Scuola Diaz, Canterini e Fournier condannati a pagare 100mila euro al giornalista pestato
Proprio a causa della mancata identificazione degli esecutori materiali del pestaggio, che avrebbero dovuto rispondere in solido del risarcimento, la Corte ha ridotto a 100mila euro la richiesta originaria di 340mila. Accolta integralmente, invece, la richiesta di 10mila euro complessivi a carico degli altri dirigenti, funzionari e agenti condannati al processo: Francesco Gratteri, Gilberto Caldarozzi, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Nando Dominici, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Davide Di Novi, Renzo Cerchi, Massimiliano Di Bernardini, Massimo Nucera e Maurizio Panzieri.
In via transitoria, il Viminale lo aveva risarcito il mediattivista britannico con 350mila euro: 340 per le lesioni subite e 10 mila per le calunnie, legate al fatto che, come tutti gli altri 92 arrestati alla Diaz, fu arrestato e accusato di devastazione e saccheggio (furono tutti prosciolti qualche anno dopo). Ed è proprio quella cifra, che la procura contestava come danno erariale ai poliziotti.
I giudici contabili sottolineano come “è accertato che il pestaggio subito dal Covell è stato opera di militari appartenenti alla Polizia di Stato, e in particolare al VII Nucleo speciale comandato da Canterini e Fournier”. I due avrebbero dovuto vigilare sull’operato degli agenti affinché “l’azione non degenerasse in atti delittuosi. Non lo hanno fatto o non sono stati in grado di farlo, neppure quando hanno sicuramente avuto occasione di impedire materialmente comportamenti aberranti dei propri uomini”. Salvo poi “prendere atto sconsolati (come Fournier che qualifica come ‘macelleria messicana’ le scene cui ha assistito, scrivono i giudici) dello scempio compiuto dagli uomini al loro comando”.
Quanto ai 10mila euro di risarcimento per le false accuse, scrivono i giudici, i poliziotti hanno “in spregio ai doveri del proprio ufficio, dolosamente attestato in atti di polizia giudiziaria fidefacienti circostanze contrarie al vero, allo scopo di sottrarre se stessi e i colleghi alle responsabilità derivanti dagli esiti dell’azione di polizia, attribuendo falsamente fatti costituenti reato a soggetti che sapevano essere innocenti“
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