“Niente stanza in affitto perché sono di colore”
L’episodio si è verificato in un alloggio
vicino a Porta Susa I coinquilini: “La proprietaria non voleva neri”. Se ne sono
andati anche loro
I quattro universitari che occupavano l’alloggio
avevano un contratto d’affitto regolare
19/07/2016
TORINO
PROPRIETARIA IRREPERIBILE
Questa la versione degli studenti. È stato impossibile avere quella della controparte. La proprietaria di casa, che abita nello stesso stabile, in un palazzo signorile a due passi dalla nuova Porta Susa, si nega. Al citofono risponde una voce femminile: «Lei non c’è e non sappiamo quando torna, non ha il telefono». Anche l’amministratore di condominio non vuole parlare di questa storia. Raggiunto al cellulare, appena ci qualifichiamo come giornalisti riaggancia subito. «Ho intenzione di sporgere denuncia alle forze dell’ordine - dice Bashir Abdalla, che parla sei lingue tra cui l’italiano - non posso accettare di essere trattato in questo modo».
Gli studenti sostengono di essersi sempre occupati loro del «casting» dei nuovi inquilini, quando qualcuno si laureava o cambiava città e bisognava sostituirlo. «La padrona non ha mai avuto da ridire sulle nostre scelte, abbiamo preso uno spagnolo, ragazzi e ragazze, mai un problema, finché non è arrivato il “nero”». Che invece loro avevano scelto: «Uno che sta prendendo la seconda laurea, brillante e simpatico. Non abbiamo avuto dubbi», dice Menini, che oltre a studiare Scienze del Governo è giornalista e ha raccontato la storia sul giornale online «Nuova società».
«DI CHE COLORE SEI?»
Ma Torino è razzista? Il giovane sudanese non ha dubbi. «Ho incontrato tante persone accoglienti, non si può generalizzare». Però racconta di aver già avuto difficoltà: «Più volte mi è capitato di andare a vedere delle case e mi veniva detto, solo una volta lì, che era appena stata affittata. Una volta ho risposto a un annuncio sulla bacheca di Palazzo Nuovo: dall’altra parte del telefono, quando hanno sentito il mio accento straniero, mi è stato chiesto di che colore fossi. Allora non ho potuto far altro che attaccare».
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