Ventimiglia,
la prefettura chiude la chiesa simbolo dell’accoglienza. Prete: ‘Migliaia di
migranti ospitati senza soldi pubblici’
La parrocchia di Sant'Antonio alle Gianchette è stata
il primo punto di riferimento per le migliaia di migranti che speravano di
superare il confine con la Francia. Da lunedì 14 agosto la Prefettura ne ha
disposto la chiusura. Gli ospiti verranno trasferiti nel parco della Croce
Rossa. Don Rito Alvarez: "Alternativa promiscua e poco umana"
Nel 2016 ha accolto oltre 15mila migranti di 82
nazionalità diverse, tra cui 3500 minori, il 50 per cento non accompagnati. Ha
offerto loro un riparo per la notte, pasti caldi, abiti puliti, assistenza
medica e legale. Con il solo ausilio di decine di infaticabili volontari.
La chiesa di Sant’Antonio alle Gianchette, gestita dalla parrocchia e dalla Caritas
di Ventimiglia, è stata il simbolo dell’accoglienza in centro. Il primo
punto di riferimento per le migliaia di migranti passati per Ventimiglia
nella speranza di varcare il confine con la Francia e assicurarsi un
futuro in altri Paesi europei, sgombro da violenze e privazioni. Da lunedì
prossimo l’accoglienza alle Gianchette cesserà di esistere: la Prefettura ne ha
disposto la chiusura.
I circa 40 ospiti rimasti, in prevalenza donne e bambini,
verranno trasferiti al Parco Roja gestito dalla Croce Rossa. Un
provvedimento già annunciato da mesi, nei confronti del quale le organizzazioni
non governative presenti sul territorio avevano più volte espresso forti
perplessità. Il campo della Croce Rossa ospita già oltre 450 uomini e una
cinquantina di minori non accompagnati dai 16 ai 18 anni. “La convivenza
promiscua con donne sole e bambini piccoli rischia di moltiplicare gli abusi
nei confronti di soggetti vulnerabili e esposti a rischi”, sottolinea Daniela
Zitarosa, operatrice legale di Intersos. “Nei mesi scorsi abbiamo
registrato diverse segnalazioni di donne vittime di tratta. E anche per
i minori andrebbe garantita un’accoglienza ad hoc. E’ bene che le istituzioni
si facciano carico dell’accoglienza dei migranti in transito, ma per quanto ci
siano state migliorie nel campo della Croce Rossa, dovrebbero venire creati
spazi ben delimitati che garantiscano protezione ai più fragili –
aggiunge Zitarosa – Senza contare che a oggi mancano operatori e mediatori
culturali e non ci sono né ostetriche né pediatri”. Altro elemento di
criticità è la distanza del campo CRI dal centro cittadino, circa 4 chilometri:
“La strada è pericolosa e non illuminata – aggiunge – Ci sono già state due
vittime tra i migranti che andavano a piedi al campo”. Una settimana fa
l’accordo tra Prefettura, Comune e Caritas ha dato il via
libera ai primi trasferimenti “in via sperimentale”. Tra le polemiche, una
decina di nuclei familiari hanno traslocato nei container del Parco Roja. Altre
hanno raccolto in fretta e furia le loro poche cose e si sono accampate lungo
il greto del fiume Roja, dove da mesi vivono in condizioni drammatiche
almeno altri 400 migranti. Hanno preferito restare nascoste per poi tentare di
ripartire. Troppo alto il rischio di venire identificate (all’accesso al campo
della Croce Rossa vengono chieste generalità e impronte digitali), troppo lunga
la distanza da percorrere a piedi per la stazione dei treni o i sentieri
che si inerpicano per le montagne verso il confine francese. Intanto,
dopo la manifestazione di protesta di un comitato cittadino contrario alla
presenza di migranti in città, sono stati sospesi i lavori per creare un centro
di accoglienza riservato ai minori non accompagnati alla Marina di San
Giuseppe, ai piedi del borgo antico. “La logica è allontanare i migranti
dalla vista dei cittadini”, denuncia il parroco di Sant’Antonio don Rito
Alvarez, da un anno in prima linea nell’accoglienza. “Alle Gianchette
abbiamo accolto migliaia di persone che altrimenti sarebbero rimaste in strada.
Senza prendere un centesimo dalle istituzioni – spiega – Non possiamo opporci
alle scelte della prefettura, ma personalmente non nascondo il mio totale
disaccordo. L’alternativa della Croce Rossa è molto promiscua e, a mio avviso,
poco umana”. Una ‘Fortezza Bastiani’ di tende e container allineati
sotto il sole presidiati da esercito e polizia: così appare
dall’esterno il Parco Roja. Un “non luogo” che forse, nell’immaginario dei
migranti, evoca altri luoghi da cui prendere le distanze.
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