Alcuni dati su questi ultimi ce li dà lo studio riportato da questo articolo
di giornale del 26 novembre che però guarda essenzialmente ai “costi materiali”,
ma dal quale si capisce comunque che è appunto il modo di governare la causa principale
dei disastri sociali, a conferma della critica di classe di questo sistema che
è fondato sul PROFITTO. Una critica che smaschera una volta per tutte le
chiacchiere e le finte lacrime di “cordoglio”, “comprensione”, “correremo ai
ripari”, “investiremo per migliorare” ecc. ecc. delle istituzioni.
Una analisi di classe dei perché di tutto questo la si può trovare qui:
http://proletaricomunisti.blogspot.it/2016/11/pc-18-novembre-ieri-la-dialettica-della.html
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Il dissesto idrogeologico ci costa due miliardi e mezzo
all’anno
Il dissesto idrogeologico costa all’Italia 2,5 miliardi di
euro all’anno. Il 9,8% del territorio italiano è ad alto rischio di dissesto.
Oltre 9 milioni di cittadini vivono in aree a rischio alluvioni, dove si
trovano un milione e 200mila edifici. La cementificazione avanza alla velocità
di 4 metri quadrati al secondo, anche se ha rallentato dal 2008, a causa della
crisi economica.
nazionale dei consorzi per la gestione del territorio e delle acque (Anbi) tira fuori un po’ di dati e fa alcuni conti: basterebbero 8 miliardi di euro, per finanziare una serie di interventi con progetti già esecutivi, per risolvere i problemi più grossi nelle venti regioni italiane. I dati diffusi dall’Anbi sono forniti dal Ministero dell’ambiente e dal suo istituto di ricerca, l’Ispra.
Il 9,8% del territorio nazionale è
costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica.
Si tratta dell’82% dei
comuni, dove si stimano a rischio 6.250 scuole, 550 strutture sanitarie, circa
500.000 aziende (agricole comprese), 1.200.000 edifici residenziali e non.
I
comuni italiani interessati da aree con pericolosità da frana o idraulica sono
7.145, l’88,3%. Quelli non interessati da tali aree sono solamente 947.
La
popolazione a rischio alluvioni è di 9.039.990 abitanti, quella a rischio frane
5.624.402.
Per l’Anbi, le cause del dissesto sono l ‘urbanizzazione
selvaggia, l’abbandono delle aree collinari e montane da parte della
popolazione delle attività agricole, i cambiamenti climatici.
Il giornale di Sicilia 26/11/16
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