Il pm
Basilone: "Finalità meramente commemorativa, non rientra nella legge
Scelba". Gli indagati erano una decina, tra cui militanti di Lealtà e
Azione e CasaPound. L'Anpi: "Decisione inquietante e grave"
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04 agosto
2017
Fu una
commemorazione, non un tentativo di ricostruzione del partito fascista: la
legge Scelba qui non si applica. E' la posizione della procura di Milano sul
blitz del 29 aprile al Campo X di Milano, nel cimitero di Musocco, dove un migliaio di
militanti dell'ultradestra si trovarono davanti alle tombe dei caduti della Rsi e fecero il saluto
romano. Raccolto il materiale, analizzata la situazione, e tutto il materiale
fotografico, ecco ciò che dice il pm Piero Basilone: non è affiorato l'intento
"di raccogliere adesioni a un progetto di ricostruzione del disciolto
partito fascista" bensì una "finalità meramente commemorativa".
A differenza di quanto è accaduto in passato, la manifestazione non è stata
preceduta da una sfilata pubblica per le vie di Milano con l'esibizione di
simboli e vessilli tali da
rendere concreto il pericolo "attrazione" del consenso verso l'ideologia del Ventennio.
rendere concreto il pericolo "attrazione" del consenso verso l'ideologia del Ventennio.
Dunque il pm Basilone, in accordo con il responsabile del pool antiterrorismo e
antieversione Alberto Nobili, chiede l'archiviazione per dieci militanti di
Lealtà e Azione e di CasaPound, tra cui il leader Gianluca Iannone, che erano
indagati per manifestazione fascista e manifestazione non autorizzata.
Anche questo
secondo reato per il pm non si è configurato in quanto dalle indagini non è
emersa alcuna prova che qualcuno dei presenti al Campo X abbia pianificato,
diretto o coordinato il blitz durante il suo svolgimento.
La
commemorazione era stata preceduta dalla diffusione di volantini nei quali si
spiegava che si voleva commemorare l'anniversario della morte di Carlo Borsani
(assassinato nel '45 con un colpo alla nuca da alcuni partigiani),
"l'ignobile massacro di Piazzale Loreto (...) e gli efferati assassinii
avvenuti per mano dell'antifascismo militante". Il riferimento era agli omicidi
di Sergio Ramelli e dell'avvocato Enrico Pedenovi. In base a quanto emerso
dagli accertamenti, il pubblico ministero ha valutato che si è trattato di una
manifestazione dentro un cimitero, durata circa mezz'ora, a cui hanno
partecipato numerose persone accomunate dalla stessa ideologia, "in un
contesto che deve ritenersi inidoneo a generare il pericolo di suggestione dei
presenti". Inoltre i partecipanti, al termine della celebrazione, si sono
allontanati "senza causare alcun turbamento dell'ordine e della sicurezza
pubblica".
Pertanto, per la procura, "affiora come esclusiva, se non predominante, una finalità meramente commemorativa. Cosicchè, deve ritenersi non integrata nelle condotte accertate quella pericolosità che la norma (quella prevista dall'articolo 5 della legge Scelba del '52, ndr.) mira a scongiurare" del pericolo concreto "di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione del disciolto partito fascista". Ora la parola passa al gip. Ma intanto arriva la dura presa di posizione dell'Anpi, l'associazione nazionale dei partigiani, che definisce "inquietante e grave" la decisione della procura: "La richiesta, che dovrà essere vagliata da un giudice per le indagini preliminari, desta in tutti noi profonda inquietudine e preoccupazione - scrive il presidente dell'Anpi provinciale Roberto Cenati - . Chiediamo allo Stato, in questa delicatissima fase del nostro Paese, fermezza e decisione per contenere e respingere ogni tentativo, oggi purtroppo ricorrente, di esaltazione del fascismo, applicando le leggi che già esistono. Ci dimostri questo Stato di essere finalmente quello Stato antifascista, delineato dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, sciogliendo gruppi dichiaratamente nazifascisti e infliggendo a chi fa apologia di fascismo, reato gravissimo nel nostro ordinamento costituzionale, quelle esemplari condanne che ancora oggi stiamo attendendo".
Pertanto, per la procura, "affiora come esclusiva, se non predominante, una finalità meramente commemorativa. Cosicchè, deve ritenersi non integrata nelle condotte accertate quella pericolosità che la norma (quella prevista dall'articolo 5 della legge Scelba del '52, ndr.) mira a scongiurare" del pericolo concreto "di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione del disciolto partito fascista". Ora la parola passa al gip. Ma intanto arriva la dura presa di posizione dell'Anpi, l'associazione nazionale dei partigiani, che definisce "inquietante e grave" la decisione della procura: "La richiesta, che dovrà essere vagliata da un giudice per le indagini preliminari, desta in tutti noi profonda inquietudine e preoccupazione - scrive il presidente dell'Anpi provinciale Roberto Cenati - . Chiediamo allo Stato, in questa delicatissima fase del nostro Paese, fermezza e decisione per contenere e respingere ogni tentativo, oggi purtroppo ricorrente, di esaltazione del fascismo, applicando le leggi che già esistono. Ci dimostri questo Stato di essere finalmente quello Stato antifascista, delineato dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, sciogliendo gruppi dichiaratamente nazifascisti e infliggendo a chi fa apologia di fascismo, reato gravissimo nel nostro ordinamento costituzionale, quelle esemplari condanne che ancora oggi stiamo attendendo".
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