TRUMP E VOTO OPERAIO
E' vero che una parte della classe operaia bianca ha votato Trump, sia, come abbiamo già scritto, contro la elites democratica al potere, sia per l'affermarsi nelle sue fila, ben prima di Trump, dell'ideologia antimmigrati, razzista, neocorporativa e protezionista.
Trump durante le elezioni ha cavalcato la tigre, offerto un riferimento, cristallizzato queste idee e portato a casa il risultato.
Questo non vuole affatto dire però che Trump al potere farà gli interessi di questa parte della classe operaia. Tutti i primi orientamenti e gli uomini scelti da Trump vanno decisamente in direzione opposta, perchè sono decisioni che vanno verso il taglio delle tasse sui profitti, piena libertà d'azione alle banche e alla grande finanza, che sono proprio a favore di coloro che hanno peggiorato la condizione economica, e rovinato questa parte della classe operaia.
Così è evidente che tutto il cosiddetto protezionismo “proteggerà” i padroni americani, ma non certo gli operai americani che, anzi, saranno chiamati ad uno sforzo particolare e a condizioni di vita e di lavoro necessari a sostenere l'industria americana protetta.
Quindi, non solo le classi più sfruttate, le masse afroamericane e degli immigrati dall'America Latina, ma anche i settori di classe operaia bianca saranno fortemente danneggiati dalla effettiva politica condotta dal miliardario americano.
Questo non vuol dire che vi può essere un rapido deterioramento del rapporto di consenso tra la nuova Presidenza e questi settori della classe, perchè Trump farà molta leva sugli elementi ideologici, sullo scatenamento della guerra tra poveri, sulla semina a piene mani, del patriottismo, della xenofobia, per tenere a sé legati masse che la sua politica conduce a condizioni di vita peggiori.
In questo senso, però, questa contraddizione rende evidente come la lotta sociale e politica contro la nuova presidenza Trump ha bisogno di una analisi di classe effettivamente aderente alle contraddizioni della società americana.
Il partito comunista rivoluzionario degli Usa non può che organizzarsi nei settori più sfruttati del proletariato e delle masse povere degli Usa.
E, all'interno di queste, non può guardare ad esse in termini populisti o democratico radicali, come è stato da sempre nella sinistra americana.
Nei settori più sfruttati delle masse proletarie occorre saldamente prendere in mano la difesa delle condizioni di vita, l'organizzazione sindacale di classe, fuori e contro il sindacalismo ufficiale americano, il sistema dei partiti e le diverse forme delle associazioni democratiche americane: Occorre far assumere alla lotta le caratteristiche costanti di una guerra di classe, di una guerra ideologica nelle fila delle masse; unire in un solo piano e sotto una sola direzione organizzazione di massa, organizzazione militante, azione nei territori - che vanno considerati periferie, della 'campagna che accerchia la città'.
In questo senso il modello di partito per questa prospettiva non sono certo i partiti di impronta socialista e comunista USA, sempre degenerati in elettoralismo o in revisionismo, e spesso in sociasciovinismo, bensì il Black Panter Party.
La costruzione di un nuovo Black Panter Party basato su una ideologia più solida di quella che esso ha avuto – per noi, basato sul marxismo, leninismo, maoismo – e adeguato ai caratteri, non solo afroamericani, delle masse povere.
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