La collaboratrice di Maroni con lui
a Tokyo «solo per piacere personale»
L’ex dg di Expo, braccio destro di Sala, condannato in primo grado a quattro mesi. L’ad a verbale: «Dai soci continue richieste, io medio tra quelle accettabili o da rispedire al mittente»
Quando
nel maggio 2014 il leghista Roberto Maroni ha premuto sul braccio
destro di Giuseppe Sala e direttore generale di «Expo 2015 spa»,
Christian Malangone, affinché
la società pagasse aereo e hotel accanto a Maroni per la collaboratrice
Maria Grazia Paturzo nella poi annullata trasferta a Tokyo, l’ha
fatto «strumentalizzando la sua qualità di presidente della Regione
Lombardia per ottenere uno scopo del tutto personale» quale «la
compagnia della Paturzo nel viaggio all’estero a spese del privato»: una
«partecipazione legata esclusivamente al piacere personale del
presidente», con «ingerenza del tutto arbitraria ed esorbitante rispetto
al potere conferitogli». In 60 pagine la giudice Chiara Valori motiva i
quattro mesi inflitti in primo grado il 20 novembre a Malangone per
«induzione indebita a promettere utilità»: pressione che non denunciò,
anzi «accettando il ruolo di intermediario e “facilitatore” delle
richieste di Maroni in un momento di particolare difficoltà per Expo, a
seguito degli arresti e dei ritardi nel cronoprogramma dei lavori».
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