IL CONTRATTO METALMECCANICO ESPRESSIONE DELL'IDEOLOGIA E DELLA POLITICA DEI PADRONI
Il contratto firmato per i metalmeccanici è il peggiore della storia per gli operai.
Il contratto firmato per i metalmeccanici è il peggiore della storia per gli operai.
Segna il trionfo dei
padroni e del governo e completa il processo di integrazione dei
sindacati confederali come parte dell'Ufficio personale delle
aziende. La firma da parte della Fiom segna la fine segna la fine,
anche pratica, dell'anomalia Fiom e la riduzione di questo sindacato,
checchè ne pensino i tanti delegati combattivi che pur esistono e
quel gran numero di operai iscritti alla Fiom che lottano e resistono
ai padroni nelle fabbriche.
Francamente analizzare
punto per punto questo accordo è una pratica secondaria, liquidabile
in poche parole: poche briciole di aumento salariale.
Francamente questo
contratto non è mai stato per difendere il salario e le condizioni
di lavoro, non è mai stato un contratto per estendere i diritti
sindacali in fabbrica. Chi lo ha presentato così nelle fila del
sindacalismo confederale, ma non solo anche quelle parti di gruppi di
estrema sinistra che in coda alle lotte hanno strillato su scioperi
inutili, sono degli imbroglioni, dei venditori di fumo.
Al centro di questo
contratto vi è stata l'adesione all'ideologia e al modello
contrattuale dei padroni.
Il Sole 24 Ore nel suo
editoriale il presidente di Federmeccanica parla di primo e
importantissimo passo verso un vero e proprio rinnovamento culturale,
“e lo abbiamo fatto insieme al sindacato”; “questo contratto –
aggiunge – è un investimento sulla persona... il contratto ci
consente di massimizzare i benefici per i lavoratori a costi
sostenibili per le imprese, grazie all'utilizzo di strumenti
innovativi, come il welfare”.
Il padrino del Jobs act,
Poletti, parla di “bel segnale per l'industria manifatturiera che
rappresenta l'asse di sviluppo centrale per il futuro del nostro
paese”.
Ancora più entusiasta è
il socialfascista, nemico giurato degli operai e del sindacalismo
operaio, Maurizio Sacconi, che dice “hanno vinto tutti gli
innovatori nella rappresentanza degli imprenditori e dei
lavoratori... non un banale rinnovo ma un contratto nuovo, con...
tutele postmoderne”.
Chiaramente entusiasta lo
è Renzi che parla di passo in avanti importante; e sancisce il
concetto generale il presidente della Confindustria Boccia “l'accordo
conferma l'idea che il contratto nazionale diventa un contratto con
una dimensione regolatoria, spinge sui contratti aziendali legati
molto alla produttività e verso un metodo che è la collaborazione
per la competitività interna alle fabbriche. Nel percorso indicato
con il patto della fabbrica, l'accordo aggiunge un'idea su cui
confrontarci a livello complessivo sulla questione industriale dle
paese”.
Traducendo in parole
povere il contratto è un patto neocorporativo, in cui tutto ciò che
è concesso agli operai deve essere compatibile con la difesa dei
profitti del padrone.
Quindi, un contratto
nazionale che non sancisce le conquiste salariali, di tutela
normativa delle condizioni di lavoro, di sicurezza, ma che sancisce
il principio generale dell'interesse dell'azienda. I contratti
aziendali vengono legati alla produttività ancor più di quanto lo
siano adesso, e il metodo è quello di collaborare per la
competitività sul mercato dell'azienda.
A questo tipo di ideologia
e di programma del padrone aderiscono in maniera entusiasta i
sindacati confederali le cui dichiarazioni sono una sorta di
“inchino” alle aziende e ringraziamento per averli ammessi alla
firma.
Che il sindacalismo in
fabbrica fosse stato ridotto a collaborazione organica col padrone
non è evidentemente, una novità di questo contratto; la novità
attuale è che il sindacato è parte integrante del modello
contrattuale scritto dal padrone. Ovvero il sindacato non è più
tale.
Bentivogli dichiara “lo
abbiamo saputo fare insieme” - e con questo “insieme” si
riferisce da un lato ai padroni e dall'altro alla Fiom - “superando
divisioni e pregiudizi che ci hanno tenuto lontani in tutti questi
anni”.
Ignobili sono poi la
dichiarazioni del (ex)sindacalista Landini che parla di “segnale di
unità importante in questo momento”.
Il Sole 24 Ore scomoda in
prima pagina uno storico, come Valerio Castronuovo, che ha lo scopo
di stabilire un nesso storico con gli altri cambiamenti epocali del
sindacato: “Questo accordo è il corollario di tre successivi
tasselli che hanno creato un dialogo costruttivo tra imprese e
sindacati per un rilancio competitivo dell'industria”. E fa
riferimento allo storico “patto dei produttori” che, in sostanza,
è stata la definizione post fascista del neocorporativismo; fa
riferimento all'accordo Gianni Agnelli-Lama, al luglio '93, ecc. ecc.
Se di un contratto si
parla in questi termini, come si può pensare che in discussione sia
la quantità di aumento salariale o le normative che esso contiene,
che in nessuna maniera possono essere viste in sé, ma come tasselli
dell'affermazione del nuovo modello.
Per fare un esempio molto
opportuno in questo momento. E' la stessa cosa del referendum di
Renzi. E' ben chiaro che Renzi vuole imporre le modifiche della
Costituzione in senso peggiorativo, reazionario, che possiamo
definire moderno fascismo, e quindi tutti i singoli articoli da
riformare hanno lo scopo di cancellare la sostanza dell'attuale
Costituzione.
Lo stesso vale per il
contratto dei metalmeccanici, che ha lo scopo di cancellare il
contratto nazionale e il sindacato quale soggetto di difesa delle
condizioni di lavoro e nelle fabbriche.
E' quindi del tutto
evidente che bisogna dire un chiaro NO a questo contratto!
Anche qui è stato
organizzato un referendum alla vigilia di natale (19-20.21 dicembre),
ma i referendum in fabbrica sono sempre stati sotto ricatto e di
falsa democrazia.
Quindi, il NO domanda
innanzitutto il rifiuto di partecipare a questa farsa-tragedia.
Ma questo NO esiste se si
riorganizza il sindacato in fabbrica, come sindacato di classe e di
massa.
DUE PAROLE SUI
CONTENUTI DEL CONTRATTO
A tutti i lavoratori verrà
riconosciuta l'inflazione, però verrà calcolata ex post, ovvero
dopo che a maggio sarà reso nota dall'Istat il valore dell'Ipca
(indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo); nella
busta paga di giugno sarà erogato l'aumento dell'anno precedente.
Con questo criterio, tra
qualche anno saranno gli operai dche dovranno dare i soldi alle
aziende. Per esempio, si stima per il 2016 un'inflazione dello 0,5%,
pari a 9 euro... che daranno nel 2017, e neanche a gennaio ma a
giugno.
Fare calcoli su questa
base è solo una perdita di tempo. I famosi 92 euro non esistono.
Infatti, il Sole 24 Ore scrive “possibile beneficio mensile di 92
euro”, in realtà sono 51euro in busta paga, ex post e legati
all'inflazione.
La novità, poi, sono le
cosiddette “prestazioni di welfare”, per cui l'azienda diventa
fornitrice di servizi sociali che toccherebbero allo Stato e per cui
i lavoratori pagano, loro sì, le tasse. Mentre i governi tagliano i
servizi sociali, sempre più in via definitiva. L'azienda ti viene in
“aiuto”..., in cambio dell'accettazione di sfruttamento,
schiavismo, bassi, salari, sicurezza, si occupa “caritatevolmente”
dell'operaio e dei suoi familiari. A cui si aggiunge l'obbligo per i
lavoratori incentivati ad accettare la previdenza complementare, i
Fondi pensione.
Infine, la formazione, “24
ore per tutti o 300 euro da spendere nel triennio per attività
formativa”. Qui si nasconde che tutto ciò è pagato dai
lavoratori, tramite i mancati aumenti salariali. Non solo, ai
lavoratori poi andranno i “benefit aziendali detassati”, una
sorta di buoni spesa o buoni benzina, di 100 euro nel 2017, di 150
euro nel 2018 e 200 euro nel 2019.
Questo insieme di
questioni trasforma il contratto dei lavoratori in una sorta di
contratto individuale, appunto, come dice il residente della
Federmeccanica: di “investimento sulle persone”.
E' evidente come i
padroni, il governo vogliono cancellare così la natura della lotta
collettiva sul salario, le condizioni di lavoro e i diritti. E questo
si sposa bene con la trasformazione del sindacato in sindacato di
patronato.
Con il contratto, questa è
la sola funzione del sindacato: fare le pratiche per il cosiddetto
“welfare aziendale”.
Questo tipo di nuova
gestione cancella obiettivamente delegati, rappresentanti sindacali,
assemblee, ecc., perchè non hanno più senso.
Nessun commento:
Posta un commento