In via di traduzione
NOUS RELAYONS CE COMMUNIQUÉ TRADUIT PAR LE COMITÉ D’ACTION ET DE SOUTIEN AUX LUTTES DU PEUPLE MAROCAIN. NOUS EXPRIMONS NOTRE SOLIDARITÉ TOTALE AVEC LES PRISONNIERS ET PRISONNIÈRES POLITIQUES AU MAROC.
Rigiriamo
questo comunicato tradotto dal Comitato d’Azione e di Sostegno alle
Lotte del Popolo Marocchino. Esprimiamo la nostra solidarietà totale
con i prigionieri e le prigioniere politiche in Marocco.
Nostro
figlio Hassan Koukou si trova attualmente all’ospedale regionale
della città di Midelt in uno stato critico ed estremamente grave.
Infatti, non riesce più a muoversi e parla con molte difficoltà, e
questo per lo sciopero della fame che ha iniziato e continuato
ininterrottamente dal 13 Novembre 2015 (data dopo la quale non ha
bevuto più acqua ne ha assunto zuccheri) per difendere la sua
dignità e rivendicare i suoi diritti legittimi a proseguire la sua
istruzione, a ricevere delle visite, a essere trattato, a d avere
accesso alla stampa e alle letture, e per ottenere il suo
trasferimento di prigione da Midelt.
Come
sapete, nostro figlio vive in condizioni inumane e molto dure in
questa prigione, l’amministrazione tiene 37 prigionieri nella
stessa cella; fa anche subire ai detenuti tutte le forme di
umiliazione e di tortura a ogni rivendicazione legittima dei
prigionieri come quelle reclamate da nostro figlio per ottenere delle
condizioni favorevoli alla continuazione dei suoi studi (accesso alla
biblioteca, possibilità di ricevere i programmi pubblicati dal
ministero…).
Ricordiamo
che nostro figlio è stato arrestato il 17 Dicembre 2012 ed è stato
condannato a 5 anni di fermo in prigioni. Ha passato i primi due anni
e mezzo dei suoi anni di prigionia nella prigione di Meknes dove
aveva già condotto diversi scioperi della fame (il più lungo si è
sviluppato su un periodo di 110 giorni) per ottenere infine molte
promesse da parte dell’amministrazione penitenziaria, accreditate
da un rappresentante del consiglio nazionale dei diritti dell’uomo,
ma mai mantenute.
Al
contrario! È in quel periodo che nostro figlio è stato mandato a
Midelt per essere separato dai suoi compagni di lotta e perché la
sua situazione detentiva si aggravasse con una negazione totale
dell’insieme dei suoi diritti più elementari.
Noi
facciamo appello oggi all’opinione pubblica nazionale e
internazionale perché tutto sia intrapreso alfine di apportare un
aiuto vitale a nostro figlio, disteso sul suo letto di morte e
obbligato, da un silenzio assoluto e morbido, di tutti gli attori
della società – dai media fino ai cosiddetti difensori dei diritti
dell’uomo.
Noi
dichiariamo che la situazione gravissima e critica nella quale si
trova nostro figlio, incombe interamente sulla delegazione generale
dell’amministrazione penitenziaria in generale e
sull’amministrazione della prigione di Midelt in particolare che
dovrà rispondere un giorno della loro piena e intera responsabilità
di fronte al crimine di non assistenza a una persona in pericolo.
Dichiariamo
anche che nostro figlio è determinate a continuare la sua lotta
legittima e che noi restiamo e resteremo al suo fianco per dargli il
nostro sostegno incondizionato.
Infine,
ci appelliamo a tutte le forze amorevoli e luminose di giustizia, a
tutti i militanti e le militanti, a sostenere nostro figlio e di fare
conoscere più ampiamente la lotta che è in corso e ad organizzare
azioni di sostegno e di solidarietà prima che sia troppo tardi
5
Dicembre 2015
Rigiriamo
questo comunicato tradotto dal Comitato d’Azione e di Sostegno alle
Lotte del Popolo Marocchino. Esprimiamo la nostra solidarietà totale
con i prigionieri e le prigioniere politiche in Marocco.
Nostro
figlio Hassan Koukou si trova attualmente all’ospedale regionale
della città di Midelt in uno stato critico ed estremamente grave.
Infatti, non riesce più a muoversi e parla con molte difficoltà, e
questo per lo sciopero della fame che ha iniziato e continuato
ininterrottamente dal 13 Novembre 2015 (data dopo la quale non ha
bevuto più acqua ne ha assunto zuccheri) per difendere la sua
dignità e rivendicare i suoi diritti legittimi a proseguire la sua
istruzione, a ricevere delle visite, a essere trattato, a d avere
accesso alla stampa e alle letture, e per ottenere il suo
trasferimento di prigione da Midelt.
Come
sapete, nostro figlio vive in condizioni inumane e molto dure in
questa prigione, l’amministrazione tiene 37 prigionieri nella
stessa cella; fa anche subire ai detenuti tutte le forme di
umiliazione e di tortura a ogni rivendicazione legittima dei
prigionieri come quelle reclamate da nostro figlio per ottenere delle
condizioni favorevoli alla continuazione dei suoi studi (accesso alla
biblioteca, possibilità di ricevere i programmi pubblicati dal
ministero…).
Ricordiamo
che nostro figlio è stato arrestato il 17 Dicembre 2012 ed è stato
condannato a 5 anni di fermo in prigioni. Ha passato i primi due anni
e mezzo dei suoi anni di prigionia nella prigione di Meknes dove
aveva già condotto diversi scioperi della fame (il più lungo si è
sviluppato su un periodo di 110 giorni) per ottenere infine molte
promesse da parte dell’amministrazione penitenziaria, accreditate
da un rappresentante del consiglio nazionale dei diritti dell’uomo,
ma mai mantenute.
Al
contrario! È in quel periodo che nostro figlio è stato mandato a
Midelt per essere separato dai suoi compagni di lotta e perché la
sua situazione detentiva si aggravasse con una negazione totale
dell’insieme dei suoi diritti più elementari.
Noi
facciamo appello oggi all’opinione pubblica nazionale e
internazionale perché tutto sia intrapreso alfine di apportare un
aiuto vitale a nostro figlio, disteso sul suo letto di morte e
obbligato, da un silenzio assoluto e morbido, di tutti gli attori
della società – dai media fino ai cosiddetti difensori dei diritti
dell’uomo.
Noi
dichiariamo che la situazione gravissima e critica nella quale si
trova nostro figlio, incombe interamente sulla delegazione generale
dell’amministrazione penitenziaria in generale e
sull’amministrazione della prigione di Midelt in particolare che
dovrà rispondere un giorno della loro piena e intera responsabilità
di fronte al crimine di non assistenza a una persona in pericolo.
Dichiariamo
anche che nostro figlio è determinate a continuare la sua lotta
legittima e che noi restiamo e resteremo al suo fianco per dargli il
nostro sostegno incondizionato.
Infine,
ci appelliamo a tutte le forze amorevoli e luminose di giustizia, a
tutti i militanti e le militanti, a sostenere nostro figlio e di fare
conoscere più ampiamente la lotta che è in corso e ad organizzare
azioni di sostegno e di solidarietà prima che sia troppo tardi
5
Dicembre 2015
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