Questo è l'ultimo dei 5 articoli apparsi sul blog sul vertice NATO, essi fanno parte di uno speciale in uscita in luglio
L'imperialismo italiano al
Vertice Nato
L'Italia è stata rappresentata da Renzi e dai suoi
impresentabili ministri, Gentiloni e Pinotti. Ma in qualche misura
essi hanno riflesso in maniera quasi fisica l'attuale peso
dell'Italia nella Nato: pulci sulle spalle dell'elefante, personaggi
che si agitano per darsi aria di contare, quando non hanno altra
prospettiva che allinearsi e servire gli interessi generali
dell'imperialismo e in primis degli Usa, e fare la loro parte di
socio minore nella UE.
Ma la situazione mondiale
e nelle aree di interesse Nato portano anche le comparse o i
comprimari a dover giocare un ruolo importante che gli è dato non
certo dalle loro capacità o peso specifico ma quanto dal posto
oggettivo che occupano nella contesa mondiale e la postazione negli
scenari più caldi del mondo.
Quindi pulci ma in qualche
misura indispensabili, servi sì ma necessari al buon andamento e
all'efficienza della 'casa comune'.
Ripercorrendo le decisioni
del Vertice Nato vediamo, quindi, l'imperialismo italiano, attraverso
Renzi e i suoi Ministri, prendere decisioni assai vincolanti per il
nostro paese e in una certa misura strategiche e che ipotecano il
presente e il futuro sul piano militare e strategico del nostro
paese.
E' inutile dire che
nessuno ha dato il consenso a questa decisione, non il parlamento
ormai ridotto a
cassa di risonanza delle decisioni del governo e delle trame di condominio dei suoi ministri e dei suoi partiti e allo spettacolo deprimente dei 5stelle, patetici neofiti della democrazia borghese, che strillano, denunciano, ma che sui grandi interessi economici, politici e strategici dell'imperialismo contano nulla e altrettanto nulla conterebbero se andassero al governo.
cassa di risonanza delle decisioni del governo e delle trame di condominio dei suoi ministri e dei suoi partiti e allo spettacolo deprimente dei 5stelle, patetici neofiti della democrazia borghese, che strillano, denunciano, ma che sui grandi interessi economici, politici e strategici dell'imperialismo contano nulla e altrettanto nulla conterebbero se andassero al governo.
Certo si può dire: “Non
in nostro nome”, parola d'ordine del movimento pacifista nel mondo
e anche in Italia, ma è una parola d'ordine che non salva l'anima.
Purtroppo l'alternativa alla guerra imperialista e all'azione di
coinvolgimento crescente dell'imperialismo italiano non è la pace,
perchè senza giustizia non c'è pace, e senza rovesciare con la armi
i governi della armi e della guerra nessuna aspirazione di pace è
realizzabile.
L'esperienza di tutti
questi anni, dal G8 2001 in poi, non dovrebbe aver insegnato
qualcosa? Quali decisioni dell'imperialismo italiano non hanno avuto
realizzazione sulla base dell'opposizione del movimento pacifista,
anche quando è riuscito a coinvolgere diverse decine di migliaia di
persone? nessuna o quasi. E figuriamoci adesso, in cui il “gioco si
fa duro” e la frase, molto cinematografica: “quando il gioco si
fa duro i duri cominciano a giocare” non ha mai avuto concretezza
nel movimento di opposizione alla guerra imperialista in Italia. Ma
ora ne dovrà avere se davvero vogliamo evitare che le decisioni
dell'imperialismo italiano al Vertice Nato si possano definire “non
in nostro nome” e si possano con serietà contrastare.
Tornando ai fatti, basta
elencarli.
L'Italia contribuisce con
150 soldati alla truppa di assalto a rotazione disposta dalla Nato in
Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia; fa parte del cosiddetto
“quint”, insieme ad Usa, Germania, Francia e Gran Bretagna,
allargato al presidente filo nazista ucraino, nella fase di pressione
sulla Russia per quanto riguarda l'Ucraina – su questo, a dir la
verità, Renzi e l'Italia e soprattutto i padroni italiani non sono
così contenti, il “No business as usual” con Mosca di Obama
costa parecchio in termini di affari, come scrive Dinucci:
“l'affossamento del gasdotto South stream Russia-Italia e le
sanzioni contro la Russia hanno già fatto perdere all'Italia
miliardi di euro”.
L'Italia partecipa
attivamente alla cosiddetta “lotta al terrorismo” all'Isis con
aerei e truppe in Iraq e Siria, e alla nuova missione navale nel
Mediterraneo “Sea Guardian”, a sua volta legata all'operazione
“Sophia” della UE per l'immigrazione e lotta al terrorismo. Il
nostro paese poi addirittura assume il ruolo di 'paese guida' (?) con
mille uomini tra Herat e Kabul, insieme a Germania e Turchia, nel
prolungamento della missione in Afghanistan.
Una volta che Renzi ha
detto sì a tutto questo può ben dire “l'Italia non è più il
malato da curare, è un punto di riferimento importante”.
Circa la nuova missione
nel mare libico l'Italia è però davvero importante, anzi decisiva
per la missione stessa. I droni a cui si affida la Nato “Global
Hawks” (Falchi globali), fabbricati dalla Northrop Grumman, sono
schierati nella Base di Sigonella in Sicilia e prenderanno il volo
nel '17” - una missione, già descritta in un precedente articolo,
che l'Italia domanda da sempre e che ora, per così dire, prende il
volo.
Il Ministero della Difesa,
con la servetta dei militari e dell'industria bellica, Pinotti,
insiste per armare i droni militari e che le armi siano prodotte
dall'Italia. Ma l'Italia su questo può solo acquistare e installare
la stessa tecnologia Usa.
Per quanto riguarda
l'Afghanistan sono i militari italiani che sono contenti. Camporini
ex capo di Stato Maggiore è contento: “l'Italia ha visto
confermato un ruolo di leadership che ha saputo costruire con il suo
lavoro sul campo, sia in termini militari che di assistenza”.
Tutte queste leadership di
cartone e di stellette che l'Italia acquisisce servono a giustificare
una nuova spettacolare crescita della spesa militare, perchè al
Vertice Nato Obama è stato chiaro: i piani e le decisioni li
prendiamo noi ma gli uomini e i soldi li mettete voi, perchè noi
abbiamo già dato.
Scrive ancora Dinucci su
il manifesto: “Dalle cifre ufficiali pubblicate dalla Nato durante
il summit risulta che la spesa militare dell'Italia nel 2015 è stata
17 miliardi e 642 milioni di euro e che quella del 2016 è stimata in
19 miliardi 980 milioni di euro, ossia aumentata di 2,3 miliardi.
Tenendo conto delle spese militari extra bagget della Difesa
(missioni internazionali, navi da guerra, e altro), la spesa in
realtà è molto più alta. Stando alla sola cifra della Nato,
l'Italia nel 2016 spende in media per il militare circa 55 milioni di
euro al giorno”.
Il Vertice Nato non ha
aggiunto altro e ha confermato la missione già in corso in Iraq alla
diga di Mosul che in realtà viene fatta passare per azione di
vigilanza/protezione dell'opera, quando è una vera e propria
operazione di supporto sul terreno ai massicci bombardamenti degli
Usa e della sua coalizione. Ma l'Italia su questo fa anche di più.
Come dichiara la stessa Pinotti, dal giugno 2015 sono 3mila i
poliziotti irakeni addestrati da circa 90 carabinieri che,
evidentemente, verranno utilizzati nell'operazione militare di
recupero del controllo delle zone dell'Isis
A proposito delle missioni
all'estero, di cui si parlava, è bene rilevare che quanto dicevamo
circa il parlamento e le azioni militari fatte passare per missioni
di pace, hanno trovato proprio nei giorni scorsi una verifica. La
legge quadro sulle missioni di pace è passata in parlamento con un
solo No (di cui non conosciamo il nome), 284 sono stati i Sì:
maggioranza, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Alfano, ecc., 94 gli
astenuti: 5 stelle, Sinistra italiana e Lega. In essa vi è il Sì
alle missioni, il Sì ai soldi da spendere per le missioni e il Sì
al meccanismo automatico delle loro autorizzazioni.
A questo si aggiunge un
altro dato gravissimo che è l'uso del Codice penale militare nelle
missioni stesse che dà via libera alle atrocità belliche da parte
dei nostri soldati, con sostanziale impunità.
Vi è stata anche una
norma “marò” per chiarire che se qualche soldato uccide
“pescatori” e va per sua sfortuna in stato di prigionia o
disperso, gli continuano a spettare le indennità, le provvidenza che
aveva mentre era operativo.
Vi sono altre norme che
meriterebbero una trattazione, ma c'è tempo.
E sempre l'Italia è la
gigantesca piattaforma militare per l'azione globale della Nato-Usa,
e questo carattere le decisioni del Vertice Nato lo rafforza. Non è
un caso che il capo di Stato Maggiore del joint force command
dislocato a Napoli è un italiano. Ed è da questo comando che è
pianificato il supporto Nato a paesi, che poi vale a dire a Governi,
come quelli dell'Egitto, della Tunisia e della Giordania.
La rassegna degli impegni
italiani potrebbe continuare, con ulteriori particolari contenuti nel
documento finale del Vertice di Varsavia. Ma sarà bene aspettare i
fatti dell'azione dell'imperialismo.
Quello che invece non
dovrebbe aspettare è la costruzione di un largo fronte anti Nato e
antimperialismo che abbia al centro la lotta contro l'imperialismo
italiano che colleghi le realtà già sul terreno, come il No muos, e
ciò che resta dell'opposizione alla Base Usa di Dal Molin o di Camp
Darby.
A farci comprendere
l'importanza rinnovata di queste battaglie, più che tronfie
dichiarazioni di Renzi o le veline lette dalla valletta dei militari,
Pinotti, ci ha pensato recentemente un astioso generale, Marco
Bertolini, recentemente non più capo di Stato Maggiore delle
missioni all'estero.
In una intervista alla
Stampa egli dice chiaro: “preparatevi alla guerra. Non illudiamoci,
la realtà non è quella dei talk show, la storia
si è rimessa in movimento. Qualcuno pensa che le nostre forze armate
siano un oggetto inutile, invece c'è bisogno di investire ancora se
vogliamo governare un futuro difficile e drammatico”. E parlando di
ciò che avviene nei teatri dove sono schierati i soldati italiani,
dall'Afghanistan all'Iraq, ai Balcani, al Mediterraneo, conclude: “In
Italia ci ostiniamo a voler credere di vivere nel migliore dei mondi
possibili. Non è così”.
Queste dichiarazioni sono
state fatte mentre una platea di generali, ammiragli, colonnelli lo
applaudivano forsennatamente – secondo quanto scrive La Stampa.
Bertolini ricorda ai suoi,
ma dovrebbe servire a ricordarlo ai nostri, che l'imperialismo è
guerra. Che l'imperialismo italiano è in guerra nei diversi
scacchieri e prepara la partecipazione italiana alla guerra più
generale delineata dal Vertice Nato di Varsavia.
fine
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