Contributo
dal carcere su memoria, come affrontare i processi poggiati su
‘devastazione e saccheggio’ e sull’importanza dell’antifascismo
Ciao
compagni!
Inizio
questa lettera dicendovi che ho letto il documento ‘Rompere la
piazza’ e vi chiedo di fare i miei complimenti a chi lo ha realizzato.
Finalmente si ragiona serenamente. Detto questo vi informo che ho
ricevuto l’opuscolo insieme al libro di Charlie Bauer e vi
ringrazio infinitamente per la costante solidarietà. Il testo già
l’ho letto, ma non ci sono problemi; l’ho messo ora a
disposizione degli altri detenuti. Senza dubbio i libri sulle lotte
carcerarie e dei ribelli sono i più consultati e apprezzati.
Il
sotto-proletariato che riempie questi luoghi di morte della politica
non se ne fotte un cazzo, però è tendenzialmente rivolto verso i
nostri ideali. Facevano benissimo i ‘NAP’ a mettere al centro
della loro attività i rapporti tra dentro e fuori.
Quei
tempi purtroppo sono ormai passati e se prima migliaia di compagni
riempivano le prigioni, e
lavoravano anche su questa categoria di proletari, oggi i prigionieri politici ne siamo davvero un manipolo. Da un lato è un bene, nessuno dovrebbe finire in galera, restino macerie, di questi posti; dall’altro però si palesa che fuori vi è poca attività antagonista. E questo è un male.
lavoravano anche su questa categoria di proletari, oggi i prigionieri politici ne siamo davvero un manipolo. Da un lato è un bene, nessuno dovrebbe finire in galera, restino macerie, di questi posti; dall’altro però si palesa che fuori vi è poca attività antagonista. E questo è un male.
Non
voglio tuttavia ora soffermarmi ad analizzare la situazione perché
c’è davvero da piangere, permettetemi di chiudere questa piccola
parentesi, evidenziando le differenze fra noi e la Francia sulle
risposte al ‘Jobs Act’. In Italia un corteo e tante chiacchiere
(ricordate Landini tuonare: … occuperemo
le fabbriche…),
in Francia cortei, scontri e paese paralizzato. I cittadini di
OltrAlpe e il loro sindacato dei lavoratori hanno insegnato cos’è
la dignità a noi italiani smidollati e al nostro sindacato guidato
dalle pedine del capitalismo.
Cari
compagni c’è un lavoro enorme da fare per tornare ad avere
un’opposizione sociale seria. Bisogna che qualcuno si sporchi le
mani. Ci vuole una progettualità a lungo termine! Questo è un
discorso che va fatto un po’ su tutto, iniziando proprio
dall’antifascismo e dal carcere (repressione).
Non
è degno della lotta di resistenza assistere impotenti a fatti come
quelli di Fermo. Se i topi fascisti alzano la testa è perché noi lo
permettiamo. Ci vogliono risposte partigiane! Proprio
sull’antifascismo possiamo ricostruire tutto. E’ un valore che
unisce le varie anime.
Sul
carcere e in generale sulla repressione, la situazione è più
delicata, visto che si parla di questi temi solo quando dentro
finisce qualche ribelle. Senta troppi giri di parole, io sono per la
creazione di un ‘Soccorso Antifascista’ (come era allora il
‘Soccorso Rosso’). Non ha davvero senso continuare ad
improvvisare quando avvengono degli arresti.
Fermiamoci
un secondo a pensare.
Se
a livello nazionale c’è un’organizzazione supportata da tutti,
che mobilita, fa controinformazione con un sito, lavora per far
uscire gli arrestati, garantisce supporto economico e collega chi
lotta dentro con chi lotta fuori, non credete che il nemico poi si
troverà spiazzato?
L’apparato
repressivo punta proprio a isolare e demonizzare chi alza la testa.
Pensate se al loro attacco trovano dinnanzi un’organizzazione del
gemere… sto rose sognando ma da buon comunista non smetterò mai di
farlo. A pugno chiuso
Luglio
2016
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