- Contro l'accordo neocorporativo e fascista padroni-sindacati/Fiom Landini compreso - appoggiamo ogni forma di opposizione dentro e fuori i sindacati confederali
per aderire: peril.no.ccnl2016.metal@gmail.com
In un anno di trattative con Federmeccanica, la Fiom ha di fatto
posto la parte economica come unica condizione imprescindibile per la firma del
contratto. Quanto firmato non rispetta nemmeno questa condizione. Non si tratta
di discutere se 92 euro di aumento siano tanti e pochi. Per il semplice motivo
che non sono 92, non sono certi e non sono per tutti.
Si arriva a tale cifra solo sommando 51 euro di aumenti salariali
al resto delle misure di welfare aziendale (7,69 euro di aumento sulla
previdenza, 12 sulla sanità, 13,6 di welfare, per un totale di 85
euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua).
euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua).
Pochi spiccioli, quindi, ma in compenso tanta confusione.
Innanzitutto perché si sommano voci di salario diretto a prestazioni di welfare,
come se si trattasse di voci sostitutive l'una dell'altra. In secondo luogo
perché si sancisce che si possa accedere a tale “aumento” solo accettando di far
parte del welfare integrativo: non un diritto universale, ma basato su un
rapporto con un fondo privato o con un fondo aziendale.
Infine, nemmeno i 51 euro salariali sono certi e per tutti. Non lo
sono perché riassorbibili da tutti gli aumenti “fissi collettivi della
retribuzione eventualmente concordati in sede aziendale” (con l'esclusione di
quelli legati alla modalità di effettuazione della prestazione
lavorativa).
Non lo sono perché sono aumenti solo “stimati”. L'effettivo
importo verrà deciso ex-post: dopo la comunicazione annuale da parte dell'Istat
dell'Ipca. L'Ipca (Indice Prezzi al Consumo Armonizzato) è un calcolo
dell'inflazione che esclude dal paniere le voci energetiche importate. Un metodo
truffaldino, dalla Fiom in passato contestato, che di fatto regala alle aziende
la possibilità di pretendere una sorta di scala mobile al contrario.
E se non bastasse, questa destrutturazione dell'aumento salariale
si lega a una parte normativa estremamente negativa.
In primo luogo, passa quasi sotto silenzio il fatto che la Fiom
firmando questo contratto ha accettato contemporaneamente il contratto separato
del 2012 precedentemente osteggiato. Se la Fiom ha ragione oggi, aveva torto
ieri. Se aveva ragione ieri, ha torto oggi. Questo è e da qua non se ne
esce.
Il contratto 2012 era stato osteggiato per misure come aumento
degli straordinari obbligatori, flessibilità oraria, penalizzazione della
malattia e apertura alle deroghe. Tutto questo viene recepito, con buona pace di
8 anni di battaglie. E c'è in fondo un legame diretto tra il fatto che si
accetta la penalizzazione della malattia (contratto 2012) e la limitazione della
104 (l'attuale rinnovo) e dall'altro si apre alla sanità integrativa. Diritto
universale alla salute, all'assistenza e alla malattia sono inversamente
proporzionali a qualsiasi forma di integrazione della sanità.
In seconda battuta questo contratto, come dimostra la gioia di
Renzi, Poletti e Federmeccanica, risponde a un obiettivo e un modello ben
preciso. Gli obiettivi che si poneva il fronte padronale possono essere
riassunti in tre grandi capitoli:
- blocco dei salari, ogni qualsiasi aumento dovrà venire a livello
aziendale, in modo totalmente variabile e in cambio di aumento dei carichi di
lavoro, indebolendo sempre di più la “paga oraria”;
- introdurre un sistema di fidelizzazione del lavoratore
attraverso una rete di benefits aziendali;
- sfondare sul terreno dell'orario, con 80 ore a disposizione
delle aziende per prolungare l’orario settimanale fino a 48 ore, adattando la
vita del lavoratore a esigenze e fluttuazioni del mercato.
Dal punto di vista di Federmeccanica la missione è compiuta. I
premi aziendali sono dichiarati variabili in maniera stringente: collegati a
quella produttività che il lavoratore non controlla e che non determina di certo
da solo. Si introducono una serie di misure di welfare aziendale e di benefits
aziendali. E si allargano le possibilità della plurisettimanalità: la settimana
lavorativa deve essere “mediamente” di 40 ore, allungabile e accorciabile a
seconda delle esigenze.
Non siamo solo a un pessimo contratto. Siamo a un modello che
lentamente, ma inesorabilmente, mina la stessa sindacalizzazione. Si mettono in
moto tutti quei processi che legano il lavoratore attraverso mille fili
all'andamento della “sua” azienda. Si recepiscono quei meccanismi che spaccano
il fronte tra lavoratori di aziende “che tirano” e aziende in crisi. Si crea un
interesse diretto del lavoratore a non fermare mai la macchina aziendale, magari
con uno sciopero che mina la produttività. Si pensa di salvarsi entrando sotto
l'ombrello del rapporto bilaterale sindacato-azienda dove il lavoratore trova
conveniente aderire al sindacato per aderire ai servizi che ne derivano. Ma
questo modello è veleno per la Fiom. E' l'approdo a un aziendalismo che oggi si
rivolge contro le punte avanzate dell'organizzazione e domani contro
l'organizzazione intera.
Il tutto senza aver mai posto realmente il rifiuto del Jobs Act e
la richiesta a Cisl e Uil di disconoscere la firma del contratto separato in
Fiat.
Siamo delegati e delegate della FIOM e facciamo appello
immediatamente a tutti i lavoratori e le lavoratrici, e agli altri delegati e
delegate ad attrezzarsi perchè le ragioni del NO a questo contratto siano
conosciute, sostenute, argomentate e diffuse nelle assemblee che si terranno e
nel referendum del 19-20-21 dicembre, con l’obiettivo di una forte affermazione
del NO nonostante le regole tutt'altro che democratiche della consultazione non
consentono che il NO abbia la stessa agibilità del SI durante il percorso
referendario. Invitiamo ad un incontro a Firenze il 6 dicembre per coordinare i
metalmeccanici che dicono NO a questo contratto, a partire da quelli che
appartengono alla nostra organizzazione e come noi hanno sostenuto in tutti
questi anni le lotte di resistenza che pur tra mille contraddizioni ha portato
avanti. Un primo passo di una battaglia per la difesa di un modello sindacale
rivendicativo, unificante, conflittuale e partecipativo.
Il nostro NO deve vivere da subito, soprattutto nelle grandi
fabbriche, nella battaglia della consultazione sul contratto e diventare un
punto di riferimento per affermare una pratica sindacale opposta a quella
dell’attuale gruppo dirigente.
Primi firmatari
Matteo Moretti, Michele Di Paola, Mauro Sassi, Luciano Morelli,
Giuseppe Iapicca, Massimo Barbetti (RSU FIOM GKN)
Giorgio Mauro, Andrea Paderno, Matteo Carioli, Matteo Barbaro,
Gianfranco Cannone, Roberto Rivoltella, Gianluca Paris, Alfonso De Martino, Jury
Guerini, Alberto Vitali, Marco Fontanella, Franco Ruggeri, Luca Carlessi,
Massimiliano Finardi, Massimo Mandelli, Rocco Vizzone, Daniele Gatti (RSU FIOM
Same)
Massimo Cappellini, Antonella Bellagamba, Massimiliano Malventi,
Adriana Tecce, Giorgio Guezze, Francesco Giuntoli, Simone Di Sacco (RSU FIOM
Piaggio)
Giuseppe Faillace, Giuseppe Imparato, Ciro Palmieri (RSU FIOM
Motovario)
Gianplacido Ottaviano, Giuseppe Principato (RSU FIOM
Bonfiglioli)
Mario Viscido, Maurizio Mazza, Giuseppe Gomini (RSU FIOM
Ducati)
Silvia Cini, Giada Garzella (RSU FIOM
Continental)
Serafino Biondo (RSU FIOM Fincatieri Palermo)
Stefano Fontana (FIOM Fincantieri Marghera)
Gabriele Severi, Franco Batani (RSU FIOM Marcegaglia
Forlì)
- ORDINE DEL GIORNO FIOM CGIL
GENOVA SU CONTRATTO METALMECCANICI
Il direttivo della Fiom di Genova riunito in data
29 Novembre 2016 esprime un giudizio fortemente critico
sull’ipotesi
di accordo
per il rinnovo del CCNL 2016-2019.
Il CCNL
non mantiene l’autorità salariale preesistente, cioè non tutela il potere
d’acquisto essendo il recupero dell’inflazione a posteriori, certificando di
fatto una riduzione del salario dei lavoratori.
L’introduzione nel CCNL di un welfare (carrello della spesa) sostitutivo
degli aumenti salariali e che quindi non agisce sugli istituti contrattuali
(contributi inps, inail, tfr etc.) costituisce un precedente pericoloso che
penalizza soprattutto i giovani ed ipoteca il futuro della
contrattazione.
La
possibilità di derogare con la contrattazione aziendale con l’inserimento nel
contratto di leggi specifiche in oggetto, contrasta con la battaglia portata
avanti in questi mesi dalla Fiom per la difesa del carattere unificante del
CCNL.
Prevedere
l’assorbimento delle quote in cifra fissa dei futuri contratti nazionali
costituisce una oggettiva accettazione della volontà di Federmeccanica di
rendere i premi di risultato totalmente variabili.
Si
subiscono nei fatti le norme previste dai due contratti separati sottoscritti da
Fim e Uilm vanificando la battaglia condotta in questi anni dalla Fiom in difesa
del contratto nazionale e dei diritti.
Alla luce
di quanto detto il comitato Direttivo della Fiom di Genova ritiene inaccettabile
l’ipotesi di accordo.
Genova, 29
Novembre 2016
Approvato
con 66 favorevoli, 1 contrario, 1 astenuto
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