Un triste, ma con forte rabbia, saluto
a Maria Teresa Meo uccisa dal marito, da parte delle lavoratrici,
disoccupate, compagne del movimento femminista proletario
rivoluzionario di Taranto.
Dalle notizie pare che l'assassino di Maria Teresa, il marito (che si è suicidato)
avesse avuto qualche
problema di lavoro un
paio d’anni fa. Era, operaio della Star
di Agrate Brianza,
era in cassa
integrazione a
rotazione e temeva per il proprio lavoro. Per questo, sarebbe caduto in
depressione.
"Definito "gran lavoratore" dai vertici aziendali e dai
colleghi - era addetto al reparto sughi - era stato a lungo
spaventato dal fatto di essere stato per diverso tempo l'unico a
portare uno stipendio a casa".
Il
"gran lavoratore" (che già in questo dimostra una concezione deviata:
di chi si spende per l'azienda illudendosi così di essere garantito e
poi crolla di fronte alla realtà; di chi ritiene che l'uomo debba
garantire la sicurezza della famiglia, ecc.) poi diventa un assassino.
E sono
così le donne, anche in questa situazione, a subire tragicamente e doppiamente gli effetti devastanti, da un lato di questo maledetto sistema sociale che porta attacchi al lavoro, al
futuro, e dall'altra degli uomini che scaricano i loro problemi, le loro
frustrazioni, ma anche le loro ideologie deviate, meschine, sulle donne.
La crisi, con tutte le sue conseguenze economiche, lavorative, di
vita, non porta solo pesanti, drammatiche effetti sulle condizioni
dei lavoratori, nelle famiglie, ma porta anche un elemento di
frustrazione, di sofferenza/devastazione ideologica, che in alcuni
casi si trasforma in imbarbarimento umano, e in scarico
di queste frustrazioni nella famiglia e sulle donne.
La crisi quindi porta ad un intreccio più stretto tra le difficoltà
materiali delle persone, la difficoltà di vivere e, verso gli
uomini, porta anche ad una crescita dell'humus maschilista. Uomini a cui viene tolto
tutto, scaricano la loro frustrazione sull'unica "cosa" che
loro considerano rimasta come proprietà: la donna.
Alla disperazione materiale si aggiunge per alcuni uomini la
disperazione di vedersi crollare la loro "dignità di maschi".
Questo avverrebbe più conseguentemente nelle famiglie e nei rapporti
nella piccola borghesia, ma l'ideologia maschilista imperante in
questo sistema sociale, fa sì che avviene sempre più nelle famiglie
proletarie da parte di operai, lavoratori, disoccupati, ecc.
Anche questo legame
crisi/femminicidi mostra che non è certo questo Stato, espressione
del sistema capitalista - causa delle crisi economiche - che può
fermare gli assassini delle donne. Occorrerebbe eliminare le condizioni di vita che ne sono alla base,
ma per eliminarle bisogna eliminare il sistema capitalista di
cui sono l'inevitabile prodotto; bisognerebbe rompere i rapporti
familiari, uomo/donna basati in questa società, anche tra i
proletari che non hanno nulla da perdere che le proprie catene, su un
tragico scimmiottamento dei valori di proprietà, dell'ideologia
fascista dei borghesi.
OCCORRE FARE LA RIVOLUZIONE!! IN
CUI LE DONNE SIANO UNA FORZA PODEROSA
MFPR Taranto
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