- contro l'accordo neocorporativo e fascista padroni-sindacati/Fiom Landini compreso - appoggiamo ogni forma di opposizione dentro e fuori i sindacati confederali
- 1 - “Contratto dei metalmeccanici. Una svolta verso il passato” da Red. Radio Città Aperta
- 2 - Metalmeccanici. Fim, Fiom e Uilm siglano la fine del contratto collettivo nazionale
- di Unione Sindacale di Base
Intervista a Sergio
Bellavita, di Usb Lavoro Privato
Buongiorno, Sergio. Parliamo di questo contratto dei metalmeccanici siglato tre giorni fa. Un contratto che è destinato ad aprire quella che voi definire una “nuova era nelle relazioni industriali nel nostro paese”. Quali sono gli aspetti più critici del contratto siglato, tra gli altri, dalla Fiom?
Diciamo innanzitutto che
il contratto metalmeccanico ha sempre segnato, nel bene e nel male,
dei momenti importanti, anche dei passaggi di svolta, nelle relazioni
industriali e anche sul piano sociale del paese. Questa volta li
segna in negativo. Più che di perplessità parlerei di punti che
sono di totale contrarietà rispetto al giudizio che diamo noi. In
particolare viene concesso alle imprese, quindi a
Federmeccanica, una cosa che nessun contratto di categoria aveva finora mai concesso; e cioè l’assorbimento degli aumenti dati attraverso il contratto nazionale. In sostanza, i lavoratori che lottano dal 1° gennaio 2017 per avere il salario fisso non potranno chiederlo perché le imprese e i sindacati firmatari Cgil-Cisl-Uil hanno concordato di chiedere solo premi variabili e premi in natura. Ma quando anche i lavoratori riuscissero a spuntare il salario fisso, le aziende potranno assorbirlo e quindi in qualche modo questa lotta per il salario verrà vanificata dal fatto che gli aumenti dal contratto nazionale non arriveranno più. Questo è il vero punto di svolta nelle relazioni. In sostanza Federmeccanica incassa che i due livelli contrattuali non si sommano più, ma c’è un unico livello salariale centralizzato, misero e autoritario. Misero perché legato all’indicatore Ipca, che è ben al di sotto dell'inflazione rilevata dall’Istat, tra l’altro depurato anche dai costi di esterni al sistema. Autoritario perché incentrato sul modello dell’esigibilità degli accordi (le regole stabilite nel contratto diventano rigide e immodificabili fino al rinnovo successivo, ndr), che sostanzialmente vuole impedire che ci sia il conflitto, che ci sia l’organizzazione dei bisogni nei luoghi di lavoro. Centralizzato perché lo scambio che han fatto Cgil-Cisl-Uil è quello di firmare un contratto nazionale che gli consente di incassare cospicue risorse dagli enti bilaterali e dalle quote, ma centralizza il sistema di relazioni e impedisce ai lavoratori di poter migliorare la propria condizione. Nei fatti siamo davanti ad un blocco salariale.
Federmeccanica, una cosa che nessun contratto di categoria aveva finora mai concesso; e cioè l’assorbimento degli aumenti dati attraverso il contratto nazionale. In sostanza, i lavoratori che lottano dal 1° gennaio 2017 per avere il salario fisso non potranno chiederlo perché le imprese e i sindacati firmatari Cgil-Cisl-Uil hanno concordato di chiedere solo premi variabili e premi in natura. Ma quando anche i lavoratori riuscissero a spuntare il salario fisso, le aziende potranno assorbirlo e quindi in qualche modo questa lotta per il salario verrà vanificata dal fatto che gli aumenti dal contratto nazionale non arriveranno più. Questo è il vero punto di svolta nelle relazioni. In sostanza Federmeccanica incassa che i due livelli contrattuali non si sommano più, ma c’è un unico livello salariale centralizzato, misero e autoritario. Misero perché legato all’indicatore Ipca, che è ben al di sotto dell'inflazione rilevata dall’Istat, tra l’altro depurato anche dai costi di esterni al sistema. Autoritario perché incentrato sul modello dell’esigibilità degli accordi (le regole stabilite nel contratto diventano rigide e immodificabili fino al rinnovo successivo, ndr), che sostanzialmente vuole impedire che ci sia il conflitto, che ci sia l’organizzazione dei bisogni nei luoghi di lavoro. Centralizzato perché lo scambio che han fatto Cgil-Cisl-Uil è quello di firmare un contratto nazionale che gli consente di incassare cospicue risorse dagli enti bilaterali e dalle quote, ma centralizza il sistema di relazioni e impedisce ai lavoratori di poter migliorare la propria condizione. Nei fatti siamo davanti ad un blocco salariale.
In effetti le reazioni
positive, se non addirittura entusiaste, sono arrivate dal governo e
dalle imprese. Dovrebbero essere un segnale chiaro sulla direzione in
cui va un accordo di questo tipo… Tu facevi riferimento a tre
aspetti nuovi del contratto, mettendo in evidenza quello autoritario
che è quello, probabilmente, che più mi ha colpito. Quale è la
possibilità, quali son gli strumenti che oggi i lavoratori hanno in
mano per difendersi da attacchi che sono ormai all’ordine del
giorno?
Il modello diventa
autoritario innanzitutto per la ragione che bloccando le dinamiche
salariali impedisci che ci sia la libera contrattazione, in qualche
modo. L’unica contrattazione possibile è quella sulla prestazione
lavorativa, perché – diciamoci la verità – oggi siamo davanti
alla contrattazione di ricatto: il padrone ti dà un centesimo, ma te
lo dà a fronte del fatto che gli produci di più, quindi sgobbi di
più; a fronte del fatto che chiudi un occhio sulle condizioni di
sicurezza, che tagli il diritto alla malattia, che accetti di
lavorare su più turni fino ai 21 turni (settimanali, ndr). Ci sono
molte imprese che ormai stanno abbondantemente attingendo al massimo
utilizzo degli impianti, che è poi il massimo sfruttamento del
lavoro umano. E il modello è poi autoritario anche perché è
costruito intorno all'accordo del “10 gennaio” (il 10 gennaio
2014 è stato siglato l'Accordo Interconfederale tra CGIL CISL
UIL e Confindustria in merito al Testo Unico sulla rappresentanza,
ndr) che ovviamente per i sindacati firmatari ha un impatto
rilevante. Nel momento in cui accettano tutte le clausole
contrattuali si impegnano a rispettarle fino in fondo. Quindi i
lavoratori oggi non avranno più la possibilità di rivolgersi a
queste organizzazioni sindacali per migliorare la propria condizione,
perché dovranno soggiacere alle singole clausole contrattuali.
Questo è l’aspetto più devastante in assoluto.
Com'è stata bloccata la
contrattazione salariale in miglioramento al contratto?
Nell’accordo dei
metalmeccanici firmato sabato 26 è stata cancellato dal testo la
parola “anche” sul capitolo che riguarda il premio di risultato;
quindi quando si diceva che il lavoratore può contrattare salario
“anche” variabile, quell’”anche” significava che c’era
spazio anche per contrattare, conquistare, salario fisso, garantito,
strutturale. Uno spazio che ora non c’è
più.
Aver cancellato la parola
“anche” consegna la contrattazione da una parte solo ai buoni
benzina e quant’altro, dall’altra alla “contrattazione di
ricatto”; quindi tutto è giocato sulla prestazione lavorativa. Ed
è evidente che siccome i sindacati firmatari fanno obbligatoriamente
rispettare ogni singola clausola del contratto per quello che prevede
il Testo unico di gennaio, è chiaro che questo intreccio non può
più consentire ai lavoratori di organizzarsi con i sindacati per
migliorare la propria condizione.
Sembra decisamente chiaro
e terribile...
C’è un punto che voglio
aggiungere però. Il meccanismo di adeguamento dei salari ex post è
stato proposto in realtà dalla Fiom, in particolare, che è stata
l’organizzazione decisiva per questo salto indietro dei
metalmeccanici; perché non è un’innovazione, ha molto di stantio
e di muffa… Decisivo è quello che viene sottratto ai lavoratori:
la possibilità di costruire una rivendicazione salariale. Il
meccanismo di adeguamento dei salari ex post, è chiamato così
perché annualmente tutte le parti si incontrano e dovrebbero
allineare i salari sulla base dell’indicatore Ipca. Ciò significa
che le piattaforme non potranno più essere costruite sulla base di
valutazioni autonome del sindacato. I lavoratori non potranno più
sapere quale è la richiesta economica e la piattaforma. Il contratto
si riduce ad una scala mobile misera, a perdere, dei salari.
Quindi salari sempre più
ridotti e soprattutto lo spazio per la contrattazione che si fa
sempre più stretto. Ringraziamo Sergio Bellavita di Usb lavoro
privato. Grazie Sergio per essere stato con noi.
Grazie a voi, ciao.
29 novembre 2016
È destinato ad aprire una nuova era
nelle relazioni industriali del nostro paese l’accordo per il
rinnovo del contratto dei metalmeccanici sottoscritto sabato 26
novembre da fim fiom uilm e federmeccanica.
Non casualmente una settimana prima del
referendum costituzionale.
È sufficiente scorrere gli elogi
sperticati che giungono da imprese, governo e da Sacconi per
comprendere quale segno abbia l’innovazione introdotta.
Non siamo davanti semplicemente ad un
pessimo accordo che consegna ai lavoratori un incremento salariale
ridicolo e indefinito e che aderisce pienamente al welfare
contrattuale dei premi in natura e ticket. Il contratto firmato
costruisce nei fatti un nuovo modello ridisegnando complessivamente
le funzioni di due livelli contrattuali, nazionale e aziendale, con
il risultato di consentire un solo livello di fatto e esclusivamente
a perdere.
Il contratto nazionale prevede infatti
, per la prima volta in assoluto, la non sovrapponibilita’ dei due
livelli salariali. A partire dal primo gennaio 2017 gli incrementi
salariali del contratto nazionale andranno ad assorbire salario
individuale e collettivo strutturale conquistato dai lavoratori in
azienda. Il combinato disposto della cancellazione della parola
“anche variabile” dal capitolo sui premi di risultato e del
meccanismo di assorbimento è costruito esplicitamente per ridurre e
contenere le spinte salariali e le rivendicazioni dei lavoratori.
federmeccanica regala il contentino a fim fiom uilm del mantenimento
dei due livelli contrattuali formali ma incassa la sostanza, la
garanzia cioè che esiste un solo livello salariale; centralizzato,
misero e autoritario. Non c’è alcuno spostamento del peso della
contrattazione dal nazionale al livello aziendale.
Il sistema metalmeccanico è costruito
per impedire l’esercizio della libera contrattazione e per ridurre
i salari. Ed anche qualora i lavoratori riuscissero a ottenere
salario fisso e strutturale con le lotte in azienda, contravvenendo
alle prescrizioni del contratto nazionale, le aziende potranno
assorbirlo. Fim fiom uilm cancellano così l’autonomia della
contrattazione svuotando di fatto il contratto nazionale. Gli
incrementi salariali verranno misurati sull’indicatore IPCA,
depurato dai costi importati, e riconosciuti solo ex post al giugno
di ogni anno. Fim fiom e uilm hanno regalato un anno in più di
vigenza contrattuale, quattro anziché tre, ma avrebbero potuto
tranquillamente sottoscrivere “sine die” la parte economica in
quanto viene preclusa la possibilità stessa di costruire una
rivendicazione salariale autonoma.
Da oggi in poi, il contratto nazionale
è relegato alla sola funzione di scala mobile a perdere. Lo stesso
welfare contrattuale che viene massicciamente introdotto nel
contratto nazionale è anch’esso uno degli elementi di
mortificazione salariale. Non solo perché per i padroni il costo è
tutto a carico delle retribuzioni ma per la ragione che, considerato
il divieto di ottenere salario fisso e la incentivante detassazione
concessa dal governo, è destinato a divenire da subito il “cuore”
della contrattazione a livello aziendale.
Si ritorna al pagamento in natura, vero
e proprio capolavoro dell’ipocrisia di fim fiom uilm. L’una
tantum a copertura della vacanza contrattuale di ben 17 mesi è di 80
euro.. ma è semplicemente uno spostamento di risorse ricavato dal
posticipo della avvio della sanità integrativa… Qualcuno deve
avere consigliato di non sottoscrivere contestualmente la limitazione
al diritto di sciopero con le clausole di raffreddamento e
l’integrale recepimento del testo unico del 10 gennaio,
evidentemente già concordate tra le parti, e di non portarla neanche
al voto dei lavoratori. Tutto è demandato ai lavori oscuri di una
commissione. Tuttavia restano le deroghe al contratto nazionale, la
possibilità cioè di non applicare o peggiorare parti normative del
contratto nazionale a livello aziendale. Il fattore più rilevante di
cancellazione del ruolo del contratto nazionale. La normativa resta
sostanzialmente quella degli accordi separati del 2009 e del 2012 che
la fiom non sottoscrisse per i peggioramenti introdotti su
flessibilità, deroghe, orari e ruolo delle rsu.
In realtà è stato firmato un
contratto aperto, altri peggioramenti sono destinati a arrivare con i
lavori delle commissioni costituite ad hoc su lavoro agile,
“politiche attive del lavoro” cioè meccanismi di accorpamento
ore per la gestione degli esuberi e riforma dell’inquadramento.
Mentre si recepisce da subito la legislazione del governo Renzi sulla
cessione “solidale” di ferie e permessi da lavoratori ad altri
lavoratori, a costo zero per le imprese. Il nostro giudizio è per
tutte queste ragioni di assoluta contrarietà. Questa firma sancisce
la fine di una velleità tutta interna alle segreterie di fim fiom
uilm sul ruolo della contrattazione.
La fiom di Landini è stata
protagonista di un’innovazione che sancisce la fine del contratto
nazionale nato nel 1969 con una straordinaria stagione di lotte. La
contrattazione diventa strumento formale in mano alle imprese per
aumentare ritmi, carichi e impedire la crescita dei salari. Un modello
neocorporativo che, anche nei metalmeccanici, sussume sindacati
firmatari e imprese in un solo fronte, uniti nella sfida per la
competitività delle merci, e scarica per intero i costi della crisi
del capitale sulle lavoratrici e sui lavoratori.
Il contratto nazionale si difende e si
riconquista ridando senso e valore alla sua esistenza, solo se
effettivamente risponde ai bisogni di chi lavora. Lo stesso concetto
di democrazia di cui tanto si ammanta questo rinnovo, si risolverà
con una consultazione farsa, strumento per scaricare la
responsabilità di questa debacle sindacale ai lavoratori ed alle
lavoratrici. Federmeccanica esce trionfante dall’accordo. Saggiata
la resa e la complicità di fim fiom uilm ha preteso e ottenuto la
fine del contratto nazionale.
La sua esistenza formale serve
esclusivamente alle segreterie sindacali ed alle associazioni che
incasseranno risorse considerevoli e benefici vari da enti bilaterali
e quote contratto. Non serve ai lavoratori, ridotti a merce su cui
sperimentare modelli sempre più sofisticati di spoliazione e
sfruttamento. In questo quadro appare persino irrispettosa la
richiesta di fim fiom uilm di 35 euro di quota contratto per i
lavoratori non iscritti.
Oggi l’unica possibilità di
difendersi e ricostruire un agire collettivo per la riconquista di
diritti e salario è quella della rottura con fim fiom uilm. La
ritrovata unità sul contratto dei metalmeccanici chiude il cerchio
della complicità sindacale di Cgil Cisl Uil.
È solo fuori da questa complicità che
si ricostruisce .
Da oggi inizia la battaglia per
respingere questo ignobile accordo.
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