Roma, 6 giugno 2016: Socialmente pericolosi
piazzale Clodio ore 9.30 e alle ore 14 nell’occupazione di viale delle Province 198 per un’assemblea nazionale...
Nella
mattinata di lunedì 6 giugno in un'aula del Tribunale di Roma due
attivisti e militanti dei movimenti per il diritto all’abitare saranno
giudicati per la loro pericolosità sociale su richiesta del questore
della capitale, Nicolò D’Angelo.
Il
capo della questura romana chiede per entrambi l’aggravamento delle
misure di controllo in quanto già raggiunti da un avviso orale, che a
giudizio delle carte di via Genova viene continuamente disatteso e
dileggiato.
Quello
del 6 giugno è solo il primo atto di un’aggressione che si profila ben
più larga. Altri due attivisti e militanti saranno processati per le
stesse richieste alla fine del mese di giugno e all’inizio del mese di
luglio.
Tutto
ciò avviene dopo una pioggia di intimidazioni e misure di varia entità
che hanno raggiunto molti attivisti nella città di Roma e dopo le
pesanti condanne in primo grado nel processo per i fatti del 15
Ottobre 2001 dove si continua ad usare come mannaia il reato di devastazione e saccheggio. A Roma come in altre parti d’Italia, prende corpo una sorta di guerra dichiarata contro chi lotta e si organizza nel disagio sociale diffuso e in territori devastati dal cemento, dall’abbandono, dal degrado e dalla corruzione.
Ottobre 2001 dove si continua ad usare come mannaia il reato di devastazione e saccheggio. A Roma come in altre parti d’Italia, prende corpo una sorta di guerra dichiarata contro chi lotta e si organizza nel disagio sociale diffuso e in territori devastati dal cemento, dall’abbandono, dal degrado e dalla corruzione.
In
buona sostanza coloro che sono colpiti da una crisi economica
strutturale e profonda vengono considerati pericolosi socialmente e
fatti oggetto di un aumentato controllo sociale piuttosto che di
soluzioni mirate a risolvere la loro condizione. Forse la paura di un
allargamento del conflitto e l’affermazione di pratiche di
riappropriazione diretta vengono talmente temute da dover mettere in
opera dispositivi coercitivi rilevanti contro le punte più visibili di
un possibile iceberg sociale in movimento. La parte sommersa non si vede
ma può fare danni irreversibili.
Dentro
questa condizione di sostenuto controllo sociale le buone pratiche di
conflitto subiscono dure misure di contrasto volte all’eliminazione
definitiva del conflitto stesso. Misure spesso mirate, ma nello steso
tempo sempre più larghe e tese a colpire non solo l’attivismo e la
militanza più in vista ma più in generale chi si organizza e lotta per
diritti primari come la casa, il reddito e la qualità della vita,
attraverso la pratica diretta delle occupazioni, dei picchetti e dei
blocchi stradali. Pene pecuniarie e misure cautelari arrivano oramai
quasi quotidianamente, spesso anche con un accanimento particolare con
il protagonismo dei migranti.
Non
ritenendo tutto questo come effetto “incurabile” causato dall’impegno
sociale e dalle nostre azioni di lotta, proponiamo di utilizzare la data
del 6 giugno per proseguire una riflessione comune su questi temi e
possibilmente dotarci di strumenti utili e condivisi di reazione
possibile. Di fatto veniamo disegnati come nemici della convivenza
civile e portatori di tensioni e conflitti, equiparando i comportamenti
di coloro che sono colpiti dalle misure a quelli della criminalità
organizzata, utilizzando gli strumenti coercitivi ottocenteschi
mantenuti in piedi per contrastare a loro dire le organizzazioni
mafiose.
L’ipotesi
renziana del partito della nazione ha bisogno anche di questo per
tenersi in sella e la guerra ai poveri e a chi si organizza è dichiarata
da tempo ed è destinata ad aumentare di intensità, quindi trovare
percorsi comuni di contrasto è più che mai necessario, altrimenti la
distanza tra le parole e la realizzabilità delle pratiche diventerà
sempre più larga con l’irreversibile conseguenza di movimenti sociali
sempre più deboli, frammentati e incapaci di produrre il contrasto
necessario.
Ci vediamo a
Movimenti per il diritto all'abitare
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