MAO: ”CHIUNQUE VOGLIA CONOSCERE UNA COSA NON HA ALTRA STRADA CHE VENIRE A CONTATTO CON ESSA, OSSIA AGIRE NEL SUO AMBIENTE...".
Il PCm Italia 10 anni fa lo aveva fatto, era andato nelle banlieues. E la sua analisi, il suo orientamento oggi si confermano perfettamente, per coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire...
Altri che lo dovevano fare non lo hanno fatto e poi... si meravigliano (!) di quanto accade oggi in Francia...
RIPORTIAMO STRALCI DELL'INTERVENTO FATTO DAL PCm ITALIA 10 ANNI FA NEL MEETING A PARIGI SULLA RIVOLTA DELLE BANLIEUES
Il testo completo sarà ripubblicato in seguito
25 mila poliziotti schierati nelle banlieues la notte del 31 dicembre 05 a difesa dell’ordine e della sicurezza contro la possibile ripresa della rivolta, hanno offerto l’immagine eloquente di quello che la rivolta ha costituito per la Francia e per i paesi imperialisti in generale. L’ostentata dimostrazione di forza dello Stato francese è risultata paradossalmente una smaccata dimostrazione di debolezza, la
borghesia francese e il suo Stato non erano in grado di garantire più un capodanno normale ai 500mila che affollavano gli Champ Elisees se non al prezzo di uno Stato di militarizzazione simile ad uno Stato di guerra.
Il PCm Italia 10 anni fa lo aveva fatto, era andato nelle banlieues. E la sua analisi, il suo orientamento oggi si confermano perfettamente, per coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire...
Altri che lo dovevano fare non lo hanno fatto e poi... si meravigliano (!) di quanto accade oggi in Francia...
RIPORTIAMO STRALCI DELL'INTERVENTO FATTO DAL PCm ITALIA 10 ANNI FA NEL MEETING A PARIGI SULLA RIVOLTA DELLE BANLIEUES
Il testo completo sarà ripubblicato in seguito
25 mila poliziotti schierati nelle banlieues la notte del 31 dicembre 05 a difesa dell’ordine e della sicurezza contro la possibile ripresa della rivolta, hanno offerto l’immagine eloquente di quello che la rivolta ha costituito per la Francia e per i paesi imperialisti in generale. L’ostentata dimostrazione di forza dello Stato francese è risultata paradossalmente una smaccata dimostrazione di debolezza, la
borghesia francese e il suo Stato non erano in grado di garantire più un capodanno normale ai 500mila che affollavano gli Champ Elisees se non al prezzo di uno Stato di militarizzazione simile ad uno Stato di guerra.
In
tutti i paesi imperialisti, anche quelli solo sfiorati dal contagio
francese in questa occasione – Belgio, Germania, Olanda, Danimarca,
Spagna, Grecia, Inghilterra, Svizzera, Svezia – la paura della
borghesia è stata tanta che le misure prese dai governi, dal punto
di vista del dispiegamento di forze dello Stato, sono state come se
la rivolta ci fosse stata effettivamente.
Anche
la contabilità delle macchine bruciate è suonata abbastanza
grottesca: prima si è detto che erano la testimonianza di semplice
vandalismo e teppismo che caratterizzerebbe la ‘feccia’ delle
banlieues, senza coscienza politica, senza obiettivi, in ultima
analisi senza ragione, poi però si è dispiegata l’intera forza
della polizia, se ne è valutata l’efficacia militare, politica e
si è valutato il grado di tenuta del sistema politico istituzionale
contando le macchine bruciate...
...Alla
paura della borghesia ha corrisposto l’orgoglio e la forza della
gioventù proletaria ribelle...
Come
si può pensare che 25mila sbirri possono cancellare e soffocare
tutto questo
ODIO?
Negli infami tribunali della borghesia, quello di Bobigny in
particolare, si sono subito processati e condannati decine e decine
di giovani protagonisti della rivolta – sono stati migliaia i
condannati degli oltre 5mila arrestati e oltre il doppio incriminati
e perseguitati.
La
logica di questi tribunali è stata da “tribunali di guerra” in
cui non si sono neanche cercate ‘prove certe’, ma si sono assunti
i rapporti di polizia come ‘prova’.
Ma
anche qui lo Stato benché ha fatto la faccia feroce si è trovato
davanti non certo la paura, non certo i pentimenti dei giovani. I
processi sono somigliati a tutti i processi che seguono le rivolte e
le ribellioni di massa, impregnati di terrore e di vendetta, con riti
che vorrebbero essere della legge ma che risultano essere una sorta
di “esorcismo”...
...a Parigi e in Francia è comparso un nuovo spettro che comincia ad aggirarsi in tutte le metropoli europee e a turbare i sonni e la sicurezza dei borghesi: la gioventù proletaria. La nuova gioventù proletaria, figlia di proletari, in quartieri proletari, si è ribellata. Non era la prima volta, e la rabbia e l’odio erano e sono permanenti e latenti, ma questa volta si è ribellata ovunque, in tutte le banlieues...
La
rivolta è della gioventù proletaria francese, dei suoi settori più
precari nei quartieri operai, di tradizione operaia, di composizione
operaia, in cui le fabbriche in alcuni casi sono fuse col quartiere.
Ad Aulnay Sous-Bois, cuore della rivolta, c’è la Citroen con 7
mila operai. Insomma, pensando a questo quartiere, si potrebbe dire
che non sono le macchine bruciate il problema della borghesia, ma i
proletari che le costruiscono e i loro figli.
Giustamente
si è parlato dei figli del proletariato. Se ne è parlato molto a
sproposito per segnalare che il proletariato adulto sarebbe contrario
alla rivolta, sarebbe dalla parte del sistema, integrato in esso, ma
si è trattato di una falsificazione e mistificazione. I giovani
proletari hanno espresso in forma radicale gli interessi della loro
classe e si sono ribellati allo stato di passività imposto dal
dominio della classe dominante, di tutte le sue articolazioni, di
tutti i suoi alleati – l’aristocrazia operaia rappresentata da
partiti e sindacati, la piccola borghesia intellettuale benestante o
‘bottegaia’ e proprietaria.
Si
è cercato poi di presentare la ribellione dei giovani delle banlieues come fenomeno particolare e non lo si vede legata al più generale
ingresso della nuova generazione nella scena politica mondiale
all’interno dei paesi imperialisti, come ha evidenziato pochi mesi
dopo il movimento degli studenti contro il CPE... E’ proprio la natura dello scontro con i
poliziotti a dar ragione e a rendere visibile che si tratta delle
stesse istanze approfondite e rese più radicali dal carattere di
classe di questa gioventù.
E’
come se i poliziotti di Genova fossero in servizio permanente nelle
banlieue e qui la gioventù proletaria gli ha reso ‘pan per
focaccia’, gli ha reso difficile la vita, li ha posti in scacco,
gli ha bruciato i commissariati, li ha sconvolti, deviati, bruciando
ora una macchina ora un edificio scolastico, li ha messi in fuga, ha
smantellato un andamento da scontro tradizionale che li avrebbe visti
massacrati...
I giovani delle banlieue nella rivolta hanno agitato le istanze di libertà, trasformazione, socialità, riappropriazione, rifiuto del modo ordinario di vivere, vestire, pensare, che anima la gioventù di Francia, come la gioventù dei paesi imperialisti, qualunque sia il colore della pelle, il paese d’origine. La gioventù proletaria ha posto in forme radicali, ultimative, perfino simbolicamente, l’attualità della legge scientifica che senza distruzione non c’è costruzione. Fa ancora più paura alla borghesia la ribellione proletaria se è la gioventù a prendere il posto in prima fila perché mostra che non con un fuoco di paglia si deve misurare ma con una nuova possibile ondata della lotta rivoluzionaria del proletariato...
La rivolta della gioventù proletaria nelle banlieue ha mostrato come tutti gli aspetti, tutti i fermenti che animano il movimento giovanile possono rivolgersi contro lo Stato.
La
colonna sonora rap, l’organizzazione delle tifoserie, i fermenti di
costume, che nelle forme abitudinarie si presentano pur sempre
ambigue tra adeguamento alla società esistente e trasgressione da
essa, quando si fondono con le condizioni economiche e sociali,
sciolgono la loro ambiguità e i giovani le rivoltano contro il
sistema del capitale, le sue leggi, la sua faccia concentrata dello
Stato di polizia che vuole imporre questo sistema e queste leggi come
intoccabili.
La
gioventù proletaria protagonista della rivolta è senz’altro fatta
di giovani immigrati e figli di immigrati e subisce sulla sua pelle
questa doppia oppressione di essere nello stesso tempo proletaria e
immigrata, di subire quindi la discriminazione, di essere considerata
cittadino di serie B, straniera in casa propria, straniera nei luoghi
in cui è nata, di “razza non bianca”, emarginata ed emarginabile
in qualsiasi momento della propria esistenza.
Ma
questo è il frutto del carattere imperialista del paese in cui vive,
del fatto di nascere, vivere o essere giunta nei paesi in cui è
concentrata la ricchezza di pochi basata sulla rapina dei molti. Le
leggi del sistema imperialista e dell’attuale divisione del mondo
producono giganteschi flussi di immigrati che sfuggono dalla miseria,
dalla fame, dalle malattie, dalle guerre, ecc., e producono, come
sempre finché imperialismo, la trasformazione di questi immigrati e
dei loro figli nati nei paesi imperialisti in proletariato più
sfruttato. Questo incide nella composizione e nella coscienza del
proletariato che porta nella sua lotta le istanze di trasformazione
delle due facce del pianeta del sistema imperialista attuale: del
paese d’origine oppresso dall’imperialismo e del paese
imperialista.
Nella
coscienza di questo nuovo proletariato si fondono, come ricchezze e
limiti, retaggi feudali dei paesi oppressi e rifiuto della
putrefazione dei paesi imperialisti. Questo è un carattere di
moderna diversità dei paesi imperialisti...
Verso
questa gioventù proletaria si vanno concentrando le forme di
repressione, controllo, persecuzione dei moderni Stati di polizia. E
in tutte le forme di aggregazione di questa gioventù, nei quartieri,
sul territorio, nella fabbrica diffusa del lavoro precario, si
sviluppa un universo a parte di legami, comunanza per gruppi, bande,
comitive, in cui cresce, insieme alla noia e all’esclusione, la
rabbia e la ribellione.
Nello
stesso tempo, cosa sono e cosa stanno diventando le fabbriche di
giovani operai, che certo hanno un lavoro, più soldi in tasca, che
influenza il loro modo di vivere e di pensare fuori dalla fabbrica,
ma che dentro la fabbrica vivono un senso di emarginazione,
esclusione, repressione, controllo, sfruttamento, negazione della
vita, una schiavitù salariata, una flessibilità e precarizzazione
che fa maturare l’inaccettabilità di una vita eterna da sfruttati?
Albergano nella gioventù operaia gli stessi sentimenti di rivolta.
In fabbrica la faccia del poliziotto è quella del ‘capo’ che
asfissia, insulta, minaccia, controlla, perché vuole costringere a
fare tutto sull’altare del plusvalore, del profitto.
Riformisti
e opportunisti, falsi comunisti non vedono la comunanza del fuoco
sotto la cenere, perché sono parte del sistema del nemico oppressore
e mangiano alla sua greppia, fossero anche travestiti da sindacalista
o da “gente di sinistra”. Il filisteismo piccolo borghese e la
sinistra di palazzo o “normativa” sono contro la ribellione della
gioventù proletaria e sono dentro il sistema politico, culturale,
ideologico della società dominante.
I
comunisti marxisti-leninisti-maoisti, i giovani che essi organizzano
sono e devono essere avanguardie coscienti e osservatori e agenti
della faccia nascosta ma vera dello scontro di classe nelle metropoli
imperialiste; si alimentano dello stesso odio, si fanno prima linea e
attivi organizzatori, imparano con l’arma del
marxismo-leninismo-maoismo e costruendo l’organizzazione proletaria
d’avanguardia, la lingua del proletariato ribelle, sono con la
mente e il piano, quando ancora non riescono ad esserlo con il
radicamento, dentro la dinamica della rivolta che analizzano come
guerra di classe, essi guardano alla spontaneità come embrione di
coscienza, e con la linea di massa - che non è né può essere
quella dello sviluppo di un movimento pacifico di massa, di cui si fa
un’apologia disarmante - concentrano il loro lavoro nel trasformare
le istanze delle masse da scontro con il potere borghese a scontro
per il potere, nel fuoco della lotta di classe.
I
comunisti non mitizzano le rivolte delle banlieue, ma hanno chiaro
che ovunque vive, lavora la gioventù proletaria, il proletariato,
oggi ci sono le condizioni della ribellione e
della
sua trasformazione attraverso la guerra rivoluzionaria di lunga
durata in rivoluzione proletaria.
Per
coloro che vogliono fare la rivoluzione nei paesi imperialisti, per i
comunisti che ne dovrebbero costituire il reparto d’avanguardia la
rivolta è ricca di insegnamenti e da questo bisogna partire.
Mao
dice: “Essere attaccati dal nemico è un bene non un male. Dobbiamo
sostenere tutto ciò che il nemico combatte e combattere tutto ciò
che il nemico sostiene”. Quindi, essere dalla parte della rivolta è
stata una discriminate fondamentale. Le forme con cui lo Stato e il
sistema l’ha combattuta sono più che sufficienti per scegliere da
che parte stare. Ma definire da che parte stare è condizione
necessaria ma non sufficiente...
Ciò
che la rivolta ha riproposto nel cuore dei paesi imperialisti è
appunto la necessità e attualità della violenza rivoluzionaria, la
necessità e attualità della guerra rivoluzionaria.
Come
dice Mao: “la rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza
con cui una classe ne rovescia un’altra”.
Chi
prende le distanze dalla rivolta, chi lo fa attraverso mille
distinguo, è a questa verità che si afferma e al suo movimento
reale che si oppone...
...la rivolta ci pone il compito - sempre come dice Mao – di “dare a
questo movimento (rivoluzionario, socialista) una guida attiva,
entusiastica e sistematica”.
La
scelta della costruzione del partito in funzione della guerra
rivoluzionaria definisce il compito, ma anche la forma del partito
necessario oggi in Francia e nei paesi imperialisti. La scelta di
integrarsi nella rivolta, di legarsi alla gioventù proletaria che si
è ribellata, è basata sulla piena comprensione che “la guerra
rivoluzionaria è la guerra delle masse, è possibile condurla
soltanto mobilitando le masse e facendo affidamento
su
di esse”, e che “un gruppo dirigente veramente unito e legato
alle masse può formarsi gradualmente solo nel processo delle lotte
di massa e non separatamente da esso”.
I
comunisti e le forze rivoluzionarie in Francia, a fronte della
rivolta si sono dimostrate manifestatamene inadeguate....
...Noi pensiamo che
il partito comunista maoista si costruisca nel fuoco della lotta di
classe, in stretto legame con le masse....
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