(Da Il manifesto del 27.11) - "Alla vigilia della manifestazione «Non una di meno» ha gioito del ritorno in piazza delle donne contro la violenza...
(Domanda della giornalista alla Boldrini): ...Dalla piazza è arrivato un messaggio alle istituzioni. E alcune richieste precise, fra cui quella di comporre insieme un piano antiviolenza. Le istituzioni sapranno coglierlo?
(Risposta della Boldrini): ...Per quanto riguarda le istituzioni, con l’intergruppo delle deputate abbiamo incontrato le organizzatrici a Montecitorio per farci spiegare i contenuti della manifestazione. Si è creato un clima positivo e collaborativo. Ho voluto chiarire che le donne delle istituzioni e quelle delle associazioni stanno dalla stessa parte...
...Per quanto riguarda Montecitorio, ho voluto ricordare quello che abbiamo fatto in questa legislatura... In parlamento abbiamo ratificato la Convenzione di Istanbul e approvato il decreto sul femminicidio, inasprendo le pene per alcuni reati, aumentando le tutele per le vittime e inserendo il piano straordinario contro la violenza.
(Domanda della giornalista): Lei sa che alcune associazioni non hanno apprezzato quella legge.
(Risposta della Boldrini): Ne discuteremo ancora, ma quello che abbiamo fatto in questa legislatura non ha precedenti (?!). Personalmente mi sono spesa anche in gesti simbolici (Ah, ecco...): dal drappo rosso esposto sulla facciata di Montecitorio, ad abbassare in segno di lutto la bandiera italiana in memoria delle donne ammazzate e degli orfani di femminicidio; ho istituito la Sala delle donne con le foto delle donne della Repubblica... infine ho dato il via, da un anno, all’intergruppo delle deputate. Grazie al quale nella legge di bilancio sono stati inseriti emendamenti per il sussidio agli orfani di femminicidio, alle vittime di stupri di guerra, l’estensione del congedo per violenza alle lavoratrici autonome, e l’aumento di 5 milioni di euro del contributo ai centri antiviolenza. Le deputate hanno dato la priorità al fatto di essere donne, prima ancora che espressione di gruppi politici. Aggiungo: alla Camera abbiamo approvato la legge che consente di dare il cognome della madre ai figli, ora ferma al Senato. Ed io ho introdotto il linguaggio di genere negli atti parlamentari, che fin qui prevedevano solo il maschile...
(Tornando infine sulla manifestazione del 26): ...una volta che saranno partiti i tavoli di lavoro, subito ci incontreremo con le organizzatrici insieme alle deputate dell’intergruppo per confrontarci sulle proposte. Funzionerà se saremo tutte coinvolte e tutte determinate a raggiungere l’obiettivo. Non più ’noi’ e ’voi’: cammineremo insieme".
QUESTO FILO DIRETTO TRA ASSOCIAZIONI ORGANIZZATRICI DEL 26 E LA BOLDRINI PER UN PIANO ANTIVIOLENZA, SERVIRA' ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA PER METTERSI ALTRE "MEDAGLIE" SUL PETTO, MA NON CERTO ALLE MIGLIAIA DI DONNE CHE SONO SCESE IN PIAZZA.
Sul decreto sul femminicidio
NORME
SU FEMMINICIDIO E STALKING O PACCHETTO SICUREZZA?
"...il provvedimento, presentato da Alfano e approvato dal
consiglio dei ministri come decreto contro femminicidio e stalking,
contiene tutta un'altra serie di provvedimenti che non hanno nulla a
che
vedere con il tema ma hanno invece molto a che vedere con
l'ordine, la sicurezza e la repressione di altre manifestazioni. La
cosa più eclatante e grave è l'inserimento di misure di
rafforzamento della repressione del movimento No Tav, tra
cui vi sono tantissime donne, che prevedono una punizione più severa
per “l'accesso abusivo” nei cantieri della Tav; tra l'altro anche
una vera provocazione, visto che proprio recentemente le forze
dell'ordine nel reprimere e arrestare giovani, donne, compagni/e del
movimento No Tav, hanno usato anche molestie e pesanti offese sessuali
verso una donna arrestata, Marta.
Poi
vi sono altre misure, sempre all'insegna di più repressione, più
presenza delle forze dell'ordine, tra cui: estendere
gli arresti differiti nelle manifestazioni sportive; rafforzare e
dare maggiore flessibilità (= più compiti) all'impiego dei militari
sui territori; ecc.
Quindi
se vogliamo parlare delle norme su 'femminicidio e stalking'
innanzitutto pretendiamo la cancellazione dal decreto di tutte le
altre norme e non permettiamo che in nome delle donne si impone un
pacchetto sicurezza da Stato di polizia e moderno fascismo.
In
questi termini respingiamo nettamente questo decreto.
LA
FILOSOFIA DI FONDO
Ma
dobbiamo dire che anche nelle norme su femminicidio e stalking, la
logica generale che le guida è all'insegna del potenziamento del
ruolo di controllo dello Stato... Questo
decreto crea un clima e una politica non di difesa e aumento dei
diritti da parte delle donne, non di rispetto per le scelte, la vita,
l'autodeterminazione delle donne, non di più libertà, ma di messa
sotto controllo e “tutela” delle donne, quindi di minore libertà.
Questo rende questo
decreto - al di là di singole misure che in parte già erano
presenti ma inapplicate, in parte sono inevitabili di fronte a
un'emergenza oggettiva – non accettabile dal movimento delle
donne...
...sarà una mera coincidenza, ma proprio negli stessi giorni in cui il
governo ha approvato queste norme contro femminicidi e stalking, il
Tribunale de L'Aquila ha concesso la libertà di uscire per lavoro
(dopo già la condanna vergognosa degli arresti domiciliari) all'ex
militare Tuccia stupratore e quasi assassino di “Rosa”.
NEL
MERITO
Pur
considerando, e su questo sono le donne che lo hanno per prima e
sempre denunciato, che le violenze, i femminicidi avvengono
soprattutto in famiglia o nelle relazioni personali, questo decreto
introduce, oltre l'aggravante se l'autore della violenza è il
coniuge, anche se separato o divorziato, o il partner pure se non
convivente, altre aggravanti - se alla violenza assiste un minore di
18 anni o se la donna è incinta – che guardano non alla gravità
del reato nei confronti della donna ma di fatto delle donne in essa,
derubricando oggettivamente le violenze sessuali in tutti gli altri
ambiti (posti di lavoro, “strade”, carceri, ecc.) e sulle altre
donne non inquadrabili nel sistema famiglia – guarda caso, ma per
esempio queste norme parlano poco di “stupri”.
Altre
misure sono necessarie, come: le forze di polizia potranno buttare
fuori di casa, con urgenza, il coniuge violento, impedendogli di
avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla donna; l'arresto
obbligatorio in flagranza per maltrattamenti contro familiari e
conviventi o per stalking; la corsia preferenziale; il gratuito
patrocinio; la protezione dei testimoni; la procedibilità anche su
denuncia di terzi; il permesso di soggiorno per motivi umanitari ai
cittadini stranieri che subiscano violenze di questo tipo.
MA
SU QUESTO LE DONNE NON POSSONO AVERE FIDUCIA E DELEGARE ALLO STATO.
Già
ora alcune misure utili vi erano, ma gestite da questo Stato, dalle
forze dell'ordine, da questa Magistratura, da centri antiviolenza
istituzionali o non vengono applicate o diventano anch'essi strumenti
di violenza della volontà delle donne – vedi l'andamento dei
processi.
Le
donne vengono considerate come “vittime” al massimo da “tutelare”
e non come soggetti attivi, principali nella battaglia contro
femminicidi e stupri; anzi quando lo sono, con le lotte, le si vuole
riportare ad una condizione di “delega” alle istituzioni o le si
reprime. Si vuole soffocare, impedire il protagonismo delle donne, la
ribellione delle donne, e nascondere che “gli uomini che odiano le
donne” sono una reazione oggi anche al fatto che le donne, come
donne, vogliano decidere della propria vita.
Quindi,
anche là dove, si vogliono introdurre norme utili, SENZA LA LOTTA E
L'AUTORGANIZZAZIONE DELLE DONNE, diventano inutili e anche
controproducenti...
...Tornando
alle norme. In alcuni casi vogliono toccare solo alcuni aspetti, ma
volutamente restano in superficie, vedi la questione dei processi, in
cui si parla di “corsia preferenziale” ma nulla si dice su come
vengono svolte le udienze, sulla doppia violenza che vi devono subire
le donne, e soprattutto nulla si dice per impedire le scandalose
condanne anche di questi ultimi mesi, non considerando esplicitamente
le violenze sessuali contro le donne tra i reati più gravi.
In
altri casi, la “tutela” diventa uno strumento di oppressione,
vedi il divieto del ritiro della querela, che potrà avere come
risultato la rinuncia delle donne a farla.
Nel
decreto si parla, poi, di potenziare i centri antiviolenza e i
servizi di assistenza, formare gli operatori. Questo
nel momento in cui si tagliano le risorse ai centri autogestiti
direttamente da associazioni di donne, fa capire, lì dove dalla
parole, per ora generiche, si passasse ai fatti, che verrebbero
incrementati e finanziati solo i centri istituzionali.
Infine
il governo, andando indietro anche alla stessa Convenzione di
Istanbul, nulla dice contro
le discriminazioni, oppressioni, contro le condizioni di vita che
sono alla base delle violenze sessuali e femminicidi...
...Su
questo... i governi sono direttamente responsabili della condizione
di doppio sfruttamento e oppressione delle donne..."
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