Perché piace tanto ai padroni questa legge? Innanzi tutto per il quadro
riassuntivo dei miliardi che vanno direttamente nelle loro tasche e poi perché:
“Si può
aggiungere - e non è cosa di poco conto - che le opposizioni hanno avuto un atteggiamento responsabile. Tutto
questo” continua soddisfatto il quotidiano dei padroni “significa anche che la
legge di bilancio è stata sottratta in queste settimane allo scontro politico mentre infuria una durissima campagna
elettorale sul referendum costituzionale senza esclusione di colpi bassi.”
Ma sì! Che si
scannino pure a chiacchiere pubblicamente nei talk show i politicanti di turno,
per i padroni è fondamentale “mettere in sicurezza” i loro soldi e soprattutto
con l’aiuto della cosiddetta opposizione che quando ci vuole sa essere “responsabile”!
Manovra da mettere in
sicurezza
L'articolo del Sole 24 Ore del 26 novembre
La legge di
bilancio ha avuto la prima approvazione parlamentare ieri alla Camera e le
modifiche apportate, per quanto numerose, sono state di portata marginale
rispetto all’impianto del governo. Gli aspetti più importanti e qualificanti della
manovra - il piano «Industria 4.0» per favorire gli
investimenti del manifatturiero nella digitalizzazione, il rafforzamento del bonus fiscale per i premi di produttività aziendali, la riduzione dell’Ires, la sterilizzazione della clausola di salvaguardia dell’Iva, il rilancio degli investimenti pubblici - sono rimasti nella sostanza immutati e questo è certamente positivo. Il sostegno alla crescita degli investimenti privati e pubblici è il pilastro portante della manovra ed è la scelta di fondo, condivisibile, della politica economica in questa fase di crescita ancora debole. Sono aspetti positivi anche il riferimento a «Casa Italia» per la prevenzione sismica e il ricorso all’extradeficit che la commissione Ue ha messo sotto osservazione.
investimenti del manifatturiero nella digitalizzazione, il rafforzamento del bonus fiscale per i premi di produttività aziendali, la riduzione dell’Ires, la sterilizzazione della clausola di salvaguardia dell’Iva, il rilancio degli investimenti pubblici - sono rimasti nella sostanza immutati e questo è certamente positivo. Il sostegno alla crescita degli investimenti privati e pubblici è il pilastro portante della manovra ed è la scelta di fondo, condivisibile, della politica economica in questa fase di crescita ancora debole. Sono aspetti positivi anche il riferimento a «Casa Italia» per la prevenzione sismica e il ricorso all’extradeficit che la commissione Ue ha messo sotto osservazione.
Miglioramenti
di questo impianto sono sempre possibili, per esempio con il ripristino
integrale del “bonus mobili” che traina un intero settore. Così come non è
mancato, nel finale di partita, il solito rito delle micro-norme per
distribuire piccoli stanziamenti. Né è mancato il peggioramento di qualche
norma già sbagliata in partenza: il riferimento è, in particolare, all’ottava
salvaguardia per gli esodati, allargata ad altre tremila unità, con un aggravio
di 161 milioni che vanno ad aggiungersi al miliardo e mezzo di costo per il
periodo 2017-2025. Non basta giustificare questa misura dicendo che vengono
utilizzate risorse già stanziate e non spese per le precedenti salvaguardie.
Si tratta comunque di una maggior spesa sociale che va alla previdenza, in particolare per garantire un'uscita anticipata a categorie specifiche, quando in prospettiva ci sarà bisogno di nuove risorse per garantire spesa sociale destinata agli ammortizzatori sociali o alla lotta alla povertà. Tuttavia, possiamo dire che l'assalto alla diligenza non c'è stato o quanto meno è stato contenuto, che il governo e la sua maggioranza hanno tenuto bene al primo passaggio parlamentare, nonostante qualche screzio procedurale sull'applicazione della nuova legge di bilancio, che l'impianto fondamentale della manovra non ha subito colpi gravi. Si può aggiungere - e non è cosa di poco conto - che le opposizioni hanno avuto un atteggiamento responsabile. Tutto questo significa anche che la legge di bilancio è stata sottratta in queste settimane allo scontro politico mentre infuria una durissima campagna elettorale sul referendum costituzionale senza esclusione di colpi bassi.
C'è da
augurarsi che le forze politiche facciano la stessa scelta responsabile nel
passaggio al Senato. Tanto più questo è necessario in quanto l'esame a Palazzo
Madama è calendarizzato subito dopo il referendum e rischia di pagare l'esito
della votazione. In caso di vittoria del sì, la rapida approvazione della legge
di bilancio sarebbe una scelta naturale per il governo Renzi e si tratterebbe
solo di chiudere la porta ad altre tentazioni di allargamento del capitolo
sociale e pensionistico presente in manovra. Potrebbe esserci qualche ulteriore
richiamo da Bruxelles, ma c'è da aspettarsi che quel discorso “correttivo”, se
necessario e comunque limitato, possa essere eventualmente ripreso con l'anno
nuovo, una volta blindata e portata al traguardo questa manovra. In caso di
vittoria del no, lo scenario politico si complicherebbe e tanto più sarebbe
necessario continuare a tenere fuori la legge di bilancio dallo scontro
politico.
Per farlo
servirebbe una rapidissima approvazione della manovra al Senato e la sua
definitiva messa in sicurezza, prima o durante il chiarimento politico, con un
accordo il più ampio possibile fra le forze politiche. Una corsia preferenziale
che consenta di chiudere subito la partita della manovra. In questo modo si
manderebbe un segnale di responsabilità ai mercati, che potrebbero vivere
giorni di tensione anche alta, e si eviterebbe il rischio gravissimo di un esercizio
provvisorio di bilancio. A un'approvazione rapida della legge di bilancio
sarebbe certamente interessato in ogni caso anche il Quirinale. Soprattutto,
sarebbe una scelta fatta nell'interesse del Paese e della nostra economia che
ha bisogno, comunque, dal 1° gennaio di mettere in pratica tutte quelle misure
di stimolo che la legge di bilancio contiene. A partire dagli investimenti che
a oggi sono la strada maestra per far ripartire il Pil. E il Pil è di tutti,
non di qualche forza politica.
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