detto, oggi lo faremo, questa volta ce la pagate.
Una speranza disillusa; l’intervento non solo non è stato fatto ma è stato rimandato ad una data imprecisata.
Il tempo delle parole è scaduto, stiamo parlando del diritto costituzionale alla salute, non ci sono parole e burocrazia che tenga; la presenza di asbesto ammalorato è una minaccia letale alla salute di piu di 700 persone fra studenti e lavoratori. Concludiamo ricordando che l’incapsulamento dell’amianto deve, e sarà, solo un piccolo passo verso il nostro fine ultimo, ovvero la completa rimozione della struttura con relativa bonificazione del terreno e la totale riqualificazione di una enorme superficie urbana abbandonata a se stessa, dannosa e controproducente per tutti.
Se è vero che ieri lo abbiamo detto, oggi lo faremo, questa volta ce la pagate.
DOSSIER SULLA QUESTIONE AMIANTO – K.I.A.
2000 chiude la fabbrica galvanica “Arturo Lorenzi”,
fabbrica che si occupava di cromature, cadmiature e nichelature industriali
situata nella zona 5 di Milano, più precisamente in via Bazzi 12; nelle
immediate vicinanze della succursale del Liceo Statale Gaetana Agnesi.
L’area è stata oggetto di uno dei più gravi disastri ambientali sul territorio urbano milanese.
I fatti si svolgono nel 2005 e nel 2007. Per non sostenere i costi elevati per il regolare smaltimento di sostanze inquinanti, Guido Frisinghelli, amministratore delegato della galvanica Arturo Lorenzi, sversa nel terreno e nelle fognature un’elevata quantità di Cromo esavalente (Cr+6), Nichel (Ni) ed altre sostanze chimiche cancerogene. In seguito a questi sversamenti le analisi eseguite dall’ARPA (Azienda Regionale per la Protezione Ambientale) sull’acqua della falda hanno evidenziato una concentrazione di Cromo esavalente estremamente elevata, pari a 9600 microgrammi al litro mentre il limite per legge è di 5 microgrammi al litro. Nella sentenza del 19 dicembre 2008 Guido Frisinghelli viene condannato per reati ambientali e per il conseguente danneggiamento dell’impianto di depurazione di San Rocco. Nella stessa sentenza il giudice ordina alla ditta di provvedere alla bonifica del sito e delle falde, provvedimento mai eseguito. L’area occupata dalla galvanica Arturo Lorenzi è di circa 8000 m², gli edifici che la compongono sono tuttora ricoperti con enormi tettoie di amianto gravemente deteriorate ed ammalorate che disperdono nell’ambiente micro-fibre cancerogene estremamente pericolose per la nostra salute e di tutti gli abitanti della zona. L’esposizione all’amianto provoca danni gravissimi, irreparabili, una volta respirato si accumula nei bronchi e negli alveoli polmonari provocando danni di natura cancerogena. Tra le patologie e le forme tumorali derivanti dall’inalazione di particelle di amianto, quelle più pericolose e diffuse sono l’asbestosi, il mesotelioma pleurico-peritoneale ed il cancro ai polmoni. È da notare che il mesotelioma pleurico-peritoneale può insorgere anche per esposizioni specifiche relativamente limitate. Data l’estrema vicinanza di circa 10m della scuola alla struttura fatiscente della galvanica Lorenzi, tutti gli studenti, il personale ATA e i professori, circa 700 persone ,sono esposte quotidianamente al rischio di inalazione di fibre di amianto. I tempi di manifestazione della malattia si aggirano intorno ai 25-40 anni e non esistono terapie efficaci. Sotto diverse pressioni effettuate da genitori e collettivo, nel febbraio 2014 alcune verifiche svolte dall’ASL, dal Servizio Emergenze Ambientali e dal SIO Ambiente della Polizia locale del Comune di Milano viene accertata la presenza di amianto (asbesto) friabile nella struttura e viene emanata un’ordinanza contingibile e urgente nei confronti di CABA Srl proprietaria del compendio immobiliare, in cui si ordina l’immediata messa in sicurezza tramite incapsulamento delle coperture in amianto, risultando tali coperture ammalorate per oltre il 10%, da considerarsi pertanto come riufiuto speciale pericoloso. La stessa ordinanza prevedeva già, in caso di inottemperanza da parte della società CABA Srl, come nei fatti poi è avvenuto, l’esecuzione d’ufficio dell’intervento di messa in sicurezza/incapsulamento ad opera del Settore Politiche Ambientali ed Energetiche del Comune di Milano. Lo scorso 11 febbraio il Kollettivo Indipendente Agnesi, con due azioni dimostrative, una davanti all’ex fabbrica e una in Darsena, ha voluto comunicare per l’ennesima volta ai cittadini ed al Comune di Milano la propria sensibilità all’argomento ma soprattutto ha voluto fare di nuovo luce su questa grave questione. A seguito di queste azioni abbiamo ottenuto quella che, al tempo, ci sembrava una vittoria: il 16/02/17 il Comune si incarica formalmente, con un atto pubblico, della bonifica dell’area entro l’estate 2017, inserendo l’intervento di incapsulamento dell’amianto in Via Bazzi 12 come intervento prioritario nel Piano triennale (2017-2019) delle opere pubbliche al costo di 40.000€. L’ennesima promessa non mantenuta, i lavori non sono stati fatti. Inizialmente il Comune ha rimandato l’intervento a dicembre 2017 per poi posticiparlo ulteriormente ad una data imprecisata del 2018. Ancora una volta ci ritroviamo di fronte ad una inottemperanza del comune di Milano e chi per esso, in questo caso, dovrebbe occuparsi delle questioni di riqualificazione di edifici pubblici; capace soltanto di nascondere dietro la burocrazia la propria totale incapacità nel risolvere problematiche di interesse pubblico.
Come studenti e studentesse, come personale ATA e insegnanti, ci domandiamo perché l’amministrazione comunale non abbia adempiuto ad un dovere formale sancito da un documento pubblico.
L’alto grado di pericolosità per la salute collettiva, a causa degli agenti inquinanti individuati, ci dà ragione di ritenere questo intervento di bonifica estremamente urgente, necessario ed improcrastinabile e non esiste burocrazia che tenga. La salute è un diritto costituzionale, il tempo delle parole è scaduto. Vogliamo però ribadire un concetto fondamentale: il solo incapsulamento non può definirsi un intervento risolutivo, essendo questo solo una piccola pezza provvisoria ad un problema molto più grave, ovvero la presenza stessa di un enorme area urbana abbandonata, costruita con tetti in amianto, devastata da cromo esavalente (il che la rende inacquistabile da qualsiasi privato) e attualmente usata dalla criminalità per spaccio e altre attività degradanti per tutti.
La rimozione e la riqualificazione di quest’area di 8000 m² è, e resterà, il nostro obiettivo finale.
Quest’anno chiediamo e lotteremo con ogni mezzo necessario per ottenere l’adempimento delle promesse da parte del comune. Di seguito riportiamo la testimonianza di Jacopo Vannucci, studente della Sede in via Tabacchi che, coraggiosamente, ha voluto raccontare un’esperienza personale riguardante la problematica dell’amianto nel nostro paese.
L’area è stata oggetto di uno dei più gravi disastri ambientali sul territorio urbano milanese.
I fatti si svolgono nel 2005 e nel 2007. Per non sostenere i costi elevati per il regolare smaltimento di sostanze inquinanti, Guido Frisinghelli, amministratore delegato della galvanica Arturo Lorenzi, sversa nel terreno e nelle fognature un’elevata quantità di Cromo esavalente (Cr+6), Nichel (Ni) ed altre sostanze chimiche cancerogene. In seguito a questi sversamenti le analisi eseguite dall’ARPA (Azienda Regionale per la Protezione Ambientale) sull’acqua della falda hanno evidenziato una concentrazione di Cromo esavalente estremamente elevata, pari a 9600 microgrammi al litro mentre il limite per legge è di 5 microgrammi al litro. Nella sentenza del 19 dicembre 2008 Guido Frisinghelli viene condannato per reati ambientali e per il conseguente danneggiamento dell’impianto di depurazione di San Rocco. Nella stessa sentenza il giudice ordina alla ditta di provvedere alla bonifica del sito e delle falde, provvedimento mai eseguito. L’area occupata dalla galvanica Arturo Lorenzi è di circa 8000 m², gli edifici che la compongono sono tuttora ricoperti con enormi tettoie di amianto gravemente deteriorate ed ammalorate che disperdono nell’ambiente micro-fibre cancerogene estremamente pericolose per la nostra salute e di tutti gli abitanti della zona. L’esposizione all’amianto provoca danni gravissimi, irreparabili, una volta respirato si accumula nei bronchi e negli alveoli polmonari provocando danni di natura cancerogena. Tra le patologie e le forme tumorali derivanti dall’inalazione di particelle di amianto, quelle più pericolose e diffuse sono l’asbestosi, il mesotelioma pleurico-peritoneale ed il cancro ai polmoni. È da notare che il mesotelioma pleurico-peritoneale può insorgere anche per esposizioni specifiche relativamente limitate. Data l’estrema vicinanza di circa 10m della scuola alla struttura fatiscente della galvanica Lorenzi, tutti gli studenti, il personale ATA e i professori, circa 700 persone ,sono esposte quotidianamente al rischio di inalazione di fibre di amianto. I tempi di manifestazione della malattia si aggirano intorno ai 25-40 anni e non esistono terapie efficaci. Sotto diverse pressioni effettuate da genitori e collettivo, nel febbraio 2014 alcune verifiche svolte dall’ASL, dal Servizio Emergenze Ambientali e dal SIO Ambiente della Polizia locale del Comune di Milano viene accertata la presenza di amianto (asbesto) friabile nella struttura e viene emanata un’ordinanza contingibile e urgente nei confronti di CABA Srl proprietaria del compendio immobiliare, in cui si ordina l’immediata messa in sicurezza tramite incapsulamento delle coperture in amianto, risultando tali coperture ammalorate per oltre il 10%, da considerarsi pertanto come riufiuto speciale pericoloso. La stessa ordinanza prevedeva già, in caso di inottemperanza da parte della società CABA Srl, come nei fatti poi è avvenuto, l’esecuzione d’ufficio dell’intervento di messa in sicurezza/incapsulamento ad opera del Settore Politiche Ambientali ed Energetiche del Comune di Milano. Lo scorso 11 febbraio il Kollettivo Indipendente Agnesi, con due azioni dimostrative, una davanti all’ex fabbrica e una in Darsena, ha voluto comunicare per l’ennesima volta ai cittadini ed al Comune di Milano la propria sensibilità all’argomento ma soprattutto ha voluto fare di nuovo luce su questa grave questione. A seguito di queste azioni abbiamo ottenuto quella che, al tempo, ci sembrava una vittoria: il 16/02/17 il Comune si incarica formalmente, con un atto pubblico, della bonifica dell’area entro l’estate 2017, inserendo l’intervento di incapsulamento dell’amianto in Via Bazzi 12 come intervento prioritario nel Piano triennale (2017-2019) delle opere pubbliche al costo di 40.000€. L’ennesima promessa non mantenuta, i lavori non sono stati fatti. Inizialmente il Comune ha rimandato l’intervento a dicembre 2017 per poi posticiparlo ulteriormente ad una data imprecisata del 2018. Ancora una volta ci ritroviamo di fronte ad una inottemperanza del comune di Milano e chi per esso, in questo caso, dovrebbe occuparsi delle questioni di riqualificazione di edifici pubblici; capace soltanto di nascondere dietro la burocrazia la propria totale incapacità nel risolvere problematiche di interesse pubblico.
Come studenti e studentesse, come personale ATA e insegnanti, ci domandiamo perché l’amministrazione comunale non abbia adempiuto ad un dovere formale sancito da un documento pubblico.
L’alto grado di pericolosità per la salute collettiva, a causa degli agenti inquinanti individuati, ci dà ragione di ritenere questo intervento di bonifica estremamente urgente, necessario ed improcrastinabile e non esiste burocrazia che tenga. La salute è un diritto costituzionale, il tempo delle parole è scaduto. Vogliamo però ribadire un concetto fondamentale: il solo incapsulamento non può definirsi un intervento risolutivo, essendo questo solo una piccola pezza provvisoria ad un problema molto più grave, ovvero la presenza stessa di un enorme area urbana abbandonata, costruita con tetti in amianto, devastata da cromo esavalente (il che la rende inacquistabile da qualsiasi privato) e attualmente usata dalla criminalità per spaccio e altre attività degradanti per tutti.
La rimozione e la riqualificazione di quest’area di 8000 m² è, e resterà, il nostro obiettivo finale.
Quest’anno chiediamo e lotteremo con ogni mezzo necessario per ottenere l’adempimento delle promesse da parte del comune. Di seguito riportiamo la testimonianza di Jacopo Vannucci, studente della Sede in via Tabacchi che, coraggiosamente, ha voluto raccontare un’esperienza personale riguardante la problematica dell’amianto nel nostro paese.
Kollettivo Indipendente Agnesi
“L’amianto non “muore” mai ma il mio caro nonno,
insieme a troppe vittime, sì.
In Italia l’esposizione a questa pericolosissima sostanza minerale continua a mietere ogni anno in media 1.200 morti per mesotelioma maligno e altrettanti per tumori correlati, e questo nonostante nel nostro Paese l’utilizzo sia stato messo al bando ormai da 24 anni. Nonno Guido era un bravo ingegnere e nel corso della sua vita lavorativa andava abitualmente a ispezionare aziende e fabbriche per controllare che tutto fosse a norma. Nonostante fosse molto scrupoloso, attento e preparato si è ammalato lo stesso sul “campo” di lavoro a causa dall’esposizione all’eternit presente in numerosi manufatti.
Purtroppo è morto soffrendo perché la diagnosi emersa dopo quasi trent’anni dalla prima contaminazione era severa: mesotelioma, ovvero tumore alla pleura. Nel 2017 è ancora una vera e propria emergenza in tanti edifici pubblici e privati, compresa l’allarmate tettoia in eternit, a fianco al liceo Agnesi (sede via Bazzi), seriamente deteriorata e potenzialmente nociva come tutta l’area dell’ex ditta galvanica “Lorenzini”. Mi ricordo che mio nonno mi descrisse l’amianto come un serio pericolo per l’impossibilità a vedere la sua dispersione in caso di rotture o vetustà dei manufatti: sono aghi microscopici e quindi “subdoli”. Proprio in ricordo del caro nonno vorrei che si tutelasse la preziosa salute di tanti ragazzi, professori e personale del Liceo Agnesi. È una battaglia condotta da troppo tempo dal Comitato genitori, da noi studenti, dal Consiglio d’Istituto, dal Dirigente e dal Consiglio di Zona 5 (ora Municipio 5). Ora basta con le continue giustificazioni delle istituzioni, non più accettabili dopo cinque anni, davanti a una priorità assoluta come la salute!”.
In Italia l’esposizione a questa pericolosissima sostanza minerale continua a mietere ogni anno in media 1.200 morti per mesotelioma maligno e altrettanti per tumori correlati, e questo nonostante nel nostro Paese l’utilizzo sia stato messo al bando ormai da 24 anni. Nonno Guido era un bravo ingegnere e nel corso della sua vita lavorativa andava abitualmente a ispezionare aziende e fabbriche per controllare che tutto fosse a norma. Nonostante fosse molto scrupoloso, attento e preparato si è ammalato lo stesso sul “campo” di lavoro a causa dall’esposizione all’eternit presente in numerosi manufatti.
Purtroppo è morto soffrendo perché la diagnosi emersa dopo quasi trent’anni dalla prima contaminazione era severa: mesotelioma, ovvero tumore alla pleura. Nel 2017 è ancora una vera e propria emergenza in tanti edifici pubblici e privati, compresa l’allarmate tettoia in eternit, a fianco al liceo Agnesi (sede via Bazzi), seriamente deteriorata e potenzialmente nociva come tutta l’area dell’ex ditta galvanica “Lorenzini”. Mi ricordo che mio nonno mi descrisse l’amianto come un serio pericolo per l’impossibilità a vedere la sua dispersione in caso di rotture o vetustà dei manufatti: sono aghi microscopici e quindi “subdoli”. Proprio in ricordo del caro nonno vorrei che si tutelasse la preziosa salute di tanti ragazzi, professori e personale del Liceo Agnesi. È una battaglia condotta da troppo tempo dal Comitato genitori, da noi studenti, dal Consiglio d’Istituto, dal Dirigente e dal Consiglio di Zona 5 (ora Municipio 5). Ora basta con le continue giustificazioni delle istituzioni, non più accettabili dopo cinque anni, davanti a una priorità assoluta come la salute!”.
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