INTERNARE I SOSPETTI PER POI STERMINARLI - come Guantanamo, come Hitler!
Dal Corriere
Un centro di internamento per migliaia di sospetti islamisti non ancora condannati? Il governo francese sembra non escludere l’idea, a giudicare dal parere di costituzionalità chiesto al Consiglio di Stato. In Francia sono schedate con la lettera «S» le persone sottoposte a controlli «per prevenire minacce gravi alla sicurezza pubblica o alla protezione dello Stato, qualora delle informazioni o degli indizi reali siano stati raccolti a loro carico». Si tratta in totale di circa 20 mila persone (compresi estremisti di destra o antagonisti di sinistra), delle quali 10 mila sono sospettate di islamismo radicale e vicinanza agli ambienti jihadisti.Il governo si è rivolto al Consiglio di Stato con questa domanda: «Può la legge autorizzare una privazione di libertà degli interessati a titolo preventivo e prevedere la loro detenzione in centri previsti a questo scopo?». In sostanza, si legge nel documento diffuso ieri dal sito Lundi Matin, l’ufficio del primo ministro Manuel Valls sonda l’ipotesi di costituire dei centri di internamento preventivo per islamisti,
In gran parte dei casi gli «schedati S»
sono musulmani incensurati ma sospettati a vario titolo: perché magari
hanno effettuato viaggi in Siria, Yemen o in altri Paesi del Medio
Oriente, o anche solamente perché a un certo punto delle loro vite si
sono lasciati crescere la barba, giudicato un segno di radicalizzazione.
Il testo precisa che l’obiettivo è
«accrescere la sorveglianza di individui conosciuti dai servizi di
polizia che presentano degli indizi di pericolosità, in particolare le
persone oggetto di una scheda S».
L’ipotesi di uno o più centri di detenzione
preventiva per migliaia di cittadini sospetti ma non ancora condannati
va al di là della realtà di Guantanamo, il campo di prigionia nella base
di Cuba dove gli Stati Uniti tengono rinchiusi «combattenti illegali»
ma non cittadini americani. Il documento del primo ministro ha suscitato
emozione in Francia, riaprendo la questione dell’equilibrio tra tutela
delle libertà e lotta al terrorismo, un dibattito che era passato un po’
in secondo piano con le elezioni regionali e l’affermazione del Front
National.
Il direttore del giornale online Mediapart,
Edwy Plenel, ha parlato subito di «macchina infernale dello stato di
emergenza», e il governo si è sentito in dovere di fare marcia indietro.
Il documento è vero e nessuno lo contesta, ma secondo l’ufficio del
primo ministro si tratta dell’adempimento di una promessa fatta dal
presidente Hollande in occasione del suo discorso solenne al Congresso
riunito a Versailles il 16 novembre, tre giorni dopo gli attentati.
Hollande annunciò che, in uno spirito di unità nazionale, avrebbe
valutato anche le proposte dell’opposizione e le avrebbe sottoposte al
vaglio del Consiglio di Stato. In quei giorni Laurent Wauquiez,
esponente di spicco dei Républicains di Sarkozy, chiedeva appunto la
creazione di un campo di internamento per gli «schedati S».
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