dall’assemblea dei movimenti proposte per l’autunno
In tanti hanno partecipato alla due giorni di
assemblea indetta dal Movimento Notav,
all'interno del campaeggio di lotta a Venaus. Molti gli interventi di analisi
sulla necessità di costruire una manifestazione nazionale a Roma in vista del
referendum di autunno, in grado di rilanciare un protagonismo sociale
all'interno di un No al governo Renzi che, partendo dalle lotte sui territori,
sia in grado di aprire uno spazio dove far convergere il malcontento sociale
contro Renzi e il PD.
Una ricca due giorni di discussione si è appena conclusa in Val di Susa su appello del movimento No Tav. Da qui siamo partiti, perché qui c’è una lotta in grado di indicare una via praticabile da tutti nelle reciproche differenze.
Tanti territori in lotta, comitati, collettivi studenteschi e sindacati si sono incontrati, convergendo sull’analisi di come il referendum costituzionale sia un’opportunità per far accrescere il dissenso contro il governo Renzi.
Dalla discussione è quindi emersa chiara la volontà di non rinchiudersi nella sterile difesa di una costituzione ormai svuotata di ogni suo significato sostanziale, ma nel provare a “generalizzare” un’ostilità contro Renzi e il Partito della nazione, con le sue politiche di austerità, i suoi corollari clientelari-mafiosi e la sua supinità ai diktat della troika.
In questo senso un’importanza centrale è stata data al processo di contrapposizione che dobbiamo riuscire a costruire nell’autunno, per renderlo maggioritario non solo nelle urne, ma soprattuto nel protagonismo sociale di chi è ricattato dalla crisi e vede nella possibilità di vittoria del NO un’occasione di presa di parola.
Pensiamo a chi lotta per la casa, in difesa dei territori e contro le grandi opere, per i diritti primari, per il diritto di movimento oltre i confini imposti dall’Europa e dentro gli stati nazione e chi lotta, semplicemente, per un presente ed un futuro migliori.
Crediamo di doverci innestare su questo bisogno di opposizione che sta emergendo in maniera sempre più chiara, anche se spesso lontana dai nostri linguaggi e dai nostri attuali percorsi di lotta.
Prima del momento referendario chiediamo a tutti e tutte, insomma, di costruire un NO sociale al governo, da declinare secondo le specificità dei propri territori e ambiti d’intervento. A partire dai nostri territori dobbiamo essere capaci a rilanciare le tante lotte, le riappropriazioni e sostenere il protagonismo giovanile e la rabbia delle periferie.
Il proposito è quello di raccogliere quanto costruito in una grande manifestazione nazionale a Roma, da convocarsi la settimana precedente al referendum e capace di puntare non tanto su una ricomposizione politica delle organizzazioni, ma piuttosto di mettere a disposizione i nostri percorsi ai moltissimi che, isolati e impauriti, rispondono col cinismo e con la delega alla miseria che ci viene imposta.
Manifestazione come momento dalle forme aperte ancora da decidere all’interno di una progettualità comune e che deve poter essere attraversato anche da chi non può o non vuole votare. Sarà altresì soltanto un passaggio in cui aprire degli spazi per poter dopo il referendum mandare a casa Renzi, costi quel che costi.
Un passaggio a cui non dobbiamo avvicinarci con preoccupazioni immotivate, ma che dev’essere sostanziato da un percorso reale nelle nostre città.
È necessario, pertanto, incontrarci a Roma nell’ultimo weekend di settembre presso l’Università La Sapienza, per verificare i processi che da qui metteremo in moto e organizzarci tutti insieme.
17 giugno, Venaus, Val Susa
Una ricca due giorni di discussione si è appena conclusa in Val di Susa su appello del movimento No Tav. Da qui siamo partiti, perché qui c’è una lotta in grado di indicare una via praticabile da tutti nelle reciproche differenze.
Tanti territori in lotta, comitati, collettivi studenteschi e sindacati si sono incontrati, convergendo sull’analisi di come il referendum costituzionale sia un’opportunità per far accrescere il dissenso contro il governo Renzi.
Dalla discussione è quindi emersa chiara la volontà di non rinchiudersi nella sterile difesa di una costituzione ormai svuotata di ogni suo significato sostanziale, ma nel provare a “generalizzare” un’ostilità contro Renzi e il Partito della nazione, con le sue politiche di austerità, i suoi corollari clientelari-mafiosi e la sua supinità ai diktat della troika.
In questo senso un’importanza centrale è stata data al processo di contrapposizione che dobbiamo riuscire a costruire nell’autunno, per renderlo maggioritario non solo nelle urne, ma soprattuto nel protagonismo sociale di chi è ricattato dalla crisi e vede nella possibilità di vittoria del NO un’occasione di presa di parola.
Pensiamo a chi lotta per la casa, in difesa dei territori e contro le grandi opere, per i diritti primari, per il diritto di movimento oltre i confini imposti dall’Europa e dentro gli stati nazione e chi lotta, semplicemente, per un presente ed un futuro migliori.
Crediamo di doverci innestare su questo bisogno di opposizione che sta emergendo in maniera sempre più chiara, anche se spesso lontana dai nostri linguaggi e dai nostri attuali percorsi di lotta.
Prima del momento referendario chiediamo a tutti e tutte, insomma, di costruire un NO sociale al governo, da declinare secondo le specificità dei propri territori e ambiti d’intervento. A partire dai nostri territori dobbiamo essere capaci a rilanciare le tante lotte, le riappropriazioni e sostenere il protagonismo giovanile e la rabbia delle periferie.
Il proposito è quello di raccogliere quanto costruito in una grande manifestazione nazionale a Roma, da convocarsi la settimana precedente al referendum e capace di puntare non tanto su una ricomposizione politica delle organizzazioni, ma piuttosto di mettere a disposizione i nostri percorsi ai moltissimi che, isolati e impauriti, rispondono col cinismo e con la delega alla miseria che ci viene imposta.
Manifestazione come momento dalle forme aperte ancora da decidere all’interno di una progettualità comune e che deve poter essere attraversato anche da chi non può o non vuole votare. Sarà altresì soltanto un passaggio in cui aprire degli spazi per poter dopo il referendum mandare a casa Renzi, costi quel che costi.
Un passaggio a cui non dobbiamo avvicinarci con preoccupazioni immotivate, ma che dev’essere sostanziato da un percorso reale nelle nostre città.
È necessario, pertanto, incontrarci a Roma nell’ultimo weekend di settembre presso l’Università La Sapienza, per verificare i processi che da qui metteremo in moto e organizzarci tutti insieme.
17 giugno, Venaus, Val Susa
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