Fronte della Gioventù Comunista (FGC) | gioventucomunista.it
31/10/2017
La giornata di mobilitazione studentesca del 13 ottobre ha visto migliaia di studenti alzare la testa contro il sistema dell'alternanza scuola-lavoro e un'istruzione sempre più di classe. Una risposta decisa alle politiche dei governi e dell'Unione Europea sulla scuola, che segna un passo in avanti nella lotta degli studenti e pone le basi per un movimento davvero combattivo. Al grido delle manifestazioni che hanno attraversato il paese il Ministero dell'Istruzione e il Partito Democratico hanno opposto una difesa di tutte le misure sull'istruzione, bollando le proteste come semplici lamentele di studenti sfaticati. Uno scontro frontale che dimostra tutte le responsabilità politiche del
Governo e del Ministro Fedeli, escludendo ogni possibilità di confronto con le rivendicazioni delle proteste.
La linea del governo coincide con le esigenze di banche e grandi imprese, non con le aspirazioni e le necessità degli studenti. I problemi che gli studenti di tutta Italia vivono quotidianamente restano irrisolti e assumono proporzioni insostenibili. Il costo esorbitante dei libri di testo, il furto dei contributi scolastici, gli edifici pericolanti evidentemente non rientrano nell'agenda del Ministero, che preferisce regalare milioni di studenti alle aziende come manodopera gratuita in alternanza. La Carta dei Diritti degli studenti in alternanza, annunciata da più di due anni e mai pubblicata, ormai è soltanto una barzelletta usata dal Ministro Fedeli per tenere buoni gli studenti sfruttati e fingere un'attenzione verso le condizioni di lavoro in stage.
In quest'ottica, chiedere aggiustamenti alle politiche del governo significa soltanto mettersi alla coda degli interessi del Partito Democratico, regalando agli studenti l'illusione che ci possa essere un'inversione di tendenza. Significa perseguire una linea di compromesso con chi sta costruendo una scuola al servizio del profitto e spegnere ogni istanza davvero combattiva. Non esiste margine di contrattazione con chi sistematicamente distrugge le misure per il diritto allo studio e consegna la scuola nelle mani delle aziende, con chi attacca le proteste degli studenti e cerca di tappare la bocca ai giovani che alzano la testa. Ogni passo indietro è una sconfitta, un regalo a chi sulle nostre spalle ingrossa le proprie tasche.
Intensificare ed estendere la protesta a tutte le scuole, costruire una lotta capillare e cosciente che coinvolga le masse studentesche di tutta Italia: solo in questo modo riusciremo ad avanzare nelle rivendicazioni, a imporre la nostra volontà e scardinare i meccanismi che reggono oggi la scuola di classe. Lottare per una scuola diversa significa rifiutare i contentini e le prese in giro, inquadrare le responsabilità precise della condizione che il sistema educativo vive in questo momento e condurre una battaglia coerente, senza mezzi termini. Questo modello di istruzione educa intere generazioni di studenti a un futuro di sfruttamento e precarietà, insegnando a chinare la testa di fronte al lavoro non pagato e ai ricatti. Noi futuri lavoratori abbiamo bisogno di un'istruzione completamente diversa.
Organizziamoci per scendere in piazza il 24 novembre, costruendo in tutta Italia la mobilitazione degli studenti contro la scuola di classe voluta dal Partito Democratico. Mobilitiamoci per gridare il nostro no a un futuro da schiavi, rafforzando la battaglia per un giusto salario e diritti in alternanza scuola-lavoro. Scioperiamo per una scuola completamente gratuita, che garantisca a tutti un'educazione di qualità, senza ostacoli economici. Lottiamo per avere voce in capitolo dentro le scuole, per un controllo sui progetti di alternanza che strappi ai presidi lo strapotere di cui godono. Costruiamo da ogni istituto l'opposizione a questo modello d'istruzione, una battaglia che guardi avanti e sia capace di conquistare i propri obiettivi senza cedere ai ricatti e ai compromessi.
Facciamo appello a tutte le forze studentesche a scendere in piazza Il 24 novembre, per gridare un forte no alle politiche del Governo sulla scuola, per inchiodare il Ministero dell'Istruzione alle proprie responsabilità. Non esiste alcuna prospettiva di crescita per il movimento studentesco senza una rifiuto netto di ogni linea compromissoria e una condanna chiara della natura del governo. In gioco non c'è l'esito di qualche manifestazione, ma l'indirizzo delle lotte studentesche nel nostro paese: bisogna scegliere se lottare o piegarsi al volere del Ministro Fedeli, se alzare la testa o servire gli interessi del Governo e della Confindustria. Costruiamo la giornata di lotta degli studenti combattivi, dei giovani della classe lavoratrice che non si piegano alla svendita del loro futuro. Non saremo schiavi!
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